Dove c’è un accenno di autocrazia ecco che arriva Pupo a portare la libertà, con la libertà per la libertà. Come ha detto in una dichiarazione video alla Tass, l’agenzia di stampa ufficiale russa, rispondendo alla Lituania che gli ha annullato il concerto dopo che il cantante si è esibito al Cremlino: “Io amo la libertà”. Che senso avrebbe, infatti, amare la libertà lì dove non c’è un’autocrazia? Ed ecco che, dopo l’annullamento dell’esibizione lituana, c’è grande fermento nelle autocrazie del mondo per accaparrarsi un concerto di Pupo per la libertà e con la libertà. La Corea del Nord si sta mobilitando per avere Pupo live nella sede del Partito del Lavoro a Pyongyang, dopo avere puntato i missili contro Vilnius, capitale della Lituania, che impedisce a Pupo di cantare per la libertà, con la libertà. Ma non solo. Il verbo di Pupo è destinato a espandersi con il diminuire delle democrazie nel mondo. Secondo il recente rapporto sull’indice di trasformazione della fondazione tedesca Bertelmann Stiftung (BTI), per la prima volta dopo venti anni abbiamo più regimi autocratici che democrazie: 74 contro 63. E lì dove la democrazia arretra appare Pupo, vestito da supereroe tipo Posaman di Lillo, che nei palazzi del potere canta Gelato al Cioccolato, nuovo inno delle resistenze di tutto il mondo. Mbasogo vuole Pupo in Guinea Equatoriale, nel nuovo palazzo presidenziale di Ciudad de la Paz: Mbasogo ha sventato due golpe finanziati da Sir Mark Tatcher (figlio di Margaret) e della Lituania se ne strafotte e pare sia fan della canzone L’angelo postino (che non è una bestemmia), ma che la canticchi cambiando un po’ il verso: “Bambini nati laggiù, dove fanno i golpe”.
Grande fermento tra i Talebani, che adesso hanno uno Stato, l’Afghanistan, dove potere ospitare in maniera ufficiale Pupo, dove il cantante è ritenuto un paladino della libertà da quando, dopo il ritiro delle truppe statunitensi, tutti i talebani intonarono in coro: “Su di noi, ci avresti scommesso tu?”. Nella Repubblica Popolare del Congo Pupo, probabilmente, dovrà tenere due concerti: lo vogliono sia Joseph Kabila, che nonostante abbia perso le ultime elezioni comanda di fatto su gran parte del Paese, sia Felix Tsnisekedi: se andasse in porto l’organizzazione di questo doppio per la libertà, con la libertà, e fa niente che il sito Viaggiare sicuri sconsigli le visite in Congo senza scorta armata della brigata Wagner o di altre organizzazioni paramilitari o mercenarie. È destinato ad allungarsi questo “tour della Libertà” di Pupo. Secondo il rapporto BTI citato, infatti, la democrazia negli ultimi anni si sta erodendo, come accaduto in Bangladesh, Mozambico e Turchia, che sgomitano per avere il cantante e così sancire ufficialmente il loro addio alla democrazia, mentre i Paesi in fondo alla classifica, Cambogia, Venezuela e Zimbawe, dovrebbero avere di diritto una tappa del tour, garantita dall’amore per la libertà dell’artista toscano. Ma in ogni caso non disperino gli italiani! Il rapporto della Fondazione Bertelsmann, fortunatamente, ci mette tra le democrazie imperfette, per cui alcune date di questo “tour mondiale della Libertà” dovrebbero toccare anche l’Italia. Come ha dichiarato Pupo, con la sua libertà umile, a proposito del concerto a Cremlino: “Io sono un cantante, non sono il Papa”. Papa Francesco, ricevuta la notizia, starebbe pensando di invitare Pupo per un concerto nello Stato Vaticano.