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Pietralata, un quartiere ma anche il nuovo Ep di Artù, che ce lo racconta: "Gli devo tutto, puoi cercare di scappare tutta la vita dal posto dove nasci ma…”

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

28 marzo 2024

Pietralata, un quartiere ma anche il nuovo Ep di Artù, che ce lo racconta: "Gli devo tutto, puoi cercare di scappare tutta la vita dal posto dove nasci ma…”
Dedicare un disco al quartiere dove si è nati e cresciuti? Artù, cantautore romano, l’ha fatto. Pietralata è il suo nuovo EP, sei brani da cui arriva perfino il profumo dell’orto di pomodori in cui sono stati composti, la malinconia di un tramonto, l’amore e la libertà. Noi di MOW lo abbiamo intervistato, ripercorrendo insieme la nascita delle canzoni che hanno accompagnato lui e noi in questi anni: “Tutta la vita a cercare di scappare da questo quartiere, e invece con il Covid mi sono ritrovato nell'orto di mio nonno, solo con la chitarra, con un bicchiere di vino. Lì è nato tutto…”

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

“Pietralata è come eterna rimane sempre quella… polvere e strade, polvere e vita, polvere e me”. “Pietralata”, il nuovo EP di Artù, cantautore romano, è in uscita il 29 marzo per Leave Music: un tributo appassionato al quartiere dove è nato, sua fonte di ispirazione da sempre. Noi di MOW lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del disco, contenente sei brani di cui due inediti, dove a fare da filo conduttore è la bellezza eterna di Pietralata, con i suoi tramonti, la malinconia, l’orto e l’aroma dei pomodori. Un’intervista che, complice la passione e la stima reciproca per Rino Gaetano, si è subito trasformata in una chiacchierata attraverso canzoni dal sapore malinconico, perché “tutto passa tutto se ne va”. Artù presenterà il nuovo album in un concerto al Monk di Roma il 4 aprile, un’occasione per ricordare al pubblico che lo segue di non dimenticare mai le proprie radici, perché Pietralata non è solo il quartiere di Artù, ma uno di quei luoghi che rimarrà eternamente impresso nei nostri ricordi e nella nostra anima: “Il quartiere dove nasci non è solamente il quartiere dove nasci, sei tu. Non c’è niente da fare..."

Artù
Artù a Pietralata, quartiere di Roma da cui prende il nome il suo nuovo EP

Un anno fa ci siamo lasciati parlando proprio dell’uscita del tuo prossimo disco, inizialmente prevista per giugno 2023. Cos’è successo nel frattempo?

E' vero, il tempo è come se fosse volato, ancora non ero pronto. Volevo metterci dentro una canzone a tutti i costi, che ancora non era finita.

Quale?

"Per tutti quelli che". L’ho iniziata con il pianoforte, poi l'ho fatta un po' più veloce. Adesso è diventata praticamente rock.

L’altro brano inedito è "Musica".

Per "Musica" avevo le idee già chiare, era in fase definitiva. Il brano che mi stava dando veramente problemi è stato proprio "Per tutti quelli che". Infatti sarà il prossimo singolo di lancio, per scriverlo mi ha tenuto tantissimo quindi non volevo buttarlo. Comunque passi dei momenti dove non hai tanta voglia, ero un po' chiuso sulle canzoni. Poi dopo esce che l'EP devi fare le interviste, devi fare dei concerti, devi stare a contatto con le persone, quindi magari non sempre hai voglia di fare tutto questo. Quindi me la sono presa un po' più con calma.

Fino a qualche anno fa il singolo anticipava l'uscita del cd, invece ora escono tanti singoli e il cd diventa una sorta di raccolta, ed è un po' quello che hai fatto tu con Pietralata, che contiene un brano, “Eri tutta Roma”, pubblicato nel 2022. Come mai questa scelta?

