Ho incontrato una volta sola Pino Daniele in una delle prime tre gloriose edizioni di X Factor, quando era su Rai due e io ricoprivo un ruolo di tacita direzione artistica perché il direttore artistico designato (Luca Tommassini) aveva l’intelligenza di lasciarmi agire liberamente nell’apparato musicale, mi chiamava “il principe della musica” e sotto la mia egida si affidava l’intera macchina produttiva, compresa la casa discografica - allora Sony Music - che aveva un ruolo coadiuvante e non dominante, ovvero stava nel rispetto e nell’ammirazione alla mia visione, che era fatta di continue iniziative sempre nuove di cui beneficiava sazia del profitto che tutto questo arrecava all’intero si tema discografico. In questa luce si incardina anche l’apparato delle presenze degli ospiti che erano di alto livello e il cui coinvolgimento non si limitava alla promozione di un singolo ma all’incontro con i giovani talenti, con i quali non si costruivano improbabili duetti di giganti con neonati, ma si facevano esperienze di altissima ed esclusiva formazione, da me concepite e volute, alle quali non solo partecipavano i concorrenti ma l’intera macchina di produzione, perché per tutti c’erano da trarre preziosi insegnamenti da pomeriggi interi trascorsi in sala prove o in studio con De Gregori, o con Ivano Fossati, o da colazioni con Mogol o Vecchioni o Lucio Dalla in mezzo a una intelligente e garbata scolaresca vivacemente coinvolta, o a serate nei locali templi della vera musica a fare jam session tra un Mauro Pagani e un Mussida uno Jannacci e un Baccini magari con un Massimo Cacciari pensieroso defilato solitario lì seduto per caso a un tavolino o un Paolo Rossi malinconico al bancone. Pino Daniele era già molto debole ma venne volentieri e chiese soltanto di non affaticarlo troppo e, molto ironico, mi disse di non metterlo in difficoltà con strane domande o di non essere severo con giudizi nei suoi confronti. A quel punto stavamo camminando spediti in corridoio verso lo studio, io mi bloccai di botto e anche lui si fermò. Gli dissi: “Ascolta, Pino, spero che tu stia scherzando o forse non sai bene chi sei” . Mi inginocchiai e mi disse: “Che cazzo fai?” E io dissi: “Tu sei un re e un maestro e io adesso non mi alzo finché non me lo dici tu”. Mi disse: “Tu si propr nu bocchin, jamme”.
Morgan ricorda Pino Daniele: “Quella volta in cui mi inginocchiai, gli dissi che era un re, lui mi rispose ‘Che caz*o fai’ e…”
A nove anni dalla morte, Morgan omaggia Pino Daniele raccontando un aneddoto che vide come protagonisti entrambi: “Era già molto debole. Mi inginocchiai e mi disse: “che caz*o fai?” E io dissi: “tu sei un re e un maestro e io adesso non mi alzo finché…”
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di Veronica Tomassini