La famiglia di Luigi Tenco ha espresso in un comunicato, divulgato dall'avvocato Michele Piacentini, una dura critica nei confronti dell’attuale organizzazione del Premio Tenco, affermando che per la manifestazione per loro "si è fermata al 40esimo anno". Una delle ragioni principali di questa presa di posizione risale a dieci anni fa, quando il Club Tenco annunciò la partecipazione al Festival di Sanremo, lo stesso luogo dove Luigi Tenco perse la vita in circostanze mai chiarite. La famiglia sottolinea che il Premio Tenco nacque in chiara antitesi rispetto a Sanremo, rendendo questa decisione particolarmente dolorosa.
La famiglia Tenco, pur omettendo altri fatti che da tempo li hanno portati a disconoscere l'attuale Direttivo del Club Tenco e a non rinnovare l'uso del marchio, mette in evidenza il sistema di assegnazione delle targhe e dei premi, che a loro avviso sarebbe "influenzato da interessi personali". Secondo il comunicato, "la vicinanza di alcune figure del Direttivo ad individui o a interessi discografici e commerciali" avrebbe inciso sulla scelta dei premiati. Un altro episodio increscioso segnalato dalla famiglia del cantautore, scomparso nel 1967, è quello relativo all’artista Piotta, il cui coinvolgimento con il Club Tenco è stato "gestito in modo tale da danneggiare ulteriormente il nome di Tenco". Di fronte a queste circostanze, la famiglia aveva richiesto chiarezza e trasparenza, rivolgendosi persino al notaio Roberta Capossela di Sanremo, che aveva registrato atti per conto del Club. Tuttavia, nonostante si tratti di documenti pubblici, il Direttivo non avrebbe ancora fornito le informazioni richieste, prolungando un silenzio che la famiglia definisce "ingiustificato".
Il comunicato della famiglia Tenco prosegue mettendo in evidenza "la partecipazione di politici", in un periodo elettorale particolarmente delicato per la Liguria, nonché la "presenza di un ospite condannato per l’assassinio del commissario Calabresi". La famiglia ritiene che, al di là di ogni possibile revisione storica, questa scelta sia in netto contrasto con il principio di salvaguardia della legalità che avrebbe dovuto guidare il Club Tenco. Un’altra amarezza espressa dalla famiglia riguarda la concessione del catering della manifestazione a un soggetto che, nel luglio scorso, "aveva sfruttato il nome di Luigi Tenco denominando Albergo Tenco by Bottega una struttura ricettiva a Ricaldone", nel cui cimitero riposa il cantautore. Per questo motivo, la famiglia aveva intrapreso azioni legali, emettendo una diffida e un’ingiunzione. Concludendo, la famiglia Tenco sottolinea che queste azioni dimostrano "una sistematica volontà da parte del Direttivo del Club di sfruttare il nome di Tenco e del Club in modo non nobile". Questo approccio tradirebbe i valori originali del Premio e soprattutto i principi per i quali Luigi Tenco si era battuto durante la sua vita: la lotta contro la corruzione, contro le mafie e contro le ingiustizie.