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Ode a due mesi dalla morte per Amanda Feilding, la First Lady dell’Lsd: gli esperimenti con la droga psichedelica, la “fuga” di notte con dei beduini ubriachi, i buchi nel cranio e tutto quello che nessuno ha avuto il coraggio di fare prima

  • di Roberta Denti Roberta Denti

22 luglio 2025

Ode a due mesi dalla morte per Amanda Feilding, la First Lady dell’Lsd: gli esperimenti con la droga psichedelica, la “fuga” di notte con dei beduini ubriachi, i buchi nel cranio e tutto quello che nessuno ha avuto il coraggio di fare prima
Pioniera nella ricerca scientifica sulle droghe psichedeliche, ha sperimentato su se stessa non solo le sostanza ma anche le possibilità “tecniche” di accedere alla coscienza umana. I buchi nel cranio, i viaggi, l’amicizia con Allen Ginsberg e l’eredità lasciata ai figli e ai nipoti. Ma sapete chi era Amanda Feilding, la First Lady dell’Lsd? Ve lo raccontiamo noi in questo ritratto definito

di Roberta Denti Roberta Denti

Il 22 maggio 2025 Amanda Feilding, soprannominata la First Lady dell’LSD, ha concluso la sua missione terrena nella sua magione di Beckley Park. Più precisamente, e con una punta di magia, è volata altrove alle 20:25 del 22.05.2025. Io ero su una nave nel porto di Napoli, diretta a Stromboli — dove sono la (ir)responsabile di una piccola, preziosa, peculiare libreria psichedelica — quando fui colta da una visione degna della psicomagia di Alejandro Jodorowsky: scorsi un enorme cargo chiamato Amanda F. In quel momento sentii il desiderio di raccontare la straordinaria storia di questa donna, che nonostante il rigore e la serietà delle sue ricerche, per anni fu liquidata dai media e dall’opinione pubblica come “la contessa svitata”, una figura eccentrica ai margini della scienza ufficiale, bollata come una bizzarra aristocratica. In certi ambienti era nota come Lady Mindbender o The Crackpot Countess per i suoi studi sulla trapanazione e le sostanze psicoattive, ma per molti era la Regina della Coscienza, una donna profondamente devota all’uso della scienza per convincere i decisori politici che la cura alla crisi della salute mentale è già nelle nostre mani.

Le donne forti, libere e rivoluzionarie sono spesso scrutate, denigrate e attaccate — un tempo addirittura bruciate sul rogo, oggi più sottilmente soppresse dal sistema e dagli omuncoli, talvolta con la vergognosa complicità di alcune donnicciole. Amanda è spirata come ha vissuto: con coraggio, curiosità, compassione e grazia. Al suo capezzale c’erano i figli, che oggi portano avanti la sua missione psichedelica e scientifica, i nipoti, il marito e gli amici più cari. Fedele all’etimologia latina del suo nome — amanda, “degna di essere amata” — la contessa era circondata da amici e da milioni di ammiratori, seguaci e groupie, me compresa. Le scrissi un messaggio mesi fa e lei mi rispose, con grazia e magia. Amanda non temeva la morte perché, dopo una vita intera dedicata alla ricerca scientifica e mistica, era elettrizzata all’idea di essere sull’orlo di scoprire il mistero ultimo: la fine dell’esistenza terrena e l’inizio di quella ultraterrena.

Amanda Feilding
Amanda Feilding

Un’infanzia tra arte, mucche e mistici

Nata nel 1943 a Beckley, Inghilterra, Amanda era la quarta figlia di una famiglia affascinante e intellettualmente anarchica. Suo padre, artista e agricoltore, diceva: “Fai sempre il contrario di quello che dicono governo e autorità”. Durante la guerra, la casa era piena di parenti sfollati e rifugiati. Amanda raccontò: “Mio padre non si è mai lasciato guidare da un’autorità, ma ha seguito sempre il proprio pensiero. È stato per me una sorta di guru, la mia principale influenza intellettuale. Ci ha cresciuto liberi e selvaggi pensatori.” Beckley, acquistata nel 1919 dai nonni di Amanda, fu rifugio per creativi: Aldous Huxley vi fece visita nel 1921, ispirandosi a questo luogo per Crome Yellow. Si racconta che Lewis Carroll abbia tratto ispirazione dalle paludi della zona per la scacchiera surreale di Attraverso lo specchio (1871), seguito di Alice nel Paese delle Meraviglie.

