Dal sito del critico televisivo Davide Maggio partono alcune delle indiscrezioni più interessanti riguardo al piccolo schermo: nomi, opinioni, analisi. Lo abbiamo intervistato per chiedergli cosa pensa di alcune delle novità all’orizzonte per la Rai. Si parla, infatti, dell’ipotesi di vedere Piero Chiambretti sulla tv pubblica con un suo programma: “Se la Rai pensa di risollevarsi con lui si sbaglia”, sottolinea senza esitazione. Ma il discorso attraversa in maniera trasversale tutti i temi del momento. Su Massimo Giletti si dice perplesso, data la sua natura ibrida di intrattenitore e giornalista d’inchiesta. In poche parole, “Giletti deve decidere cosa fare da grande”. Ha parlato anche di Nunzia De Girolamo, donna che conosce bene e di cui esalta l’intelligenza. Non nega, però, che il suo Avanti Popolo sia un flop. Bene Salvo Sottile e il suo Farwest, per cui vede possibilità di crescita, mentre se la prende con coloro che vedono il marchio di Girogia Meloni sulla tv pubblica: “La Rai ha sempre portato il segno del governo che era in carica”. Niente ipocrisia, dunque. Poi la nuova forma di Bruno Vespa in 5 minuti, Bianca Berlinguer che sta bene su Rete 4 e il panorama televisivo in cui si vedono solo talk show e poco più. Peraltro, sempre con le stesse facce. Una parentesi anche su Morgan e i programmi di musica in tv.
La Rai pensa di risollevarsi con l’ipotesi Chiambretti, ma sarà sufficiente?
Se la Rai pensa di risollevarsi con Chiambretti sbaglia, perché Chiambretti è sicuramente un fuoriclasse per alcuni aspetti, ma purtroppo è un filino alto per il pubblico medio che guarda la televisione. Per cui non riesce ad avere un grande riscontro di pubblico, perché non è facilmente comprensibile. I suoi prodotti sono sicuramente validi, ma è altrettanto vero che, da qualche tempo a questa parte, con l'eccezione del programma per bambini (fatto recentemente a Mediaset), propone sempre la stessa cosa cambiandogli il titolo. Se c'è un progetto valido, Chiambretti è sicuramente bravissimo, per cui gli io gli auguro di poter avere il successo che merita. Ma è difficile che ciò possa accadere, perché non è uno di quei conduttori che puoi definire popolare.
Un nome di un conduttore popolare?
Se intendiamo popolare in ciò che fa e perché magari è bravo a mischiare alto e basso, allora in questa accezione ti direi che Paolo Bonolis è il più bravo. Se devi fare qualcosa di particolarmente valido, devi riuscire a far passare determinati messaggi alti anche a chi non ha gli strumenti giusti per poter capire quei concetti. Paolo Bonolis in questo è bravissimo.
Nessun altro?
Un altro è Fiorello, ma gli manca quella cultura che ha Bonolis per poter fare dei contenuti che siano un po’ più alti. Bonolis rimane il conduttore numero uno, Fiorello è altrettanto bravo, ma è un animatore di profilo a cui manca, però, la cultura giusta per poter fare dei contenuti anche più alti.
Di Sonia Bruganelli come opinionista cosa ne pensa?
Oddio! Possiamo passare alla domanda successiva? Sinceramente doverci occupare di Sonia Bruganelli come conduttrice...
Un altro cambiamento in casa Rai è Marco Liorni a L’eredità.
Sì, e mi sento di dire purtroppo.
Perché?
Marco lo conosco ed è un bravissimo ragazzo, ma per condurre L'eredità hai bisogno di un bagaglio culturale e di una dialettica molto differenti. Per cui io avrei assolutamente evitato di affidare a lui la conduzione di questo programma. Tuttavia, andrà comunque bene. L’eredità ha un pubblico iper-affezionato, la conduzione smuove poco.
E chi avrebbe scelto al suo posto?
