Tutti conosciamo la frase, attribuita al politico e gastronomo francese del diciottesimo secolo Anthelme Brillat-Savarin: “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”. Un aforisma a effetto, indubbiamente, che negli ultimi anni potrebbe essere applicato con una certa costanza al proliferare di programmi incentrati sulla cucina e sul cibo. Ne sono spuntati ovunque, a partire da quelli fatti in casa, penso a quelli di Benedetta Parodi, in tv, o di Benedetta Rossi, sui social, come a quelli tipo Masterchef. Lì, i cibi, li vediamo preparare ogni singolo passaggio del lavoro di chi cucina, li vediamo impiattare, termine che proprio da questo tipo di programma è finito dritto dritto nel nostro vocabolario, ditemi voi chi diamine diceva impiattare prima di Masterchef?, li vediamo assaggiare, ma non li vediamo mai realmente mangiare. Come se il cibo fosse divenuto qualcosa di buono per il senso della vista, del resto questo offre la televisione, più che del gusto e l’olfatto. Anni fa, spinto proprio da questa esplosione di cuochi in tv, ho deciso di provare a mashuppare cibo e musica, due mie indubbie passioni. Solo che, esattamente come per la musica, anche per il cibo io sono più quello che l’avvocato Ghedini parlando di Berlusconi aveva definito come “l’utente finale”, quello che lo assapora, più che quello che lo prepara. Così, dovendo pensare a come mischiare cibo e musica, nel 2018 ho affittato una villetta qui a Sanremo e per una settimana ho messo in piedi un temporary restaurant marchigiano. Mi sponsorizzava il consorzio di un vino doc della mia regione, ho portato uno chef, un enologo, tanti prodotti di quella terra e provato a proporre ai cantanti in gara al Festival se avessero voglia, invece di fare la classica intervista nelle hall degli alberghi, o al limite in Sala Stampa, di venire a pranzo da me. L’anno prima, del resto, avevo fatto interviste a bordo di un van nero da dodici posti, svuotato e trasformato appunto in studio tv, la mia faccia e la scritta “Monina Against the Machine” sulla fiancata, perché mai avrei dovuto riprendere a far parte della routine delle interviste sanremesi? Il risultato fu sorprendente, su trentacinque artisti in gara, tra big e giovani, all’epoca anche i giovani si esibivano in gara a febbraio, vennero praticamente tutti, e quasi tutti chiesero di poter fare il pranzo con me. Quindi, per una settimana mi ritrovai a pranzare dalle 10 della mattina fino alle 17, uno via l’altro, mangiando prelibatezze marchigiane e bevendo buon vino rosso. Pochi vennero solo per uno stuzzichino e un bicchiere, quasi tutti optarono per il pranzo, con buona pace della mia pancia e del mio fegato.
Quest’anno, pensando con il direttore del Villaggio del Festival, Giuseppe Grande, e il direttore di MOW, Moreno Pisto, che tipo di format portare a Sanremo, dato per assodato che sì, Bestiario Pop con mia figlia Luccioola sarebbe tornato anche quest’anno, visto l’ottimo riscontro dell’anno scorso, e vista anche la prossima messa in onda proprio su MOW della seconda stagione del format, ho ritirato fuori l’idea del ristorante. Intendiamoci, riproporre la realtà del 2018 era impensabile, troppo impegnativa, sicuramente, e anche troppo stancante, nel mentre ho sei anni in più e un po’ meno voglia di ammazzarmi durante la settimana del Festival, ma l’idea di fare almeno un pranzo al giorno, esattamente il pranzo che avrei comunque fatto a un certo punto, ci è sembrata a tutti piuttosto interessante. Non ci abbiamo neanche pensato troppo, quindi, complice la presenza lì al Villaggio del Festival, dentro la splendida cornice di Villa Ormond, di un ristorante, abbiamo provato a vedere come l’avrebbero presa artisti e uffici stampa una volta che sul piatto, letteralmente, oltre all’intervista doppia padre/figlia di Bestiario Pop, ci sarebbe