La nonna di Amanda ospitava scrittori, filosofi e intellettuali. La famiglia era un mix unico: madre cattolica, padre ateo, padrino un monaco buddista. A letto Amanda leggeva I sette pilastri della saggezza e Il terzo occhio. Non stupisce che fin da piccola fosse ossessionata dalla coscienza e dagli stati mistici. Aveva persino un dio immaginario, Zio, che cercava di far ridere. A 16 anni lasciò il convento cattolico dove studiava, dopo che le suore si rifiutarono di insegnarle il Buddhismo. Scelse il viaggio: partì da sola, senza passaporto, per raggiungere l’amato zio buddista in Sri Lanka, ma si ritrovò bloccata al confine siriano. A soccorrerla fu un gruppo di beduini ubriachi, che le chiesero se sapesse guidare (sì, sapeva), e insieme si ritrovarono a banchettare su cuscini fuori da un accampamento. Sebbene non abbia mai ritrovato il padrino, Amanda tornò dopo sei mesi di viaggi con un nuovo scopo: studiare religioni comparate e misticismo al prestigioso All Souls College di Oxford, prima di trasferirsi a Londra tra Beatles e Beat Poets. A metà anni ’60, Allen Ginsberg dormì sul pavimento del suo appartamento dopo una lettura alla Royal Albert Hall.

Amanda Feilding con i suoi colleghi Joey Mellen e Bart Huges nel 1966
Amanda Feilding con i suoi colleghi Joey Mellen e Bart Huges nel 1966

Dall’Lsd alla trapanazione

Nel 1965, a 22 anni, Amanda provò legalmente l’LSD e raccontò: “Mi colpì perché riportava in vita le esperienze mistiche dell’infanzia.” Ma un’esperienza traumatica — fu drogata con dosi massicce contro la sua volontà — la spinse a rifugiarsi a Beckley. Da lì iniziò a studiare l’LSD con Bart Huges, naturalista olandese e suo mentore e compagno. “Grazie a lui e al mio interesse per il misticismo, potei affrontare la sostanza con disciplina.” Quando nel 1966 l’LSD fu proibito nel Regno Unito (la psilocibina seguì nel 1971), Amanda iniziò la sua battaglia. Dopo la morte dei genitori, acquistò Beckley insieme al compagno Joe Mellen, fondando la Beckley Foundation, che divenne fulcro del movimento psichedelico ospitando scienziati, politici e artisti. The Guardian la inserì tra le personalità più coraggiose della scienza. Nel 2011 la fondazione pubblicò una lettera firmata da nove ex presidenti (tra cui Jimmy Carter), premi Nobel, Sting e Desmond Tutu per riformare la “guerra alla droga”. Nel 2022 ricevette il Science Pioneer Award delle Women’s Entrepreneurship Day Organisation, presso le Nazioni Unite, per l’innegabile rigore accademico delle sue ricerche, sebbene il tema a cui dedicò la vita resti tuttora controverso dal punto di vista medico e politico.