Un cambiamento ci stava, anche se ho trovato pessima la figura fatta dalla Rai nel cambio last minute di Pino Insegno. Può piacere o meno, ma se scegli un conduttore e lo annunci non puoi fare una figura di mer*a come quella solo perché la casa di produzione si è opposta. È una figura barbina quella a cui abbiamo assistito. In ogni caso, io alla conduzione del programma metterei una donna.
Per una questione di quote rosa?
Ma per carità! Io detesto la questione delle quote rosa o di qualunque colore esse siano, perché le scelte andrebbero già fatte a prescindere dal sesso delle persone e a prescindere dal dover necessariamente scegliere qualcuno per equilibrare qualcos'altro. Io tutte le scelte che faccio le metto in atto in base alla professionalità e alla bravura. Per questo motivo non è un problema che mi tocca, perché non c’è mai stato alcun gap. In quelle realtà in cui c’è, è importante che il gap, anche salariale, venga colmato.
Una donna che le piacerebbe vedere alla conduzione?
Sceglierei una donna che ha poco a che fare con l’intrattenimento. Una scelta di rottura. Federica Sciarelli o Giorgia Cardinaletti riescono a esprimere l’istituzionalità, ma avrebbero modo di mostrare anche altro. Federica è una donna simpaticissima nel privato.
Tornando alla Rai: Nunzia De Girolamo, dopo diverse voci sulla chiusura di Avanti Popolo, è stata confermata. Massimo Bernardini a MOW ha detto che quel programma è frutto dell’abbandono last minute di Bianca Berlinguer. Quest’ultima manca alla Rai?
Innanzitutto, ci sono due cose da segnalare: la prima è che credo che Berlinguer, per assurdo, stia meglio su Rete 4, proprio da un punto di vista d'immagine, da un punto di vista televisivo. La trovo molto più centrata che non su Rai 3. Ritengo, inoltre, che la coppia Berlinguer e Mauro Corona sia la coppia televisivamente più forte che ci sia, li trovo perfetti perché c'è una dialettica strepitosa tra loro due. Per me la Berlinguer è straordinaria, brava, pratica del mezzo. Mi piace da morire, è veramente valida. L'altra cosa da sottolineare è che Nunzia De Girolamo si è saputa muovere con molta intelligenza e furbizia, ma non avrebbe dovuto accettare la conduzione di Avanti Popolo.
Perché?
Perché c'era un'eredità importante come quella di Berlinguer e quindi avrebbe avuto tutti gli occhi puntati addosso. Conseguentemente, era ben consapevole di essere esposta alle critiche. Secondo me non è una scelta che lei ha fatto a cuor leggero perché, essendo una donna molto intelligente, sapeva benissimo tutte quelle che erano le criticità. Evidentemente, però, essendo oramai la tv il suo habitat, ha pensato di non poter dire di no davanti a una proposta di questo tipo. Anche perché la Rai, visto l'abbandono repentino di Berlinguer, si è trovata fondamentalmente scoperta.
In una diretta Instagram che avete fatto insieme prima del lancio del programma De Girolamo era molto tesa.
Appunto, proprio per quello che dicevo. Noi siamo in ottimi rapporti e la trovo una donna molto intelligente. Io le ho detto “tu hai il peccato originale”, riferendomi al fatto che passare dalla politica, in cui lei ha avuto anche dei ruoli importanti, alla tv è dovuto anche a una serie di privilegi che lei ha indiscutibilmente. Ma per sua fortuna se l'è cavata bene, perché con Ciao Maschio ha fatto un buon prodotto e a Estate in Diretta si è ricavata il suo posto, questo perché è una donna che sa come muoversi e che sa stare al mondo. Peccato per Avanti Popolo perché, se avesse evitato questa esposizione così importante, avrebbe potuto continuare più serenamente in quello che era stato un percorso fatto abbastanza bene. Avanti popolo mette un po’ tutto in discussione e con quest'ultimo programma fa qualche passo indietro rispetto ai passi in avanti che aveva fatto. Ma credo che lei avesse messo in conto determinati problemi.
