Ma il rap non era morto? Almeno come da parere di illustri commentatori, che lo davano già per spacciato. A cominciare da Paolo Giordano, firma del Giornale, che nel recente articolo sanremese (con elogi a Sangiovanni più Achille Lauro, sigh), per decantare il buon epilogo del Festival, ne aveva sancito l'imminente epilogo: "Il rap è morto, viva il pop...". Ahiahiahi, lungimirante, visto gli ultimi accadimenti. E di certo non illuminato come il sommo Michele Monina, che sul Fatto Quotidiano, anno 2016, ne scriveva con gli stessi tratti (almeno a giudicare dal titolo): "Il rap è morto, e basta...", e invece ne prevedeva la felice sorte.
E infatti, duole sottolineare che uno dei migliori giornalisti musicali sulla piazza (come Giordano) abbia preso un fragoroso abbaglio, visto che il rap è ancora vivo e vegeto. E talmente in buona salute da mettere in fila una combinazione storica.
E infatti, in questo luglio afosissimo, cominciato col pieno di chiacchiere per l’evento benefico a base di rap, trap e autotune (Love Mi), scopriamo che Marracash ha vinto la Targa Tenco, e con il più alto punteggio, per il miglior album dell'anno con "Noi, loro, gli altri". Un caso senza precedenti, e che porta con sé un sonoro codazzo di polemiche, per aver sconsacrato il tempio della canzone d'autore col genere rap. Ma è davvero un male, visto il pregiatissimo lavoro del king?
E ancora, solo una manciata di giorni prima (6 luglio), anche Salmo realizzava la sua impresa eccezionale, riempiendo San Siro con 50 mila paganti, e un live non falsamente registrato sold out (coprirà uguale lady Amoroso?), ma da considerare sicuramente leggendario.
Un evento concepito ben prima della pandemia (2019), al fine di accompagnare nel salotto buono della musica e del calcio la scena rap più pura, da Ensi a Nitro, fino a Lazza e lo slogan in persona targato Ferragnez (con rap-pacificazione incorporata). E mai nessuno prima del rapper sardo aveva osato tanto, se si esclude lo stesso Fedez in coppia con J-Ax, duo più vicino al pop che al resto, tra l'altro.
E quindi possiamo parlare eccome di risorgimento del rap, anche se in fondo non è mai andato davvero in letargo.
Non a caso vive tra noi un'intera generazione cresciuta a pane e Fabri Fibra e compagni, e seppure la GenZ se la spassi coi nuovi arrivati (soprattutto della trap), con tutta la debolezza di cui si fa carico, come sottolineano i Pinguini Tattici Nucleari in dissing nelle story Ig con mister Shakerando (Rhove, che interrompe il concerto per mancata partecipazione, insulta il pubblico e se ne va) Marra e Salmo (con buona pace di Selvaggia), dimostrano che la scena è più fertile che mai.
E che il rap non è un'espressione modaiola destinata a sparire in fretta, ma un movimento culturale, ombra di chi in quel genere si riconosce fino all'ultimo dettaglio. E adesso si può solo puntare più in alto, pensando che un giorno, magari tra trent'anni, ci sarà chi ricorderà il giorno in cui Marra si aggiudicava il Tenco, e Salmo debuttava al Meazza, in una festa che è di tutto il rap italiano, mentre altri se la cantavano indignati.
E si fa la storia in un campo di calcio, sotto la stella di Luigi Tenco...