Il mondo dell’editoria (e non solo) piange per la morte improvvisa di Patricia Chendi, 54 anni, da quindici anni editor di Sonzogno. Prima aveva lavorato per Baldini & Castoldi e Sperling & Kupfer. Sposata con Massimo Boffa, giornalista di Panorama e artista, Patricia è stata importante non solo per il panorama letterario, ma anche per il femminismo, quello “vero”, inteso come quello precedente alla deriva del femminismo di professione sui social: scelse infatti di seguire la strada di una casa editrice fatta da donne e per donne, anticipando un’esigenza (e una tendenza) prima che fosse di moda e al di là di ogni conformismo.
Il saluto di Marsilio
“Salutiamo una cara collega, Patricia Chendi, che è stata per anni il cuore e lo spirito di Sonzogno. Quando, nel 2010, Marsilio ha acquisito questo marchio da Rcs, era tutto da reinventare: Patricia ci si è dedicata con la piena energia che l’ha contraddistinta, costruendo piano piano un catalogo che è fiorito nel tempo. Ha scelto libri con la stessa modalità con cui ha vissuto: dovevano essere belli e inattesi, sofisticati e amichevoli, per tutti ma non facili. È così che ha portato in Italia Madeline Miller, una grande autrice che pure sembrava essere lontana dal nostro mercato. Non era lontana, era solo in anticipo: è esplosa dieci anni dopo, con riscontri che Patricia non ha potuto godersi fino in fondo”.
Il ricordo continua: “Amava molto la narrativa straniera e ha saputo valorizzare tanti autori, ma è stato sulla narrativa italiana che ha fatto miracoli di visione e di pazienza, cogliendo per prima la vocazione di scrittori inesperti e portandoli a maturare. Al loro fianco è stata allenatrice, talent scout, confidente, consigliera, amica, supporter, instancabile nel chiedere riscritture e pretendere un ultimo sforzo. In un’editoria sempre di corsa, ha regalato ai «suoi» scrittori il tempo per fare meglio, e alla casa editrice un catalogo di cui andare fieri. Perché nella sua idea di editoria, i libri non si fanno «su misura del lettore» alla scrivania; nascono dall’incontro, dall’intuito, dalla capacità ermeneutica di esprimere doti nascoste. Si definiva ridendo «un’editor da bar», perché era davanti a un caffè o un aperitivo che esercitava il suo vero talento: l’empatia. Ascoltava e rielaborava, cogliendo i doni che il suo interlocutore non sapeva neppure di avere: al giallista consigliava di scrivere un libro sull’alimentazione, all’accademico di divulgare, all’illustratore di farsi narratore. Tesseva e intrecciava fili con le persone più varie, che le restavano tutte ugualmente devote: una rete di conoscenze enorme, che rimpiange insieme a noi la sua vitalità e la sua intelligenza”.
E ancora: “Per questo e per tanto altro ringraziamo la collega, ma è l’amica che vorremmo salutare: accogliente e curiosa, disinteressata a ruoli e gerarchie, sempre divertente e imprevedibile. Sarà strano non trovare Patricia a Londra o Francoforte, alla prossima festa, al solito bar. L’aspetteremo comunque fiduciosi, magari è solo in ritardo”.
Il legame tra Patricia Chendi e MOW
Patricia è legata indirettamente anche a MOW. È stata l’editor del libro del direttore Moreno Pisto Vasco per maestro: “Ha pubblicato – racconta Pisto – il mio primo libro. È stata quella che ci ha creduto per prima. Di lei ricorderò tra le altre cose che ti accoglieva in questa casa, in zona Repubblica a Milano, e stavi lì a conversare amabilmente sul suo divano. Era una persona attenta e curiosa. Dopo Vasco per maestro abbiamo provato ancora a lavorare assieme, ma lei voleva fare delle biografie musicali e non abbiamo trovato la quadra. Era una persona decisa, molto chiara su quello che voleva fare e sull’idea di casa editrice che voleva dare a Sonzogno. A un certo punto virò su una casa editrice totalmente femminile, fatta da donne per donne. Ed è stata una cosa importante, perché l’ha fatto molti anni fa, quando il femminismo come tendenza era di là da venire. E lei lo ha anticipato.
Chendi era anche amica di una delle firme di MOW, lo scrittore Ottavio Cappellani: “In questo assurdo mondo dell'editoria italiana, dove ipocrisia e coltellate alle spalle sono all'ordine del giorno, c’era una persona che tutti, indistintamente amavamo di un amore sincero e assoluto. Non c'era Salone o Bookfair o Buchmesse – le parole di Cappellani – dove con lei non brillasse di una luce speciale, che poi era quella dei suoi occhi. Non sono belle parole in memoria, ma la pura verità, lo sanno tutti. Portava con sé lo spirito dell'editoria di altri tempi, quando esisteva una sorta di complicità... non voglio dire di una élite, perché oggi il termine è abusato e travisato, ma lei era l’élite, quella senza la puzza sotto il naso, quella di chi aveva letto tutto, di chi aveva ironia e autoironia. Lei non solo aveva il potere di farsi invitare a tutte le feste, ma aveva il potere di farle riuscire”.