stata anche la possibilità di un secondo format, A pranzo da Monina. Chiaro, invece dei classici dieci, quindici, venti minuti massimo, serviva una disponibilità di almeno una quarantina di minuti, volendo anche di un’ora, e a Sanremo, durante il Festival, un’ora vale come un paio di anni nella vita normale, ma tentare, come dice un detto popolare, forse anch’esso riconducibile a Anthelme Brillat-Savarin, o magari al solito Frank Zappa, non nuoce. Così, già ai primi contatti, confesso di aver scelto i nomi cui fare la proposta del pranzo, i riscontri sono stati subito entusiasti, al punto che abbiamo riempito prima le caselle dei pranzi di quelle delle altre interviste. Potendo e volendo osare, poi, ho anche deciso di fare un invito che, sulla carta, credevo impossibile, ma che invece credo darà vita a uno dei momenti topici di tutto il Festival 2024, non solo del nostro. Così eccomi qui a presentarvi A pranzo da Monina, insieme a Bestiario Pop e al ControFestival, i tre format che potrete seguire qui su MOW (il ControFestival solo parzialmente, quello andrà in scena su Twitch, mentre A pranzo con Monina e Bestiario Pop li troverete per intero qui, in diretta e poi in video). Con me, stavolta senza mia figlia Luccioola, si siederanno a tavola i La Sad, che apriranno le danze, Sangiovanni, Emma, i Negramaro, Maninni e Il Volo, con un’ultima gigantesca chicca che non posso ancora spoilerare. Sei pranzi, quelli che sto ufficializzando qui, che andranno in scena a partire da lunedì, quindi. Quando ancora il Festival sarà Festival solo per noi che siamo lì a Sanremo, ma da qualche parte tocca pur cominciare, no? Interviste informali, fatte mentre si mangia e beve, quindi tendenzialmente si pensa ad altro che alla gara canora, possibilmente abbassando reciprocamente le difese, intervistatore e intervistato, sicuramente andando a fare qualcosa di diverso dal solito.
Avrete notato che tra i nomi, en passant, ho buttato lì anche quello di Emma, Emma Marrone, di cui tempo fa vi ho raccontato miei trascorsi piuttosto rock’n’roll. L’idea di invitarla, non solo per un’intervista, ma per un’intervista lunga, a suo modo rilassata, a tavola ci si rilassa, si sbraga, si fanno discorsi che in genere non si fanno in situazioni formali, quella era l’idea del format, appunto, mi è venuta mentre andavo a proporre un altro pranzo a Il Volo. Un azzardo, sulla carta, pensavo, cui Emma ha subito risposto sì, tramite il suo valente ufficio stampa, Tatiana Lo Faro. La cosa mi ha colpito, lo confesso, dando in qualche modo l’imprinting a questo mio Festival che sarà indubbiamente diverso dal solito. Questo ovviamente senza nulla togliere a tutti gli altri invitati, tutti importanti e tutti cercati con grande attenzione. Quindi sì, il Festival di Sanremo 2024 sarà anche A pranzo da Monina, ospiti La Sad, Sangiovanni, Emma Marrone, Negramaro, Maninni e Il Volo, più ospite a sopresa, perché come diceva Anthelme Brillat-Savarin, dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei. Poi, va beh, in realtà i cantanti in gara mangeranno quello che proporrà loro il nostro chef, quindi sarebbe più il caso di dire, dimmi come mangi e ti dirò chi sei, o dimmi cosa mangi e ti dirò chi è il nostro chef, ma queste sono le tipiche puntualizzazioni di chi davvero non trova mai pace, invece questo è il Festival dell’amore, quello della musica e quello del cibo. Anche stavolta mi farò trovare pronto, il tovagliolo appoggiato su una gamba, la voglia di fare una chiacchierata che affronti possibilmente lati non troppo usurati dalle tante altre interviste, qualcosa di buono da mangiare e da bere lì a tavola, di fianco ai microfoni e sotto l’occhio discreto delle telecamere. Voglio proprio vedere chi potrà mettere in dubbio il mio spirito di abnegazione, lì a lavorare finché non mi esploderà la pancia.