Il chiostro di Sant’Agostino, chiesa medievale sconsacrata di Pietrasanta, in Toscana, è un luogo mistico che conserva una certa elettricità nell’aria. Ogni anno, in autunno, ospita il festival letterario Libropolis. Da nove anni a questa parte senza grandi sponsor e aiuti, il ritrovo ha attirato grandi ospiti della letteratura, politica e non solo. Due anni fa, ad esempio riuscì a portare per la prima volta dopo dieci anni di silenzio, Geminello Alvi in pubblico per la presentazione del suo libro “Io, Virgilio”, in cui l’autore anconetino raccontò il perché dovesse essere proprio lui, la reincarnazione vivente di Virgilio. Ma tanti ospiti si sono succeduti tra gli stand delle case editrici che popolano il bel chiostro della parrocchia sconsacrata. L’immancabile Stenio Solinas di Settecolori edizioni sarà presente anche quest’anno con Aurelio Picca e Ginevra Leganza per un “Elogio del Corteggiamento” in presentazione alla nuova uscita, il “Casanova” di Stefan Zweig. Ci sarà anche il leggendario regista de “La casa dalle finestre che ridono”, Pupi Avati, che dopo anni di “corteggiamenti”, appunto, in occasione della ristampa da parte di Bietti Edizioni, del suo libro “Gotico Padano”, ha ceduto, e prenderà parte ad un dialogo con Claudio Bartolini. Poi ci sarà anche Giuseppe Conte, non il politico, ma quello vero, il grande poeta de “Le stagioni”. Ma non solo di cinema e letteratura si parlerà. Il direttore di Mowmag, Moreno Pisto, in collaborazione con Nfc Edizioni, discuterà di immigrazione con l’indistruttibile inviato di guerra Fausto Biloslavo e con Fabrizio Spucches, autore della mostra fotografica, “NoWay!”. Abbiamo allora fatto due chiacchiere con il presidente e fondatore Alessandro Mosti, che ci ha raccontato un po’ perché nasce Libropolis e che piani ha per il futuro, essendo giunto ormai alla nona edizione e il 2026 sarà un traguardo importante. Dieci anni di cultura contro la banalità dell’industria culturale, fatta di talkshow e libri spazzatura.
Anzitutto, come nasce Libropolis?
L’idea di Libropolis nasce fondamentalmente per una certa insoddisfazione nei confronti delle manifestazioni culturali e festivaliere in Italia. Di queste manifestazioni che ci sembravano improntate, come abbiamo ribadito quest'anno con il titolo del festival, a una serie di parole d'ordine: celebrare la sovrapproduzione libraria, fagocitare il programma con cantanti, comici, politici, trasformando quello che è un festival culturale in un talk show con altri mezzi e sostanzialmente pronunciare sempre quelle parole che si sposavano con i pregiudizi del pubblico di riferimento. Da questa nostra, direi, insofferenza verso le caratteristiche della gran parte dei festival in Italia nasce l'idea di provare a costruire un altro modello di festival, a cui negli anni stiamo lavorando, cercando ogni volta di migliorare e modificare qualcosa per arrivare verso questa dimensione, questa prospettiva.
Anche il luogo comunque è abbastanza particolare, il chiostro della chiesa di Sant'Agostino a Pietrasanta
Esatto, proprio una delle caratteristiche che distinguono Libropolis da tanti festival che spesso si svolgono all’interno di poli fieristici, palazzetti, quindi luoghi abbastanza asettici. Libropolis invece si svolge in un chiostro medievale. Abbiamo la possibilità di utilizzare un'antica chiesa sconsacrata che rende tutti gli eventi che si svolgono lì molto suggestivi. Questo secondo noi è un grande plus del festival.
E poi ho visto che avete anche dei grandi ospiti quest'anno. Due anni fa ci fu Geminello Alvi, che da anni si era ritirato a vita privata
Sì, diciamo che in questi nove anni siamo riusciti a portare a Pietrasanta tanti ospiti di un certo peso, tra l'altro senza pagare mai compensi, cachet, gettoni di presenza, ma cercando di convincere gli ospiti a partecipare in base alla forza della nostra idea e del progetto culturale. Questo sicuramente ci inorgoglisce e anche quest'anno ci saranno ospiti di grande prestigio e notorietà, penso a Franco Cardini, a Pupi Avati, ad Aurelio Picca.
Come nasce l'idea di parlare della seduzione tra Aurelio Picca e Ginevra Leganza?