Amanda Feilding
Amanda Feilding

Il cervello, la coscienza e… i buchi nel cranio

Il salotto di Beckley era decorato con teschi forati: doni del marito, James Wemyss, conte di March e di Wemyss, ricercatore e sostenitore della trapanazione — tecnica antichissima che consiste nel praticare un foro nel cranio per aumentare il flusso sanguigno e, si dice, favorire la coscienza. Amanda si trapanò il cranio a 27 anni con un trapano da dentista, filmando tutto nel documentario Heartbeat in the Brain. Spiegava: “Togliendo un pezzo d’osso le membrane cerebrali si espandono col battito, più sangue nei capillari cerebrali, più energia”. Il filmato è su YouTube, ma bisogna avere il fegato per guardarlo. Io ce l’ho fatta… più o meno. Dopo la trapanazione, si fasciò la testa con un turbante e andò a un party. Convinta dell’efficacia, fece trapanare anche il marito e si candidò due volte al Parlamento con lo slogan: “Trapanazione per il Servizio Sanitario Nazionale”.

Amanda Feilding
Amanda Feilding

La Beckley Foundation

Fondata nel 1998 dopo trent’anni di frustrazione, la Beckley Foundation è la crociata personale di Amanda per comprendere e far conoscere gli effetti delle sostanze psichedeliche. L’obiettivo era collaborare con i migliori scienziati per riformare le politiche sulle droghe basandosi su prove scientifiche e reintegrare in sicurezza gli psichedelici nella società. Nel 2016, uno studio con l’Imperial College dimostrò che la psicoterapia abbinata alla psilocibina può essere efficace contro la depressione resistente ai trattamenti. Amanda, elegante e appassionata, univa scienza e romanticismo bohémien. Lavorava fino a 15 ore al giorno, raccontando storie di infanzia, amori, traumi e misticismo, ma riportava sempre tutto a un unico punto: la scienza. “Non ho lettere dopo il mio nome,” amava ripetere, definendosi autodidatta: “Il misticismo e la coscienza sono le mie passioni, ma la scienza è la religione moderna. Ha ucciso la spiritualità.” Per esplorare la coscienza con gli psichedelici, capì che bisognava usare la scienza per dimostrare che ciò che si diceva non era un’illusione. La sua speranza era che la società riconoscesse finalmente il valore degli stati alterati di coscienza. Prima di morire, Amanda trionfò sullo scetticismo e sulle critiche con intelligenza e ironia.

Il cargo con il nome di Amanda Feilding al porto di Napoli
La nave cargo chiamata Amanda F. al porto di Napoli Roberta Denti

Un’opera d’arte vivente

Amanda considerava la Beckley Foundation un’opera d’arte concettuale: “Volevo smettere di essere Amanda Feilding, donna senza titoli accademici, per diventare una fondazione che riunisse i migliori scienziati del mondo.” Convinta di avere un ruolo chiave nel Rinascimento Psichedelico, disse: “In un certo senso ho sfidato la legge del mondo. E penso che vinceremo. Ho sempre sentito che era la parte giusta della storia.” Dalla sua casa-laboratorio di Beckley Park, la sua missione continua, anche senza di lei che diceva: “Fa parte della mia anima. Non potrei vivere senza Beckley. La amo come fosse un essere vivente. È qualcosa di primordiale.” Fedele alla sua visione non-profit, Amanda aggiungeva: “Non sono contro il profitto, ma il mio obiettivo è fare del bene al mondo. Non voglio che questo venga inquinato dal denaro.”

Amanda Feilding
Amanda Feilding

Rinascimento Psichedelico: un’industria da oltre 3 miliardi di dollari

Le sostanze psichedeliche naturali sono usate da millenni da culture indigene per scopi rituali e terapeutici. Il termine “psichedelia” — dal greco psyche (anima) e deloun (rendere evidente) — fu coniato negli anni ’50 dallo psichiatra Humphry Osmond. Negli ultimi decenni la comunità scientifica ha ripreso a indagare il potenziale terapeutico degli psichedelici. Dalla metà degli anni ’90, Germania, Svizzera e USA hanno intensificato le ricerche su psilocibina, mescalina e DMT (principio attivo dell’ayahuasca). Nonostante le difficoltà legali, FDA e DEA hanno progressivamente ridotto le resistenze. Oggi gli studi su psilocibina, DMT e MDMA (ecstasy) sono nuovamente approvati. L’LSD ha subito più ostacoli, ma nel 2008 la MAPS[1] ha ottenuto l’autorizzazione a indagarne l’uso nella terapia dell’ansia legata al fine vita, definendola “una svolta epocale”. I risultati iniziali mostrano riduzione dell’ansia in pazienti trattati con psicoterapia.

