Nel 2018 era al secondo posto nel podio, dopo Chiara Ferragni. L’influencer più potente del Belpaese. Sorry, doveva ancora arrivare Khaby Lame. E Gianluca Vacchi, ditemi, c’era? Insomma non è facile stare sul predellino per la neonata specie antropo-qualcosa. Instaboys. E giù un fiume di lacrime: siamo già oltre il bellimbusto virile e precoce per le tardone, alla Colette de Le Vagabond? Sei figo, fai una storia su Instagram, guadagni una montagna di superfluità, dicasi like, e ci piazzi su un impero, polvere di stelle onerosissime. Magari persino quotate in borsa. E arriviamo al nostro. Mariano Di Vaio. Più o meno è andata così. Il suo talento? Pubblica la foto di un cagnolino e rimedia 500mila like. Pollicioni insomma. Altro che chiacchiere. Chi poteva immaginare che il fittizio valesse tanto? Quanti follower conta Mariano, trentenne all’incirca, modello, blogger, imprenditore? Il suo talento dicevo: i don’t know. Ti sembra di averlo visto mille volte, somiglia a un tronista, a un Costantino Vitagliano versione mediterranea, somiglia a un brand di bellezza, seriale, che affattura. Somiglia a un giovanotto ambizioso stile Grande Fratello. Non so. Somiglia a qualcuno. Un pezzo. Però capite che in tutto questo c’è un marketing. Voglio dire scrivo un post su Facebook, piagnone e inutile, o altrimenti pubblico una foto in pantaloncini (le gambe sono il mio asso nella manica), ecco non fatturo nulla. Mariano ne fa sei di post a settimana e gli introiti, carissimi amici, sono da capogiro. Dove ho sbagliato. Una vita splendida, giuro. La sua intendo. Golf. Viaggi esotici. Sogni modesti: “Mi piacerebbe comprare una casa su una isola greca”. Embè, che ce vole?
Perdersi in un bicchiere d’acqua. Fai un figlio e ti regalano silos di vestiti per neonati. Io direi che anche un semplicissimo desiderio diventa oscenità. Una casa su un’isola greca. Oscenità. Io direi, fossi al suo posto: “Mi piacerebbe acquistare una casa su un’isola greca e tutto il Peloponneso”. Se vi state ancora chiedendo quanti follower abbia il nostro prezioso amico, andate su Instagram. Tuttavia eccovi alcuni numeri: 6 milioni di follower. Su Facebook sono 2 milioni. E quindi possiamo dormire sonni tranquilli. È il futuro, bellezza. Il futuro fondato su eminenti caz*ate, a guardare da fuori. E no, non lo sono. Sono lusinghe. Contratteremo lusinghe, acquisteremo seduzioni, di qualche specie. Posso provare a immaginare nuove impostazioni morali per gli anni a venire: esser presi per il cul* sarà un privilegio. Di massa, ok. Ma à la page. Come un paio di Timberland ai piedi, costosissime, eppure così diseguali da certi scarponi da lavoro? Mica tanto. Ma nel qual caso siamo già in un piano empirico. In realtà il salto di qualità è l’introvabile, che non diventerà mai rarità. Piuttosto sarà acquistabile. L’introvabile lo compri. È tuo. Ti arriverà con un corriere, un blazer color acqua marina per uomini dal maquillage indefettibile. Non saprei.
L’impero di Mariano Di Vaio, con 5mila metri quadri di esposizione, riguarda una ditta di e-commerce, fra l’altro. Mi fermo qui perché a seguire sarebbero tutti termini apportatori di inglesità, il che per me equivale a una sorta di stronzaggine del linguaggio. La sensazione è quella del tipico mood di una serata di gala tra macchiette aristocratiche con tutte le erre arrotate e un disgusto esistenziale con cui cospargere gli astanti, secondo metodi schifiltosi e assolutamente approvabili. Terribile. Sono soltanto suggestioni, abbiate pazienza. Come siamo arrivati fino a qui? Ah, Mariano, per l’appunto. Ha quattro figli, ognuno porta un nome british-americano, da serie Netflix. E poi il nome italiano. Avvenirismo. E a noi cosa resta, lilliput anonimi? Pusillanimi con bisogni infami e scadenze miserabili, tipo pagare la rata mensile della berlina. Oh, nulla, salvo un mondo degradato di cui saremmo un vago, gracchiante grammofono.
E no, ogni cosa non è illuminata, non per tutti.