Ma invece di definirlo giornalisticamente "flop", non si potrebbe dire che non si è trovato l'incastro?
No, perché i dati sono troppo bassi. Lei non è male in un tipo di programma come quello, ma è stato strutturato male. È il format che manca, l'ennesimo talk che non fa la differenza e il pubblico lo ha proprio rifiutato. Un'altra cosa: Rai 3 è una rete molto identitaria, per cui c’eran già delle difficoltà essendo fuori contesto e dovendosi guadagnare la fiducia di quel pubblico. Questa cosa non c'è stata, ma perché non è stata aiutata da un format valido. Il pubblico lo ha recepito come l'ennesimo talk e, anziché guardare Avanti popolo e cercare di accettare Nunzia De Girolamo, si è spostato altrove, su Mediaset, guardando Bianca Berlinguer o lì dove aveva dei volti riconoscibili per quel tipo di appuntamento.
Il pubblico di Rai 3 sembra invece aver accettato Farwest, il nuovo programma di Salvo Sottile.
Questo perché è un format completamente diverso. Sottile è andato a fare delle inchieste e, secondo me, in quello è bravo. Il pubblico non messo in atto una fuga, cosa che invece ha fatto con Nunzia De Girolamo. Non sono dei dati monstre, ma ci si può ancora lavorare molto. Quando parti, invece, come nel caso della De Girolamo, da un dato sotto il 2%, c'è ben poco da fare ed è difficile recuperare. Se sei come Salvo, tra il 4 e il 5%, lì hai delle possibilità di crescita, anche perché il programma mi sembra fatto bene, ma mi prendo un altro po’ di tempo per valutarlo ancora del tutto.
Ci sarà un ritorno in Rai di Massimo Giletti, come lo vede?
È necessario?
Sì...
Io di Giletti non sento la mancanza, perché quando fai un tipo di giornalismo come quello che lui ha fatto a Non è l’Arena su La7, se lo condisci con l'intrattenimento devi stare attento.
Che cosa intende?
Bisogna essere particolarmente affidabili e autorevoli. Per quanto guardassi anche con piacere Non è l’Arena non trovo in Giletti quell'autorevolezza necessaria per fare quel tipo di giornalismo. Ed è per questo che ho delle remore.
È solo una questione di autorevolezza?
Si parlava di un ritorno di Giletti in Rai per un programma di intrattenimento. In un percorso professionale bisogna essere coerenti, per cui Giletti dovrebbe capire, innanzitutto, se preferisce fare giornalismo di inchiesta (dove sono necessarie una serie di caratteristiche per poterlo fare) o se preferisce fare intrattenimento. Sono due cose che non sono conciliabili. A me non piacciono i giornalisti o i conduttori che vogliono fare tutto. Bisogna sapersi ricavare una propria nicchia o quantomeno dedicarsi a un settore. Se fai il giornalista d'inchiesta e il giorno dopo ti vedo fare intrattenimento metto in discussione la serietà dell'inchiesta che hai fatto. Se Giletti fa uno speciale su Raffaella Carrà e il gioco dei fagioli e il giorno dopo mi parla dei fratelli Graviano, metto in discussione la serietà dell'inchiesta sui Graviano.
Dobbiamo ricordare che Baiardo parlò proprio da Giletti, dove pronunciò la famosa "profezia" che fece il giro del mondo. Questo non può essere solo un caso, no?
È questo il punto. Quello che lui ha realizzato viene inficiato proprio per il fatto di dedicarsi ad altro. Si può fare giornalisticamente anche un lavoro interessantissimo, ma se non ti dedichi solo a quello e fai anche dell'intrattenimento mi fai mettere in discussione anche un qualcosa di giornalisticamente valido.