Assistiamo a un vero Rinascimento Psichedelico: l’industria vale oltre 3 miliardi di dollari. I trattamenti con psilocibina mostrano risultati promettenti nella cura di disturbo ossessivo-compulsivo e dipendenze. I micro-dosaggi (piccole dosi di LSD o psilocibina) sono al centro dell’attenzione per migliorare umore e concentrazione senza “trip” completi. La ricerca è agli inizi. Consiglio la lettura di LSD. Da Albert Hofmann a Steve Jobs di Agnese Codignola (UTET pubblicato nel 2018), saggio ben documentato sulla storia della sostanza che spazia dalla sintesi accidentale del chimico svizzero Albert Hofmann nel 1938, al Rinascimento Psichedelico odierno, passando per gli studi di David Nutt e Robin Carhart-Harris sull’attivazione delle connessioni neurali. La Johns Hopkins University ha aperto il Center for Psychedelic and Consciousness Research con 17 milioni di dollari da privati, per studiare LSD e psilocibina come cure per depressione, dipendenze e disturbi alimentari. Anche l’Imperial College di Londra ha inaugurato un centro simile guidato da Robin Carhart-Harris.

La psilocibina sta vivendo una riabilitazione globale. In alcuni paesi è già legale per uso terapeutico (Australia, Nuova Zelanda, alcune zone USA, Canada con permessi speciali, Repubblica Ceca). In Italia, a luglio 2025, è partita la prima sperimentazione clinica sull’uso della psilocibina a Chieti per trattare depressione resistente. Questa nuova frontiera della medicina prende il nome di medicina psichedelica. Sin dai primi studi di Hofmann, la sostanza era vista come un ponte tra scienza e spiritualità, capace di sbloccare potenzialità profonde della mente e della coscienza.

È ancora presto per trarre conclusioni definitive sugli psichedelici. Queste sostanze amplificano emozioni e ricordi, perciò ogni assunzione deve avvenire sotto rigorosa supervisione psicologica, rispettando set e setting rispettivamente l’atteggiamento mentale dell’individuo e l’ambiente fisico in cui avviene l’esperienza. Senza il giusto supporto, il rischio di aggravare traumi e disagi è concreto. Tuttavia, la strada della ricerca sembra ormai tracciata: un giorno, forse, una seduta dallo psicologo potrà includere un viaggio controllato nella propria mente, alla ricerca della guarigione. I due figli di Amanda hanno raccolto il testimone: Rock Basil Hugo gestisce Beckley Retreats, che organizza ritiri terapeutici in Giamaica e Olanda, mentre Cosmo Birdie è CEO di Beckley Psytech, una biotech che conduce studi clinici negli Stati Uniti. Mesi fa ho fatto domanda per partecipare a uno dei loro ritiri psichedelici, che prevede uno screening accurato online e due video interviste con facilitatori della Beckley. Sono stata accettata e il prossimo inverno partirò per la Giamaica, dove vivrò il mio primo ritiro terapeutico con la psilocibina. Il costo è elevato, ma è un prezzo che vale la pena pagare per non sopportare il peso di un’esistenza disillusa e “disilluminata”. Insomma non sarà un viaggio low-cost …

La mente va spalancata, ancor prima — e ancor più — delle cosce.

Parola di Falli Felici, oggi Psychedelic Pink Punk. Quanto a me, parlando della mia esperienza personale, mi definisco oltre il bipolare: io sono TRIPolare!

Non vedo l’ora di partire per il prossimo viaggio.

Happy Trip!

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