Principalmente questa non è tanto solo una scelta degli artisti, più un fatto che ormai viene anche un po' dettato dal mercato discografico. Il fatto che non si stampano più i dischi, il fatto che ormai il disco non vale più niente. Un singolo che fa milioni di stream già va bene così. Ormai il disco veramente è diventato una raccolta di singoli che escono negli anni. Questa cosa a me non piace molto, però purtroppo non è colpa mia. Esce un singolo, esce un altro singolo, poi una volta che esce il disco il 29 marzo il 30 marzo già è vecchio, è già morto.

Non ti ci trovi in questa dinamica eh?

No, assolutamente no. Io avrei fatto tre dischi nella carriera e basta, invece non è così. Una volta quando usciva il disco era un evento. Era un evento per l'artista, ma anche un evento per il fan dell'artista. Invece adesso l'artista deve stare sempre in visibilità, sempre sui social, sempre davanti a tutti, sempre a fare cose. Da “Eri tutta Roma” sono trascorsi due anni, sembra che ne siano passati venticinque in verità.

Però Pietralata l'hai pubblicato l'anno scorso.

Sì, perché ogni volta che mi pressavano per fare qualcosa buttavo fuori un singolo. Io in verità stavo lavorando con il mio tempo, con tutta quanta la calma possibile al disco. Allora ogni tanto pubblicavo un singolo per calmare le acque.

"Eri tutta Roma" l’adoro in modo particolare, mi riporta alla mente tanti ricordi e situazioni. Tu a cosa pensavi quando l'hai scritta?

Mi sono immaginato questa scena, due che fanno l'amore sotto la statua di Giordano Bruno. Lì, davanti a tutti. E questa credo che è un po' la scena più liberatoria del mondo. Giordano Bruno rappresenta la libertà di pensiero, di parola, ma anche di testo, di religione, di fare un po’ quello che cazzo ti pare, no? Ho cercato di raccontare quella scena che avevo in mente. Anche a me quella canzone piace tanto. Poi ci ho messo dieci minuti per scriverla.

Dieci minuti?

Sì, è stata un miracolo. Non sapevo neanche io che cosa stavo scrivendo. Poi mi domandavo anche se potesse piacere o meno, magari la capivo solo io. Invece è piaciuta, sono molto contento di questo.

Anche il videoclip è molto bello.

Il videoclip l'ho girato nello stadio di Pietralata. Un campo da calcio fondato dal Partito Comunista, si chiamava l'Alba Rossa. L’hanno riaperto dopo tantissimi anni, quindi anche per me è stata una cosa bella, perché io in quel campetto ci giocavo quando ero bambino, qui a Pietralata.

Hai dedicato una canzone al tuo quartiere, che non è una pratica comune.

Sai che non ci avevo mai pensato?

È un grande segno di appartenenza.

Sono molto legato al mio quartiere. La spinta mi è venuta durante il Covid. C'è una parte dove sembra tutta quanta campagna, io nasco lì negli anni Ottanta, nelle baracche, nelle case basse. Quindi per me ero nato in campagna, non a Roma. Tutta la vita a cercare di scappare da questo quartiere, e invece con il Covid mi sono ritrovato nell'orto di mio nonno, solo con la chitarra, con un bicchiere di vino. Lì è nato questo disco, è nato mentre coltivavo i pomodori. Con il Covid ho capito che il quartiere dove nasci non è solamente il quartiere dove nasci, sei tu. Non c’è niente da fare. Puoi stare tutta quanta la vita a cercare di scappare dal posto dove nasci, ma non scapperai mai davvero. Io gli devo tutto quanto, tutto quello che ho scritto e tutto quello che ho fatto.

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Quindi stai lavorando a questo progetto da quattro anni?

Eh sì, dal Covid. Queste canzoni ho iniziato a scriverle nel 2019. È tantissimo, cinque anni sono passati. C'è stato come un blackout, dopo il Covid la percezione che ho del tempo è cambiata, di quello che devo fare.

Da cosa trai ispirazione? Nei tuoi testi c’è sempre tanta malinconia, la ritroviamo anche nei due brani nuovi?

