“Mi sono ritrovato legato a un letto con delle cinghie, mi hanno sparato un siringone nella coscia senza dirmi cosa ci fosse dentro. Secondo me quello che mi hanno fatto è stato illegale”. Queste sono le parole con cui lo scrittore Paolo Cognetti ha raccontato per la prima volta, in un’intervista a La Stampa, la sua esperienza all’ospedale di Milano Fatebenfratelli per affrontare la sua depressione e un disturbo bipolare. La testimonianza del premio Strega, a cui si è aggiunto un servizio de Le Iene, è diventata da subito motivo di dibattito anche su MOW, dove la scrittrice Violetta Bellocchio ha evidenziato alcuni apparenti punti deboli della storia, sostenendo inoltre che fosse troppo presto, a quarantotto ore dall’accaduto, parlarne su vari giornali (come Repubblica), rischiando che questa operazione venisse vista come un vero e proprio caso di sfruttamento mediatico: “Nel migliore dei casi, Cognetti si è buttato in bocca ai giornali da solo; nel caso peggiore, questa è un’operazione commerciale spaventosa, con una regia mirata a lanciare un prodotto”.
Paolo Cognetti ci ha però scritto per una replica, annunciando di aver depositato una denuncia proprio contro l’ospedale che lo avrebbe trattenuto contro la sua volontà. L’esposto è stato depositato il 29 novembre 2024 alla stazione dei carabinieri di Milano Porta Sempione, dove Cognetti ha rilasciato una testimonianza in cui ricostruisce quanto accaduto all’inizio dell’anno scorso: “Il giorno 07 gennaio 2024 mi sono recato presso l'ospedale Fatebenefratelli di Milano. Ho avuto un colloquio con la dottoressa *** all'interno del Pronto soccorso. Dopo circa un quarto d'ora di colloquio ho deciso di interrompere lo stesso e di tornare a casa. Mi avvicino all'uscita del Pronto soccorso e sono stato bloccato da quattro persone e legato ad un letto. Ho chiesto ad un agente di Polizia, presente tra queste quattro persone, di identificarsi e mi è stato risposto dallo stesso ‘Stai buono’. Dopodiché mi è stata praticata una iniezione nella coscia destra di un farmaco non identificato, che non mi è stato dichiarato né chiesto il consenso. Lentamente mi sono addormentato e mi sono svegliato il giorno dopo a casa mia, perché nel frattempo immagino sono stato portato a casa da mia sorella e dal suo compagno. Non ricordo più nulla dal momento dell’iniezione a quando mi sono svegliato a casa”.
Cognetti prosegue poi indicando le persone che intende denunciare: “Sono stato immobilizzato e intendo querelare la dottoressa che era presente e che disponeva il da farsi, oltre che l’agente di Polizia che mi ha detto ‘Stai buono’ e le altre cinque persone che erano sicuramente operatori sanitari di turno. Non ricordo chi materialmente ha fatto l'iniezione né so riferire le generalità delle persone che intendo querelare perché nessuno aveva al seguito visibile il cartellino identificativo, in violazione della legge Basaglia che ho letto l'indomani. Aggiungo che probabilmente questa è la prassi all'interno del pronto Soccorso Fatebenefratelli”. Nell’esposto si segnala come possibile reato consumato all’ospedale quello di “percosse” ai danni di Cognetti in presenza di un testimone. Nel frattempo, invece, il Fatebenefratelli non ha ancora rilasciato nessuna dichiarazione dopo le nostre richieste.