Ma sono capezzoli veri o potenziometri? C’è una svolta country, redneck, hillbilly, nel look di Victoria De Angelis (le foto più hot le trovate sul nostro canale Telegram) che sembra venuta fuori direttamente da “Elegia americana”, il libro di J.D. Vance, vicepresidente designato in caso di vittoria di Donald Trump, ma come se "Elegia americana" fosse ambientato esclusivamente in quei bordelli abbandonati nel deserto o nelle roulotte dell’amore parcheggiata di fronte a stazioni di servizio nel nulla. Intendiamoci: questi scenari conservano una genuinità, una spontaneità, una povertà che non appartengono a Victoria. Infatti la sua immagine, al momento, sembra filtrata dai saloon di Westworld, una ipertecnologica ricostruzione robotica, in cui, in fondo si vende sesso. Una cornucopia di cappelli alla Clint Eastwood (o per andare all’originale, alla Yul Brynner), ma anche nella versione rosa con la scritta imbrillantinata Miss Bitch accoppiata a un reggiseno (sempre rosa) di peluche che creano l’illusione ottica di Victoria popputa. Bisogna dirlo: è la versione internazionale del bitchismo elodiesco purificato al capitalismo americano (molti di questi scatti sono accompagnati dal claim “everyday we serve” che sembra un motto militare anche se è il motto dei Lion – ah provicialismo italiano, o freemasonismo ultracapital chissà).
C’è anche molto di Madonna prima maniera in questi ultimi scatti, della indimenticabile material girl e del dibattito de “Le jene” di Quentin Tarantino se “like a virgin” volesse o no significare un rapporto di una ragazza con un tizio le cui dimensioni la facevano sentire come se fosse vergine. Così appaiono anche fibbioni da cowgirl su minigonne indossate da amiche accompagnate dalla scritte “heat is eating” insieme all’abusata emoji dello schizzo sudante o sq*irtante in cui non si capisce se è il caldo che sta mangiando vive le due o se è una scrittura refusica di heat and eat: pronto da mangiare, a portar via, cotto e mangiato diremmo noi, pronta da affondarci la faccia e i denti direbbe Billie Eilish. È tutta una citazione e un rimando alla cultura pop americana, quella messa in atto da Victoria in versione dj, un subliminalismo sessuoso che discende direttamente da Vance Packard e dai suoi “Persuasori Occulti” dove si spiegava che era il sesso il motore principale della comunicazione commerciale. Così questo vintagismo iperconsapevole scavalca il trash e persino il camp e finisce dritto nel cyberpunk, nei cowboy della consolle di William Gibson, nel suo Case, nel suo Count Zero, nella sua Molly con innesti cibernetici nel corpo flessuoso, e Victoria diventa un tutt’uno con il suo mixer dal quale non viene sparata fuori solo musica, ma sudore, s*uirt, brandelli di carne, grandi e piccole labbra, pezzi di seno, ma in forma di ologrammi di clip pop e i suoi famosi capezzoli stellinizzati o nastroadesivizzati alla Nina Hagem diventano essi stessi potenziometri, pirulini da girare ossessivamente alla maniera di quei dj che si portano la chiavetta da casa e per tutta la serata non fanno altro che spirulineggiare con i capezzoli, tanti, dei mixer come su vacche sacre da cui mungere frequenze.
In questa totalizzante incarnazione-disincarnazione tra il corpo di Victoria e i mixer, in questa oggettivizzazione virtuale eppure reale come una matrice resta una domanda. Ma, al momento, Victoria, che lavoro sta facendo? Vende musica o immaginario? Perché, sin dai tempi di New Rose Hotel (sempre di William Gibson, da cui il film di Abel Ferrara con Asia Argento) la vendita dell’immaginario, il commercio dell’idea, è stato sempre commercio non di sesso, ma di idea di sesso: in questo mondo virtuale le simstim, le realtà virtuali iperrealiste (le stesse del film Strange Days) hanno veicolato il copro senza corpo, le forme senza odori. Nulla di nuovo sotto il sole: dai vasellami classici (le cui scene non erano nient’altro che cultura pop dell’epoca) alle statue. Adesso assistiamo a una versione IA (siamo nel post 2.0.) della nudità che promette senza mantenere e per questo promette e si moltiplica all’infinito, come il denaro scollegato dalla riserva aurea oramai puro spirito. Ed è per questo che lo chiediamo direttamente a Victoria: ma tu che lavoro fai? La dj o la spogliarellista? (Fermo restando che è il secondo il lavoro nobile).
Per le immagini integrali di Victoria vi rimandiamo al gruppo Telegram di Mow.