Sta parlando di un Giletti in stile Sigfrido Ranucci?
No, io vorrei che Giletti scegliesse a che cosa dedicarsi. Siccome è uno che si sa muovere abbastanza bene, dovrebbe capire quello che vuole fare da grande. Una volta capito questo, vai e prosegui su quella linea. Quindi la mia domanda per Giletti è: che vuoi fare?
Ad Atreju c'è stata la polemica che ha visto coinvolto il responsabile dell’approfondimento Rai Paolo Corsini per aver detto, tra le altre cose, “noi di Fratelli d’Italia”. Non è da apprezzare il fatto che Corsini non abbia nascosto il suo orientamento politico?
Lo trovo proprio fuori luogo. Tu puoi votare chi ti pare, ma nel momento in cui ricopri un incarico istituzionale come quello di direttore dell'approfondimento, le tue idee politiche le metti da parte per garantire imparzialità. Se vai ad Atreju e dici “noi di Fratelli d'Italia”, con quel “noi” escludi automaticamente chi non fa parte di quella cerchia.
Non ci vede un po’ di malafede nei giornalisti che hanno estrapolato solo quella frase da un intero discorso?
In generale, a me non piace chi sottolinea degli aspetti sempre e soltanto quando si parla di un determinato colore politico. Questa è una cosa che trovo insopportabile, perché se fosse andato alla festa dell'unità il direttore dell'approfondimento vicino al Pd e avesse detto “noi del Pd”, avrei evidenziato la stessa cosa.
A maggior ragione, non è eccessivo chiederne le dimissioni?
Sono arrivate le scuse, per cui si dà sempre una seconda possibilità. Ovviamente le dimissioni le ha chieste l'opposizione, quindi di che parliamo…
Nessuno parla mai di un colosso come Bruno Vespa, dando quasi per scontato che faccia ottimi numeri… Ma sia 5 minuti che Porta a Porta vanno molto bene da sempre.
Porta a Porta ha perso tanto. Mi riferisco al fatto che è sempre stata definita “la terza camera” e a me piaceva il fatto che rappresentasse un appuntamento preciso, in cui sapevi di sintonizzarti in seconda serata su Rai 1, trovando un approfondimento politico dei fatti più recenti. È un appuntamento che trovavo interessante. Quell'abitudine di Bruno Vespa in seconda serata poi è venuta meno. Gli ascolti sono calati leggermente, vuoi anche perché la gente si è un po’ stufata del fatto che sia tutto un talk dalla mattina alla sera.
E invece 5 minuti?
Devo dire che riuscire a concentrare in cinque minuti un approfondimento è un qualcosa di molto interessante. Bruno Vespa ha uno spazio molto ridotto, ma con degli ospiti validi e riesce a fare qualcosa di interessante in un tempo decisamente breve. Mi dispiace che la genesi del programma sia stata un po’ sporcata dalle simpatie politiche di Vespa, perché c'è chi ha detto che quel programma gli è stato dato per i rapporti con Giorgia Meloni. Mi chiederei, piuttosto, negli altri casi che cosa accade…
Cosa intende?
Che quando ci sono altri governi la scelta viene fatta in base alle persone vicine a quel partito. Ma tutti si dimenticano che il ministero dell'Economia e delle Finanze è azionista della Rai. Mi sembra inevitabile che io, da azionista, scelga anche chi devo mettere alla conduzione. Questo è un discorso che andrebbe chiarito in maniera definitiva. Dire, invece, che il governo debba andare a interferire sulla linea editoriale è differente.
Però cade un po' il concetto di “Tele Meloni” quando ci sono figure come Serena Bortone, Sigfrido Ranucci e Pino Insegno viene mandato a casa.
