“L'umanità è portata avanti dai tanti sfortunati e illuminata dai pochi eletti”, scrive il "filosofigo" Pietro Fanelli, sotto una sua foto in cui porta le sue eteree chiappe a prendere aria. Facile pensare alla dicotomia tra lato B e sfortuna, e magari interpretare la frase in questo senso, ma forse c'è un significato più profondo per cui Tiche, dea della fortuna, avrebbe in uggia la bassa umanità degli sfortunati, ai quali accollerebbe il peso di portare avanti il mondo. O ancora, non sarà che parlare di sfortuna sotto le foto delle proprie fortunate chiappette da eletto sia un richiamo all’Assoluto, quello di Schelling, come unità indifferenziata di io e non-io? No! Quel sedere efebico illumina, sul serio, ed è lui a condurci alla verità: è una stronzata. Di indifferenziato c'è soltanto la spazzatura del sacco nero, quella che ritirano al giovedì, quella dove andrebbero buttate le poesie di Fanelli. Eppure siamo qui a parlarne, attirati come zanzare dalla luce riflessa delle sue millemila interazioni sui social, dalle sue natiche luminescenti e dal fatto che il Mart di Rovereto, stimatissimo Museo di arte moderna e contemporanea, gli abbia dedicato uno spazio per realizzare una serie di incontri e workshop, da settembre 2025 fino a febbraio dell'anno dopo. Il motivo? Leggiamo pari pari, con un pizzico di vergogna, le parole che gli riserva la locandina del museo, dal leggero retrogusto di socratica cicuta: “La profondità dei suoi pensieri e l'anelito ad una ricca interiore (ahinoi, c'è anche una sanguinante d eufonica inopportuna, ndr) esprimono riflessioni, poesie ed aforismi (aridanghete con la d eufonica: un laccio emostatico, per favore! ndr) che incontrano le suggestioni delle opere esposte al Mart”. L'augurio è che si siano confusi, e che forse l'anelito venga inteso nel suo senso originario di respiro affannoso, e che le suggestioni incontrino non le opere d'arte esposte al Mart, ma il reparto sgrassatori del Tigotà. Senza nulla togliere al reparto sgrassotori, e ammesso che gli artefatti esposti al museo non siano sul serio flaconi di sciànteclér, che con l'arte contemporanea non si sa mai. L'altro augurio è che il testo l'abbia scritto lo stesso Fanelli, e non un curatore museale.

“Siamo schiavi. Una dittatura invisibile che ruba l'anima”, recita Fanelli. Se questa è la ricca vita interiore, meglio la povertà assoluta, anche se il Marchese "Gigino" Di Maio l'aveva abolita. L'anima a cui fa riferimento il Fanelli quale sarebbe? Quella tripartita di Platone, con la biga alata trainata dai due cavalli, nero e bianco? Quella aristotelica, intesa come principio dell'animale? La terza ipostasi di Plotino, dopo l'Uno e l'intelletto? Difficile che la risposta non sia, anche qui, come quella di prima. No. È una stronzata. Siamo schiavi, di chi? La dittatura invisibile: argomento classico e vincente del complottismo storico. Non cielodikono, il sistema ci vuole soggiogare e altre simpaticherie a vostro gusto. Come si ruba l'anima, poi, che è intangibile per definizione? Ah, è una metafora; ah, è poesia. Tres bien, ma l'effetto è un po' quello delle scie chimiche, solo che al posto degli aerei ci sono le meches biondissime che emergono come riflessi di luce: sarà questa l'illuminazione, quella che proviene dalla celestial criniera del poeta, il quale su TikTok e su Instagram dispiega la potenza del suo pensiero. “Il clochard ha toccato lo spirito più di quanto lo tocchi il Papa”: a cotanto lirismo ci porta la sua bio di Instagram, a siffatto punto che che ne siamo contagiati in guisa da scrivere 'cotanto lirismo', 'guisa' e 'siffatto'. Ma analizziamo anche questo componimento.
