image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
    • Cronaca Nera
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • Sport
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Calcio
  • Volley
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
    • Cronaca Nera
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • Sport
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • calcio
  • Volley
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Cover Story
  • Topic
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

Perché ci siamo dimenticati di Karen Carpenter? L’anoressia ha ucciso una delle più belle voci pop del Novecento, ma…

  • di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

1 settembre 2024

Perché ci siamo dimenticati di Karen Carpenter? L’anoressia ha ucciso una delle più belle voci pop del Novecento, ma…
L’amnesia collettiva che pare aver colpito la blogosfera e il mondo social è sospetta. Perché Karen Carpenter, voce dei Carpenters, sembra essere stata dimenticata? Forse che, letta con le lenti di oggi, la sua figura di donna sia considerata “troppo debole”? E se anche fosse, non dovrebbero essere le canzoni, soprattutto, a poter ancora parlare? Davvero nella società super-inclusiva di oggi non c’è più spazio per la splendida fragilità di Karen Carpenter?

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

Leggevo sul nostro magazine il bel pezzo di Naike Rivelli su anoressia e bulimia (“I rischi del cibo spazzatura?”) e mi è sbucata fuori come un cervo su una provinciale di campagna l’immagine di Karen Carpenter, morta nel 1983 a soli 32 anni di anoressia nervosa. Una delle più belle voci pop(ular) del Novecento, quella di Karen Carpenter. Cristallina, melodica all’inverosimile, disinvoltamente a proprio agio con ogni possibile saliscendi proposto da un robusto brano pop di vecchia fattura (siamo negli anni ’70 americani delle FM, della saccarina nei pezzi d’alta classifica, ci aggiriamo guardinghi tra easy listening, West Coast, eredità beatlesiane). Lei, insieme al fratello Richard, era i Carpenters. Più di 100 milioni di dischi venduti nel mondo, numeri uno su numeri uno nelle classifiche dei singoli, da “Rainy days and Mondays” a quella “Superstar” che nel 1994 coverizzarono addirittura (splendidamente) i Sonic Youth, gli ultimi – in un’ottica alternative – a poter essere sospettati di vantare un passato filo-Carpenters.

Il fatto è che fino a qualche annetto fa “avere un passato filo-Carpenters”, scoperto o coperto che fosse (non ha mai fatto figo ammettere di ascoltare i Carpenters), era cosa piuttosto comune, soprattutto negli States. Poi è successo qualcosa. Di Karen Carpenter ce ne si è dimenticati. Perché? Una teoria bisogna pur ipotizzarla. Togliamo di mezzo immediatamente la questione artistica, Karen Carpenter è indiscutibile sotto ogni punto di vista. Entri in gioco un’altra questione, che ha a che vedere con un’idea “empowered” della donna contemporanea. Ebbene, credo che Karen Carpenter, al di là della tragica morte, sia percepita, oggi più che mai – perché la percezione di chi abita il mondo cambia quanto il mondo medesimo – come una figura femminile debole, che questuava amore e attenzioni attraverso canzoni svenevoli. Una figura troppo fragile, soprattutto se letta con le lenti di oggi. Inclusive, sempre. A patto che chiunque sia incluso (dove? Tra i “normali”?) non sia “debole”. Tutti “fieri”, innanzitutto. Fieri di essere delle me*de, all’occorrenza, ma “fieri”. E non ci si azzardi a vedere in una qualsiasi diversità estetico-corporale una forma di debolezza. Sia mai. Fieri, sempre, anche in quel caso. Poi, in realtà, ci si spalma su Instagram rimpinzati di filtri per correggere il nostro essere umani, ossia naturalmente imperfetti.

Karen Carpenter, alla faccia dell’estetica da Mulino Bianco dei Carpenters (musica carezzevole per cuori semplici, pareva essere. Pareva), cantava il dolore, la fragilità, la vulnerabilità dell’umana imperfezione vissuta come limite invalicabile, cancello troppo alto anche per il più orgoglioso colpo di reni. Che donna poco donna, eh?! Poco importa che l’anno scorso, dalle colonne dell’inglese Guardian, Lucy O’Brien abbia scritto un bel pezzo sulla Karen Carpenter più risoluta, nient’affatto un “pupazzo arrendevole”. Poco importa che anche i deboli, specie nella tradizione pop, abbiano sempre trovato grande ospitalità. Forse oggi non è più così. Altrimenti capolavori come “Goodbye to love” continuerebbero a essere considerati per ciò che sono: melodici squarci nel buio delle nostre notti più cupe. “A nessuno ha mai interessato che io viva o muoia”, e ancora “tutto ciò che so dell’amore è come vivere senza di lui”. L’apertura di “Eve” – l’intera melodia in pochi secondi, ma il pezzo non si esaurisce lì, anzi cresce – verrebbe ancora considerata il gioiello di stile che è. Fieri ma sordi, forse? Perché davvero non c’è scusa per dimenticare Karen Carpenter, più che la prima vittima celebre dell’anoressia, una delle più belle voci mai scese in Terra. Sul web giusto enciclopediadelledonne.it, più di tante pagine strettamente musicali, le dedica un bel ricordo, articolato e sensibile. Doveroso, per un talento tragico come il suo. Devota nel coltivare il canto e l’espressività di una voce che è stata capace di tradurre perfettamente il pulsare inquieto di un’anima tormentata, Karen è morta di anoressia, ma soprattutto per scarsità di amore. Quell’amore che per lei è stato la guerra persa. Le tante battaglie vinte sono state invece tutte le gemme che i Carpenters hanno portato sul tetto del mondo, dalla soave versione di “Ticket to ride” dei Beatles a tutti i brani già citati. Passando per “Yesterday once more”, nostalgica dedica a quei Sixties che, una volta persa la loro ingenua innocenza, hanno lasciato a Karen un mondo troppo duro. In cui ha trovato il successo planetario, ma dove ha anche piantato i semi della sua pianta più nera: l’anoressia.