L'idea nasce dalla pubblicazione di questo libro di Stefan Zweig, Casanova, da parte di Sette Colori. Nel momento in cui con l'editore ragioniamo su come organizzare questa presentazione, cercando di piegare un classico ai format che stiamo proponendo qui a Libropolis, è venuta l'idea di affiancare soprattutto un uomo e una donna, perché era giusto sentire entrambi i punti di vista in tema di corteggiamento. E anche lì volevamo costruire un dibattito che, partendo dalle vicende di Casanova, arrivasse a tematiche più contemporanee come il catcalling, il wokismo, tutto ciò che viviamo oggi, per cui anche il corteggiamento sembra quasi diventare un tabù. Ci sembravano due personalità di alto profilo, con sensibilità decisamente differenti, e quindi interessante metterle a confronto.
E invece Pupi Avati? Come avete fatto a “sedurlo”?
Pupi Avati lo corteggiamo da diversi anni. C’è Bietti Edizioni che ha proposto una nuova edizione di Gotico Padano, un libro pubblicato ormai qualche anno fa ma rinnovato quest'anno, e ci hanno proposto proprio lui. Ha accettato, perché sicuramente è un ospite di grande prestigio. Certo. Quindi nasce dalla ristampa di questo libro gotico padano di Bietti.

Secondo quale criterio scegliete i vostri ospiti?
Lo sforzo che abbiamo fatto è stato anche quello di non partire dagli ospiti per costruire il programma, ma partire dai temi che ritenevamo significativi, e quindi portare a Pietrasanta quegli ospiti e quei libri capaci, come abbiamo scritto nella presentazione, di trovare l'inattuale nell'attuale e non essere vittima delle parole d'ordine del momento. È stato fatto anche un lavoro di scouting nell’allestimento del programma. Un altro aspetto che mi piace sottolineare è che, mentre siamo perfettamente consapevoli che in politica vige il linguaggio della forza, la cultura non debba seguire questa dinamica. La cultura, a nostro avviso, deve rimanere il territorio del confronto e del dibattito, proprio per tracciare nuovi orizzonti all’interno dei quali poi la politica possa muoversi. Per questa ragione abbiamo organizzato un festival ricchissimo di duelli, dibattiti accesi, quindi eventi in cui anche editori presenti a Libropolis, su uno stesso tema, presenteranno libri con punti di vista radicalmente differenti. Questo secondo me è un elemento che manca alla gran parte delle manifestazioni culturali in Italia e a cui invece noi teniamo molto.
Libropolis è lontanissimo da tutto questo, e anche su temi come la Palestina, che spesso vengono tirati per la giacchetta sia da destra che sinistra, riesce ad affrontarli con una profondità culturale abbastanza singolare
Devo anche dire che questo rende molto più difficile l'organizzazione della manifestazione. L’economia di Libropolis è molto più faticosa per noi, perché abbiamo registrato una certa stanchezza intellettuale nel ceto culturale italiano. Tutti sono ben disposti a partecipare a un evento purché possano rimanere nella loro comfort zone. Nel momento in cui chiedi di uscirne e confrontarsi, dibattere, il più delle volte la disponibilità viene meno. E questo è un tema su cui dovremmo interrogarci. Di certo rende tutto molto più faticoso.
E che piani avete invece per i prossimi anni? Avete già un disegno?
Allora, non abbiamo assolutamente nessuna prospettiva perché essendo la nostra azione totalmente velleitaria sicuramente celebreremo la decima edizione, che è un momento significativo. Un festival nato dal basso, senza grandi sponsorizzazioni e senza grandi finanziamenti, che riesce ad arrivare a dieci edizioni. Tutte con fortune alterne ma, a mio avviso, sempre di buon livello. È qualcosa che ha del miracoloso. Poi faremo un ragionamento serio insieme al consiglio per capire se effettivamente ha senso andare avanti. Naturalmente con la prospettiva, a quel punto, se si continua, di arrivare alla ventesima. Ad ogni modo non c’è un obiettivo di lungo termine. Nel medio, invece, sicuramente ci sarà la decima edizione, nel 2026, e poi faremo un ragionamento per capire se questo format ha ancora senso oppure no. Se arrivassimo alla conclusione che non lo ha, potremmo decidere di fermarci.
Ci auguriamo Libropolis possa resistere
Credo che continueremo, ma una riflessione oggettivamente è doverosa. Perché altrimenti rischi di logorarti, di diventare la brutta copia di te stesso, di perdere quella carica vitalistica che penso si percepisca in ogni edizione. Non deve diventare un rito stanco che si ripete ogni anno uguale a se stesso. O troviamo la forza e le idee per rinnovarci, oppure non ha senso.
E c'è qualche ospite che avresti sempre voluto avere a Libropolis?
Lucio Caracciolo! Non è mai venuto. Ci siamo andati vicini due o tre volte, poi non c'è mai stata la possibilità di chiudere. Infatti per la decima edizione vorrei assolutamente riuscire a portarlo.
