Girato nella meravigliosa Val d’Orcia, La dolce villa di Mark Waters (sue le commedie che abbiamo amato come Quel pazzo venerdì, La rivolta delle ex) segue la parabola della ragazza americana che arriva in Italia con gli occhi sognanti (Maia Reficco) e che, improvvisamente, decide di trasferirsi nel Belpaese e di ristrutturare una villa abbandonata a un euro. Del resto, si sa: in Italia siamo tutti un po’ santi, poeti e muratori. Mancano solo i “mafiosi”, il mandolino e i primi piatti. E se visivamente il film di Netflix è un tripudio di colline morbide, le nostre, casali da copertina e campi di grano, tutto il resto affoga in un mare di cliché a partire dal gusto del gelato (stracciatella) scelto dal buon Eric, padre della ragazza (Scott Foley) appena arrivato in Italia. C’è addirittura un momento in cui l'americano e la sindaca del paese Fracesca (Violante Placido) si mettono a fare la mozzarella. Diciamo che non serve aggiungere altro. Sia chiaro, gli attori ne La dolce villa fanno del loro meglio, ma il problema è che tutto sa di finto, di promozionale, di eccessivamente confezionato per un pubblico che dell'Italia vuole solo il pacchetto turistico senza troppe complessità. Il gelato, il baretto, i vecchi. E poi, diciamoci la verità il problema è che questo film non ha neppure ritmo. Sono tanti i titoli, non belli, anche piuttosto brutti, ma capaci di generare energia, di intrattenerci... e se La dolce villa fosse stato un reel di Tik Tok? Magari con una musica sotto, bella carica?
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Tuttavia, il problema non è soltanto il fatto che La dolce villa ricorra a svariati luoghi comuni, ma che di questi alla fine non se ne faccia un bel niente a livello narrativo. Più che campanillisti feriti siamo cinefili preoccupati. Perché forse tutto questo vuoto è solo ciò che ci aspetterà in un futuro non troppo lontano. Forse è quello che ci meritiamo noi spettatori se al primo posto tra i film più visti di Netflix, non compaiono commedie leggere pensate e squisite, ma troviamo La dolce villa. Ci lamentiamo tanto dell’avvento dell’Ia, la temiamo al cinema, nelle serie tv, nella vita come fosse un Mostro capace di graffiare la nostra autenticità d’autori e di pensatori e poi che facciamo? In un vastissimo catalago di film disponibili, scegliamo tutti questo da vedere?
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