La malinconia fa parte di questo quartiere. Io adesso vedo un tramonto che non finisce mai, per forza è malinconico, è comunque il sole che muore, il giorno che muore. Quando arriva notte e ci stanno quei fiori che si aprono sotto casa mia, è una malinconia anche quella. È tutto quanto il quartiere che mi dà un po' di malinconia. E poi devo dire che la malinconia maggiore è quando fai un lavoro su te stesso. Ti guardi dentro, vedi tutto quello che hai fatto, vedi il tempo che passa, vedi quello che eri, quello che sei diventato. Insomma, la malinconia secondo me è il motore dell'arte. Un po' in tutti.

Nelle tue canzoni poi viene facile rispecchiarsi.

Dipende come guardi il mondo.

Sarà che allora sono malinconica anch'io come te.

Quindi tu sei una che quando guardi un tramonto ti dà malinconia, non è che ti dà gioia.

No, non mi dà gioia.

Quando sono nell'orto ci sono un sacco di uccellini. Poi quando se ne vanno mi dà un po' di malinconia. Non mi dà gioia che sono venuti da me, mi dà la malinconia quando se ne vanno.

E' un senso di vuoto.

Il vuoto esistenziale che tutti abbiamo. Tu sei, nasci, sei, capisci che sei e quindi hai un vuoto esistenziale. E per questo molte persone pensano che sia un vuoto dovuto dal denaro, dalla mancanza dei soldi, dalla mancanza dell'amore, dalla mancanza del successo.

Prossimo live al Monk di Roma, e poi?

Sto pensando al dopo, sto lavorando su altre canzoni che già mi piacciono più di queste. È sempre così.

Artù
La copertina dell’EP Pietralata

La tua avversione nei confronti dell’uso dei social è passata? Sei molto più attivo ultimamente.

Sì, nell’ultima settimana, per promuovere il disco. Ma era molto tempo però che non postavo nulla. Io non ce la faccio, è più forte di me. Infatti, questi ultimi giorni sto facendo un sacrificio immenso. È un po' difficile, ma tanto andrà a finire questa cosa secondo me. Lo so che sbaglio, ma non ci riesco proprio. Se vado in un posto non voglio fare una foto e pubblicarla, vado in un posto e basta, lo devo sapere solo io.

Sei andato a vedere la mostra di Rino Gaetano?

Sì sono andato, tu? E c'ero anche io, vedermi mi ha emozionato.

Certo, sono andata. Sei nella foto di Buon Compleanno Rino all’Orion nel 2019.

Una mostra bellissima, tutte le cose appartenute a Rino. Davvero emozionante.

Qual è il messaggio che contiene questo disco?

Che siamo tutti più simili di quello che pensiamo di essere. Molto spesso quando noi stiamo da soli per conto nostro, pensiamo di stare male, che noi abbiamo le paure mentre gli altri non le hanno. Invece le paure che hai tu sono le stesse che ho io. Noi non siamo soli. Me ne sono accorto con il Covid, con tutto quello che è successo, con quel momento desolante. Se tu parli con una persona e gli apri il cuore, te lo apre anche lei, e ti dice le stesse paure che hai tu. In quel momento tu ti senti meno solo. È un po' quello che succede quando cantiamo le canzoni insieme sul palco, lì non sono più solo. Quella malinconia di “Tutto passa” è anche la tua e anche la mia. E quindi me ne libero un po'.

Questa canzone l’ascolto nei momenti tristi e riesce a farmi pensare che alla fine “tutto passa tutto se ne va”.

È una cosa bella, perché se stai passando un momento brutto "tutto passa" è una cosa bella. Questa canzone è il fondo della mia malinconia, un pezzo così non lo posso più scrivere. Lo sento veramente mio. Anche se l'altro ieri ne ho scritto uno che secondo me è molto importante.

Lo inserirai nel prossimo disco?

Sì.

Allora l'aspettiamo con ansia.

Ma tu verrai al Monk?

Certo, assolutamente.

Allora ti aspetto là.

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