https://mowmag-store.myspreadshop.it
https://mowmag.com/?nl=1

More

I rischi del "cibo spazzatura"? Naike Rivelli ci racconta la sua odissea, tra bulimia e anoressia, che si è risolta grazie a una corretta alimentazione

di Naike Rivelli Naike Rivelli

Liberté, Égalité, Naike

I rischi del "cibo spazzatura"? Naike Rivelli ci racconta la sua odissea, tra bulimia e anoressia, che si è risolta grazie a una corretta alimentazione

La parte bella, il podcast sulla vita dopo l'anoressia di Alba Toninelli: "Prendermi cura di me è più importante dell’entrare in una piccola taglia"

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

tornare a vivere

La parte bella, il podcast sulla vita dopo l'anoressia di Alba Toninelli: "Prendermi cura di me è più importante dell’entrare in una piccola taglia"

Charli XCX è una cantante o un’influencer? È seguita da Chiara Ferragni e Victoria De Angelis (Maneskin), ma è anche una popstar che ha collaborato con Billie Eilish in Guess…

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

Inside Out

Charli XCX è una cantante o un’influencer? È seguita da Chiara Ferragni e Victoria De Angelis (Maneskin), ma è anche una popstar che ha collaborato con Billie Eilish in Guess…

Tag

  • Medicina
  • Salute Mentale
  • Musica
  • Culture

Top Stories

  • La strana storia dalla società delle pulizie del Teatro San Carlo che si fa pagare meno per vincere il bando, ma da mesi chiede migliaia di euro di straordinari

    di Riccardo Canaletti

    La strana storia dalla società delle pulizie del Teatro San Carlo che si fa pagare meno per vincere il bando, ma da mesi chiede migliaia di euro di straordinari
  • In risposta a Chiara Valerio che commenta Pasolini: cara, Pier Paolo non era un'eroina da Pride tra Lady Oscar e Occhi di gatto. Né un simbolo come il tuo “dentifricio gay”

    di Fulvio Abbate

    In risposta a Chiara Valerio che commenta Pasolini: cara, Pier Paolo non era un'eroina da Pride tra Lady Oscar e Occhi di gatto. Né un simbolo come il tuo “dentifricio gay”
  • Quello di Beatrice Venezi a La Fenice è un caso fondato sul nulla: la sua nomina è regolare e l’orchestra non è poi così importante

    di Riccardo Canaletti

    Quello di Beatrice Venezi a La Fenice è un caso fondato sul nulla: la sua nomina è regolare e l’orchestra non è poi così importante
  • “Sono entrata da padrona, non uscirò da cameriera”, indovinate chi lo ha detto? Al Teatro San Carlo sono partite le ispezioni ministeriali e ora Macciardi potrebbe cancellare le nomine al centro dell’inchiesta

    di Riccardo Canaletti

    “Sono entrata da padrona, non uscirò da cameriera”, indovinate chi lo ha detto? Al Teatro San Carlo sono partite le ispezioni ministeriali e ora Macciardi potrebbe cancellare le nomine al centro dell’inchiesta
  • Al Lucca Comics ci vogliono 12mila euro per una stampa, ma la filosofia di Kenshiro è più nobile (e non può essere capita senza Nietzsche)

    di Stefano Scrima

    Al Lucca Comics ci vogliono 12mila euro per una stampa, ma la filosofia di Kenshiro è più nobile (e non può essere capita senza Nietzsche)
  • E visto che Beatrice Venezi non va bene al Teatro La Fenice vi lanciamo la candidatura di Elio con Fulvio Abbate

    di Fulvio Abbate

    E visto che Beatrice Venezi non va bene al Teatro La Fenice vi lanciamo la candidatura di Elio con Fulvio Abbate

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore [email protected]

Next

La Mostra e altri mostri. Pagelle da Venezia 2024: Nicole Kidman fa paura sul red carpet di “Babygirl” (5), bene Valentina Ferragni (9), Sophie Wilde dea bendata (9), e Antonio Banderas…

di Ilaria Ferretti

La Mostra e altri mostri. Pagelle da Venezia 2024: Nicole Kidman fa paura sul red carpet di “Babygirl” (5), bene Valentina Ferragni (9), Sophie Wilde dea bendata (9), e Antonio Banderas…
Next Next

La Mostra e altri mostri. Pagelle da Venezia 2024: Nicole Kidman...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy