Fedez non è solo un cantante pop o un rapper: è un simbolo dei nostri tempi, un riflesso delle contraddizioni dell’Italia del 2025. Le sue canzoni, da Vorrei ma non posto a Battito, parlano in fondo di questo mondo iperconnesso ma fragile, dove l’ansia da social media si mescola a questioni sociali come il precariato e la salute mentale. Sul palco, Fedez alterna momenti di ironia tagliente a confessioni personali, come quando introduce Non c’è due senza trash parlando della fama come un gioco pericoloso. Non è un intellettuale certo, ma sa leggere il presente: i suoi testi sono cronache di un’epoca che corre troppo in fretta, tra like, haters e crisi d’identità. La sua forza sta nel non nascondere le proprie vulnerabilità, trasformandole in narrazioni che risuonano con chi lo ascolta. Ieri, il pubblico ha risposto con entusiasmo, riconoscendosi in quel mix di rabbia e speranza che Fedez porta avanti da anni, anche se a volte la sua retorica sembra più un prodotto del sistema che una ribellione ad esso.

Il Forum di Assago era sold out con buona pace degli invidiosi, un mare di persone che spaziava da teenager agli over 30. La platea era un mix generazionale: ragazzi con i cellulari alzati per riprendere ogni secondo, ma anche adulti che forse hanno conosciuto Fedez attraverso i suoi post su X o le sue battaglie pubbliche di 12 anni fa. Non c’è dubbio che Fedez sappia ancora attirare folle, nonostante le polemiche che lo inseguono. La diversità del pubblico riflette il suo appeal trasversale: non è più solo il rapper dei giovani, ma un personaggio che parla a chi cerca un megafono per le proprie insicurezze. Anche se a volte la sua fanbase sembra più attratta dal “brand Fedez” che dalla musica in sé, ieri sera l’energia era genuina. Un buon concerto.
La scenografia era un punto di forza dello show. Un palco dominato da schermi LED che proiettavano visual psichedelici, frammenti di video virali e immagini che richiamavano la sua carriera, dai primi mixtape alle copertine dei gossip. Luci al neon e piattaforme mobili creavano un effetto futuristico, senza strafare: tutto era calibrato per non sovrastare la performance. Fedez si muoveva con sicurezza, passando dal centro del palco a una passerella che lo portava vicino al pubblico. Questa cura estetica non è solo spettacolo Nonostante le controversie – dalle accuse di incoerenza politica agli attacchi personali – Fedez sembra impermeabile. Ieri ha fatto un accenno ironico alle sue “battaglie su X”, dicendo: “Tanto parleranno sempre, no?”. Il pubblico ha riso, ma il messaggio era chiaro: le polemiche sono rumore di fondo, lui va avanti. Questa resilienza, costruita anche grazie a una produzione visiva impeccabile, gli permette di mantenere il controllo della narrazione.

La musica di Fedez è intrisa di dolore, un tema che ieri è emerso con forza. Fedez non nasconde le sue lotte: la malattia, le crisi personali, i momenti in cui ha pensato di mollare tutto. Sul palco, ha raccontato di come il 2022, con la diagnosi di tumore, abbia cambiato il suo modo di vedere la vita. “Non sono qui per farvi pena, ma per ricordarvi che si può cadere e rialzarsi”, ha detto la sera prima in cui sono andato io. Questa capacità di trasformare il dolore in arte è ciò che lo distingue da molti colleghi. Non è solo storytelling: è una catarsi che coinvolge chi ascolta. Anche i brani più leggeri, come Mille o La dolce vita, hanno un retrogusto amaro, come se Fedez volesse ricordarci che dietro ogni sorriso c’è una battaglia. La sua voce, non sempre perfetta, era carica di emozione, e questo ha compensato qualche incertezza tecnica (che c’è stata). Il concerto di ieri è stato un viaggio tra luci, ombre e contraddizioni. Fedez non è un cantante impeccabile, e alcuni momenti – come le basi troppo alte in certi brani – hanno coperto la sua voce. Eppure, la sua forza sta altrove: nella capacità di parlare a un pubblico che si riconosce nei suoi alti e bassi. La scenografia ha amplificato l’esperienza, il sold out ha confermato il suo appeal, e il suo modo di affrontare il dolore lo rende un artista che non si nasconde. Certo, a volte il suo personaggio pubblico – tra social, Pulp e polemiche – rischia di offuscare la musica. Ma ieri, al Forum, Fedez ha dimostrato di saper ancora tenere il palco, di essere un narratore di un’Italia che cerca di non arrendersi. È uscito dal palco tra urla e applausi, con un “Grazie Milano” che sembrava un arrivederci. E mentre le luci si spegnevano, il pubblico cantava ancora, portando a casa un po’ di quella resilienza che Fedez, con tutti i suoi limiti, sa trasmettere
