“Mmm, che profumino! Che avete cucinato di buono oggi? Puplett’ di mer*a?” Diceva Diego Abatantuono in una famosissima scena del film I Fichissimi (1981) di Carlo Vanzina. Manco a farlo apposta poco più di trent’anni dopo ha aperto una catena di ristoranti dove si mangiano proprio polpette per tutti i gusti (tranne quelle al gusto ‘mer*a’, pare). La catena si chiama Meatball Family, stranamente in inglese - forse per attirare i turisti - ed è stata inaugurata nel 2013. Sul sito il motto recita: “La famiglia che si raduna attorno alla tavola è l’ambiente in cui nascono alcune delle più importanti ricette della nostra tradizione” e il logo è costituito dal faccione accigliato di Abatantuono, ancora piuttosto giovane, con folti baffi e chioma scura e riccioluta, in un fotogramma preso proprio dal film I Fichissimi. In realtà pensando ai ristoranti delle catene, l’ultima cosa che verrebbe in mente è la cucina della tradizione e della famiglia, già che di locali di Meatball Family se ne contano almeno 7 fra Roma e Milano. Eppure, incuriositi dalle critiche alla catena di alcuni YouTuber, decidiamo di provare anche noi le famose polpette.
In una fresca serata di primavera ci avviciniamo dunque al Meatball Family di via Vigevano, a Milano. Il locale è piuttosto piccolo, ma carino, con un dehor e un aspetto semplice, senza pretese. La prima impressione è di essere finiti in uno di quei mille posti ‘italianissimi’, pensati apposta per i turisti, e per questo un po’ tutti uguali fra loro, dove tutto sa di pasta, pizza e mamma mia. Ci accomodiamo fuori su un tavolino di legno, fra tendine rosse e lampade accese. Di fianco a noi alcuni gruppetti di turisti chiacchierano in inglese rumorosamente, facendo richieste bizzarre al giovane cameriere. A ricordare di nuovo il film di Vanzina anche la tovaglietta di carta, che sollevata dal vento rivela la scritta “mmm… che profumino!” col disegno di un bel piattone di spaghetti nel mezzo.
Nel menù di Meatball Family un tripudio di polpette: spiccano infatti ben QUATTORDICI voci e variazioni di polpette, fra manzo, vitello e salsiccia, ma anche risotto, fish and chips, melanzane, ceci e molti altri gusti (confermiamo, purtroppo o per fortuna, che non ci sono da nessuna parte le ‘pulpett di mer*a’). Notiamo anche il piatto Eccezzziunale (con 3 zeta), che è si presenta come il king supremo delle polpette, offrendo una degustazione di 5 gusti diversi, facendoci immaginare Diego Abatantuono che sbuca dalla cucina dicendo “Eccezzziunale veramente!”. Ci sono poi pizze, insalate, hamburger e una selezione di cinque primi, tutti di spaghetti alla chitarra, presenti in versione ‘normale’ (da 150 grammi) o XL. A leggere il menù viene l’acquolina, e però, se proprio dobbiamo trovare una pecca, il servizio è un po' lento, perché passano diversi minuti prima di essere considerati dal cameriere. “Dateci da mangiare” pensiamo, guardando le polpette sui tavoli altrui. Fra i tanti piatti, optiamo per una degustazione di 15 polpettine fritte miste, spaghetti Little Italy, con pomodoro datterino, pomodori rossi e gialli e aggiunta di burrata, e un contorno di patate rustiche al forno, accompagnati da una birra media rossa.
Dopo poco i nostri piatti arrivano, facendosi perdonare per il piccolo ritardo nel prendere la comanda. Oltre a quello che abbiamo ordinato, arriva omaggio anche un tagliere di focaccia accompagnata da una salsa piccantina. La degustazione di polpette fritte è ottima: quelle con manzo e prezzemolo sono aromatiche, le fish and chips delicate, quelle ai ceci cremose e saporite, dal sentore di spezie che ricordano vagamente la cucina indiana e se proprio dobbiamo trovare un difetto, solo quelle con melanzane e parmigiano sono lievemente insapori. Gli spaghetti Little Italy sono un’altra piacevole sorpresa: sono serviti in una piccola padellina lucente e il sugo è dolce e vellutato. Si sposa perfettamente con la cremosità della burrata e il piatto in 5 minuti scompare. Le patate al forno sono normalissime, niente di eccezzziunale, ma a Milano abbiamo visto di peggio. Decidiamo di viziarci infine con un tortino al cacao dal cuore caldo e anche qui non rimaniamo delusi: servito con panna e fragole, il dolce, tagliato a metà, rivela al suo interno il goloso e caldo ripieno che è delizioso. Da manuale. Pieni e soddisfatti, ci apprestiamo a pagare.
Alcuni hanno definito questo locale “costoso”, cosa che si potrebbe dire praticamente di qualsiasi cosa a Milano (e a ragione), ma qui non siamo affatto d’accordo: abbiamo speso 8 euro per la degustazione di 15 polpette, 13 euro per gli spaghetti Little Italy, 5 euro per le patate al forno e 6 euro per il tortino, oltre a 2 euro di coperto, rimanendo comunque al di sotto dei 50 euro. Il tutto perfettamente in linea con i prezzi di Milano e gli altri franchising di pasta e pizza, come per esempio Quore Italiano, Miscusi o Pizzium, ma con una qualità leggermente superiore. Ben lontani da carbonare a 30 euro e paste in bianco a 26 di certi altri posti famosi in città. Ci torneremmo dunque? Sì! Una piacevole scoperta e un’ottima trovata quella di Abatantuono, che si da alle polpette in famiglia. Trattandosi di una catena, l'esperienza ha superato la nostre aspettative.