Penso che le polemiche di questo tipo siano sempre strumentali. Oggi parliamo di “Tele Meloni”, ma basta guardarsi indietro e sostituire “Meloni” col il presidente del consiglio in carica. Criticare le scelte aprioristicamente, semplicemente perché sono state fatte da un governo di destra, è un grave errore. Io valuterei coloro che vengono scelti, perché ci sono bravissimi professionisti sia a sinistra che a destra, tanto quanto ci sono degli incapaci a sinistra e a destra. Vero è che a destra, a volte, il problema sono proprio le persone: ne vengono scelte alcune ma ce ne sono tante altre, molto meno visibili, che sarebbero preferibili. A volte l'errore che viene fatto è sulle persone sbagliate, che danno il la a tutta una serie di polemiche. Forse ci potrebbe essere una scelta più attenta a destra sulle persone da mandare in video.
Un volto nuovo è Concita Borrelli, ha avuto modo di studiarla?
Tanto per cominciare la trovo molto simpatica e pungente. Va contro chi vuole lei senza problemi e questo mi piace molto. Non gliene frega un caz*o di niente e di nessuno.
Come valuta il nuovo programma di Enrico Ruggeri? Morgan, da artista, lo ha criticato duramente.
Morgan starà rosicando, anche perché non è in un periodo positivo. Morgan non è mai in un periodo positivo, ha sempre avuto degli incidenti che hanno colorato il suo percorso. Ruggeri anni fa ha fatto qualcosa su Italia 1 con un buon riscontro di pubblico. Quello che non mi piace ultimamente, però, è il far rivestire ruoli a persone che nella vita fanno altro. Perché io devo avere il cantante che fa il conduttore? Non mi riferisco solo a Ruggeri, che se vogliamo lo ha fatto prima di molti altri. Perché non si mettono l'anima in pace e fanno o i conduttori o i cantanti? Ci sono degli artisti che riescono a fare tutto e riescono a farlo bene, ma i casi sono pochissimi. Un altro esempio di questo discorso è Nek su Rai 2: il programma è andato anche bene, ma non capisco perché si debba dare una chance di quel tipo a qualcuno che ha già una sua professione. Anche perché in televisione, e non mi riferisco solo alla Rai ma a tutte le emittenti, volti nuovi non ce ne sono, per cui si dovrebbe lavorare in questo senso, trovando conduttori per la nuova generazione. Mancano nuovi volti sia perché ci sono quelli attaccati alle poltrone, sia perché ci sono queste situazioni per cui vengono scelti personaggi che in realtà nella vita fanno altro. Non si formano professionalità.
Morgan però ha un grande talento.
Ha sicuramente un grandissimo talento, ma si rovina da solo. Ogni volta che lui ha la possibilità di mostrare questo talento, si sporca da solo. La cosa che però non capisco è che, se scegli Morgan, sai che stai prendendo Morgan, motivo per il quale eviterei la polemica successivamente.
Non sarebbe il caso di andare oltre la narrazione del “solito Morgan” e di considerarlo solo come artista?
Eh, ma se fa delle caz*ate ogni volta che sale sul palco uno deve valutare quello che vede e commentare quello che fa. Lui ci regala sempre la sbavatura o il fuori programma, cosa che va a rovinare delle performance che sono interessanti. Morgan è competente e dice anche delle cose sensate, ma dovrebbe riuscire a contenersi un attimo.
Il programma StraMorgan è andato bene, andrebbe rifatto?
Io non ne sento la mancanza. In generale a me annoia molto la musica in televisione, la trovo proprio fastidiosa, nel senso che preferirei altro.
Ovvero?
Preferirei che si sperimentasse un nuovo programma, perché in Italia al momento manca una bella novità, qualcosa che abbia una sua struttura e che non sia soltanto un mix di parole e ospiti, di opinioni su opinioni.
Non ha salvato nessuno.
Io non salvo mai nessuno per intero, perché nessuno è perfetto. Se ci fosse la perfezione io non lavorerei più. Una domanda che detesto, che spesso mi viene posta, è “chi è il tuo mito?”.
Lei non ha miti?
No, zero, perché per me la perfezione non esiste.