Tra gli eventi che chiudono un 2023 piuttosto dimenticabile, c’è una delle reunion artistiche più attese di sempre: quella tra Ridley Scott e Joaquin Phoenix. Dai tempi de Il Gladiatore, i fan di entrambi in tutto il mondo aspettavano una nuova opera sviluppata insieme. L’occasione è arrivata con Napoleon, ora nelle sale italiane. Facciamo subito una premessa: questa pellicola va vista al cinema, senza se e senza ma. “Ma io aspetto che esca in streaming” questa volta non vale, per una ragione molto semplice: Napoleon è un film maestoso, sontuoso e imponente nella sua esecuzione. La magnifica fotografia cattura l’essenza dell’epoca rappresentata, mentre le battaglie epiche trasportano lo spettatore in un viaggio coinvolgente. “Epico”: l’elemento che regge e descrive il film è senza dubbio sintetizzato da questa parola. Tuttavia, a Ridley Scott sembrava non importare così tanto: si focalizza relativamente su questo Napoleone capriccioso, insicuro, ambizioso e a tratti isterico come un moccioso messo in scena da Phoenix, così come si concentra svogliatamente sulla moglie Giuseppina, vittima dei propri demoni, dei propri desideri e della propria instabilità. Al centro di tutto c’è l’immensità visiva dell’opera stessa. È come un “Gladiatore 3.0” che, peraltro, offre una colonna sonora all’altezza delle immagini. Piuttosto che concentrarsi sull’accuratezza storica, il film utilizza simboli ovunque, come nella scena in cui Napoleone bombarda le piramidi, trasmettendo con forza l’idea della sottomissione dell’Egitto o dei rapporti sessuali veloci e aridi consumati con Giuseppina in piedi in camera da letto.
È difficile fare una recensione su questo film senza commentare la prestazione del Joker più apprezzato di sempre. Prestazione che, a essere onesti, non ci ha convinti fino in fondo: la naturale silente follia dell’attore è stata assorbita anche dal suo personaggio. Chiariamo, nessuno discute la grandezza dell’attore. Magari avremmo voluto vedere un altro attore calarsi nei panni di uno dei condottieri europei più discussi della storia; forse un Robert De Niro dei tempi passati. Ma questo è un parere che non vuole togliere nulla a un film che, oltre a essere “bello” per definizione, dura due ore e quaranta senza attentare alla salute mentale dello spettatore. In definitiva, l’unica cosa a cui Scott ha pensato mentre girava era: più grande, più colorato, più, appunto, epico. Voto: 7. Perché dargli meno sarebbe un insulto, ma dargli di più sarebbe stato un desiderio piuttosto forte.