Come diceva Hegel di Napoleone: “Lo spirito del mondo a cavallo” ma disarcionato, senza spirito, e il cavallo forse è quello, basso, dei pantaloni, quando Fanelli si ricorda di metterli. In una gara a chi tocca di più lo spirito, tra lui e il Papa, a quanto pare vince lui, il clochard. È una sfida? Che gioco è? Ce l'hai? E sto povero spirito, non denuncerà entrambi per molestie? Ma i veri problemi sono altrove, e Fanelli vuole dimostrare di essere un genio a tutto campo: oltre al naturismo e alla poesia, arriva la critica sociologica. Si parla di lavoro, ma l'analisi è più simile a un pezzo di Bruno Mars che a un libro di Karl Marx, forse ha confuso The Lazy Song (today I don't feel like doing anything, tururu tururu, I just wanna lay in my bed) con Das Kapital. “Il cancro di questo mondo? La gente si accoltella tutti i giorni per andare a lavoro”, accusa il biondissimo nipote di Engels, mimando un harakiri. Si accoltella da sola, specifichiamo, e metaforicamente, speriamo. Il senso, ci pare di capire, è che lavorare non piace a nessuno; men che meno a Fanelli, il quale non è riuscito nemmeno a stare sull'Isola dei Famosi, perché si sentiva in prigione. La soluzione? “Seguite la dritta via, seguite l'anima, non la… laaa… ehm… blerg… uhm… (non trova le parole, schiocca le dita in maniera stizzita) semplificazione delle cose, sennò rimanete anestetizzati, vi vendete al Diavolo che vi tenta con la perfezione che non esiste. Io sono qui, a mezzanotte e mezza, a dirvi queste cose perché ho scelto di venire sulla terra per questo”. Tutti state pensando a Quelo di Corrado Guzzanti, ma il vero filosofo sta immaginando lui che, in versione eidetica, pura forma nel mondo delle idee, che sceglie di discendere giù sulla terra, presumibilmente come animalculo (così Van Leeuwenhoek chiamava la sua scoperta scientifica fatta al microscopio, gli spermatozoi) nel bozzolo testicolare del babbo, soltanto per dire ai suoi follower di seguire la dritta via, dantescamente smarrita. Ma la filosofia è anche una scienza pratica, il cui scopo è la felicità. Bene, ecco la soluzione di Pietro Fanelli per raggiungerla.
“Non dovete più fare quello che non volete. Una società sana, bella e giusta può esistere. Non andate più a lavorare. State a casa”. Ottimo consiglio, può essere che sia rimasto posto al Mart di Rovereto, a patto che siate, come dicevamo all'inizio, tra i pochi eletti con le chiappe al fresco e non tra gli sfortunati che si accoltellano tutte le mattine, non si capisce se prima o dopo il caffè, la sigaretta o la cacata perfetta, cosa che con i pensieri di Fanelli non manca di sicuro. Felicità è non lavorare, e fin qui tutto bene. Fanelli non lo sa, ma il libro lambda della Metafisica di Aristotele, a leggerlo dopo esserselo sbattuto ripetutamente in testa, diceva proprio questo: che la cosa più divina non è trombarsi la cugina. No, quella è opinione popolare, non verità. La cosa più divina è non fare una mazza. Il motore immobile, il divino, ciò che fa muovere tutto il resto del mondo per attrazione verso di sé, quello che poi nel medioevo verrà chiamato Dio dai commentatori arabi, da Alberto Magno e da Tommaso d'Aquino, non faceva altro che oziare. La sua unica attività era pensare sé stesso, perché in quanto divino doveva la sua unica facoltà era quella più alta, cioè pensare. Cosa? L'argomento più alto: sé stesso. Un po' come Fanelli che però, in un altro video in cui viene “casualmente” fermato da un altro tiktoker, che “casualmente” gli pone delle domande in apparenza profonde ma profondamente idiote, spiega che nella vita lui fa il modello. “Perché sono schiavo dell'ego”. Lui, il profeta della libertà e del fai ciò che ti pare. Alla fine è schiavo. Ma poi, saprà cos'è l’ego? Lo intenderà cartesianamente, come sostanza? O più come Ricoeur, che lo pensava come altro sé? Sarà mica l’ego di Freud, che media tra gli istinti e la morale in base al principio di realtà? Ancora una volta, per tornare alle chiappe di partenza: no. È una stronzata. Avremo trascritto male noi: forse voleva dire che fa il modello perché è schiavo del Lego, e gli servono soldi per comprare mattoncini. Ma un lampo di lucidità, a maggio del 2024, ce l'ha avuto. Un post su Instagram di risposta agli haters. Classica posa da Cristo in croce. La caption: “Le persone che commentano sotto le mie foto e video sparsi nel cancr* web lo capiscono che io prospero grazie alle loro fatiche? Alle loro interazioni?”. Poi: “Io vivo come dico io e anzi abuso di voi che purtroppo siete stupidi e mi nutrite senza saperlo. Quindi silenzio e fate i manovali che non potete fare altro”. Pace, amore universale, società giusta e odio totale. D'altronde Fanelli auspica la fuga della città per il ritorno in natura, e crediamo che con questo intenda il ritorno allo Stato di Natura ipotizzato da Hobbes, dove tutti erano in guerra contro tutti, e l'uomo era “Homini lupus”, cioè lupo per gli altri uomini. Il profeta tocca lo spirito, ma non toccate lo spirito al profeta, che spiritoso non è. Il clochard ve lo buca, lo spirito.
