“Superfine: Tailoring Black Style” è il tema del Met Gala 2025, e per una volta non si parla di futurismi senza senso o interpretazioni random di arte concettuale. Qui si celebra qualcosa di vero: l’eleganza, la sua storia, le sue forme, i suoi codici. Il tessuto, il completo, la cultura della moda. Come la mostra omonima del Metropolitan a cura di Andrew Bolton e Monica Miller, professoressa e titolare della cattedra di Studi Africani presso il Barnard College della Columbia University. Si disvela un terreno attraversato da molti e capito da pochi, nella serata tra le più attese dell'anno, dove la moda stavolta è pura identità, lotta, orgoglio e raffinatezza. Chi ha capito il compito? Chi ha scopiazzato male? Chi ha fatto scena muta in fondo all’aula del Metropolitan? Ecco le pagelle sincere.
Rihanna & A$AP Rocky – 9/10
Madre, messia, maestra. Cosa non è Rihanna? Imprenditrice, cantante. Fonte d’ispirazione e icona di stile, Rihanna non ne sbaglia una. Al Met Gala quest’anno ha mostrato (ancora) il suo pancione e un look clamoroso. Grigio antracite, rosso scurissimo e dalle nuance mattone, giacca super cropped. Bellissima. È tailoring, è empowerment, è fashion theology.
Oltre il giudizio, come sempre. Completo a tre pezzi con inserti trapuntati e occhiali da sole in stile '90s Harlem. Nessuno riesce a mescolare tailoring e streetwear con questa naturalezza. È un manifesto ambulante. Ma poi, è vero che si è vestito da solo ispirandosi anche alla sua infanzia? Che dire, Gran figo.
Demi Moore – 4/10
L’intenzione c’era. Il risultato… insomma. Sfoggia un abito nero a righe bianche con un cappello che assomiglia a una scultura. Una mezza aureola, un pezzo di segnaletica? Appare più seriosa, meno brillante. L’abito dovrebbe essere Thom Browne realizzato con lo stesso taglio di una classica cravatta da uomo, con il nodo che pare fungesse da busto e il collo da gonna. Però boh, un esercizio di stile? Troppo “concetto”?
Halle Berry – 2/10
Dove siamo rimasti? Abito super aderente e super trasparente. Giustissimo osare, anzi. Però questo effetto “molto vedo, poco non vedo”, non è proprio elegantissimo.
Kim Kardashian – 8/10
Business woman. Tailleur nero lucido, camicia bianca destrutturata, silhouette scolpita. Ha evitato la teatralità e ha puntato sul rispetto: niente stranezze, solo un look preciso, molto sexy, potente e silenzioso. Meno showgirl, più woman in business.
Doja Cat – 9/10
Sembra uscita da un film di Spike Lee. In Marc Jacobs, cultura underground sotto i riflettori. Pazzesca.
Patrick Schwarzenegger – 9/10
Il biondo che sapeva guardare e imparare. Tre pezzi gessato con revers di raso e fazzoletto giallo senape, un chiaro omaggio ai sarti di Savile Row rivisitati in chiave Dapper Dan? Il nostro principe di The White Lotus spacca.
Zendaya – 9/10
Un archivio vivente, una citazione fatta persona. Indossa uno smoking donna Louis Vuitton che richiamava l’epoca dei zoot suit, molto popolare nella comunità afroamericana. Se Rihanna è madre, Zendaya è la sorella cerebralmente fashion.
Lil Nas X – 7/10
Il caos ha un vestito. Tailleur panna con stivali da cowboy cromati. È camp? Sì. È Black style? Che dire, almeno è coerente col suo personaggio. Bonus per il coraggio. Malus per la confusione.
