Che fine ha fatto Nicolas Vaporidis? All’inizio degli anni Duemila, quando guardare la tv era ancora una cosa piuttosto comune a tutti, era praticamente impossibile sfuggire ai vari film, commedie e cinepanettoni, tipo Ti amo in tutte le lingue del mondo di Pieraccioni, oppure Notte prima degli esami di Fausto Brizzi, diventato, quest’ultimo, ormai un classico, soprattutto in periodo di Maturità ed esami di fine anno. Proprio in queste pellicole recita Nicolas Vaporidis, che però, dopo la partecipazione all’Isola dei famosi nel 2022, è sparito dalle scene. In una recente intervista a Vanity Fair l’ex attore ha dichiarato che proprio l’Isola, dove vinse, dopo 99 giorni di reality, fu un modo per “congedarsi dal sistema”, dato che ora la sua principale attività non è più la recitazione, ma quella di imprenditore e ristoratore. Vaporidis ha infatti aperto, già nel 2019, il suo primo ristorante a Londra, la Taverna Trastevere nel quartiere di Winstanley Estate, nel sud della città, dove, come il nome suggerisce, le pietanze sono della cucina romana. Dopo il successo a Londra, è arrivato poi anche il ristorante di Milano, che porta lo stesso nome, inaugurato nel dicembre del 2023 in via Statuo 16. Noi, che a Milano abbiamo provato tutti i locali più in (e non solo), dalla pasta in bianco a 26 euro del Portrait, alla carbonara di Mariola e le polpette di Diego Abatantuono, non potevamo farci sfuggire anche quest’occasione. Così, abbiamo prenotato un tavolo e in una fresca serata di inizio estate, eccoci approdare alla Taverna Trastevere meneghina.
Già dall’inizio l’accoglienza è stata superba: una signorina vestita di bianco in cassa ci ha chiesto i nominativi, un’altra signorina vestita di nero, con camicia di seta, ci ha accompagnati al tavolo, e nel tragitto almeno 5 fra camerieri e caposala hanno continuato a ripetere “Buonasera. Buonasera”, con riverenza, come fossimo dei veri ospiti importanti. Insomma, “che sciccheria” abbiamo pensato, le aspettative si sono decisamente alzate. L’atmosfera era molto elegante, con tovaglie bianche, luci soffuse, posate scintillanti e bottiglie di vino pregiato sugli scaffali, anche se era ben evidente anche un certo tocco di “romanità”, da un busto di Giulio Cesare sulle scale, a diversi rilievi di centurioni e gladiatori a cavallo alle pareti. Del resto, siamo a Milano e qualche segno distintivo di richiamo serviva.
Sfogliando il menù abbiamo da subito notato i prezzi un po’ altini: con i primi da 18 a 32 euro e antipasti fra i 15 e i 20, che ci hanno colpito un po’, anche se va precisato anche che, da una parte siamo in zona Moscova, una delle più costose di Milano, dall’altra il servizio elegante e l’accoglienza, ci hanno fatto subito intuire che non si tratta di una trattoria alla buona. Un dettaglio interessante sul menù sono state poi le dediche a Roma e alla cucina romana, da una ricetta dell’amatriciana di Aldo Fabrizi – “la matriciana mia” – a una frase di Alberto Sordi – “Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto, da attraversare in punta di piedi” – in grado di immergere i commensali – o almeno, noi - nell’autentica cultura culinaria della Capitale.
Essendo un ristorante romano, che potevamo prendere quindi se non carbonara e amatriciana? Di accompagnamento fiori di zucca fritti ripieni di ricotta e alici e un immancabile supplì, annaffiati con del buon vino. Neanche il tempo di guardarsi un po’ in giro, fra turisti e signore eleganti, dove, anche agli altri tavoli si mangiano solo carbonara e amatriciana (sebbene il menù sia piuttosto ricco) che i nostri piatti sono subito arrivati. Dopo l’esperienza della carbonara salata e costosissima di Mariola, avevamo un po’ di titubanza, che si è però subito sciolta al momento dell’assaggio: cremosissima e saporita, la carbonara di Vaporidis ci è da subito piaciuta, anche se il vero pezzo forte e inaspettato è stata proprio l’amatriciana. Un piatto semplice da preparare anche in casa, per cui raramente si ordina al ristorante, era fatto con gran maestria, con la giusta croccantezza del guanciale e la dolcezza del sugo di pomodoro vellutato.
I fiori di zucca fritti, ripieni di ricotta e alici erano incandescenti, segno di essere statti preparati al momento, con una leggera panatura di pastella. Una goduria. Nella norma invece il supplì, ma dopo la bontà dei due piatti di pasta, glielo perdoniamo. A seguire, seppur già sazi, ci siamo fatti convincere dalla cameriera a prendere anche un dolcetto al pistacchio e lampone: la roche, ovvero una palla cremosa dal cuore tenero, che ha colmato anche l’ultimo spazio disponibile nel nostro stomaco. Al momento del conto un po’ di scetticismo: il coperto è di 5 euro, proprio come da Mariola, ma di nuovo, ripensando al servizio del suo ristorante, dove ti mettevano fretta e dove non c’era nemmeno la tovaglia, e a quello di Vaporidis, invece, dove la cortesia e la professionalità sono state evidenti da subito, il servizio giustifica il prezzo. Nel complesso quindi bene, fra acqua, vino, coperto, un antipasto, un primo e dolce, siamo sui 50-60 euro a testa. Non una cifra bassissima, non da andarci tutti i giorni, ma comunque nella media di Milano sui prezzi, e sopra la media invece per il gusto. Ci torneremmo dunque? Probabilmente sì.
E PS: non ce le voglia Mariola, di cui vi abbiamo parlato in lungo e in largo, ma da Nicolas Vaporidis, la carbonara era più bona.