E se il problema non fosse Libero ma Repubblica? E se Libero, che ha eletto Benito Mussolini come uomo dell’anno avesse ragione? Oggi Repubblica regala ad Antonio Scurati (una loro firma) la prima pagina del Venerdì in vista dell’uscita della serie Sky ispirata alla serie di suoi romanzi, M (Bompiani 2018, 2020, 2022, 2024) e uno spazio, ieri, nell’apertura del quotidiano in cui cerca di spiegare come nacque una dittatura. Scurati sembra essere diventato il nuovo Renzo De Felice, pur non avendo scritto dei saggi seri come quelli di Emilio Gentile o dei romanzi belli come quelli di Andrea Pennacchi. Ma ha fatto strada e il motivo non è il nuovo governo, che impone al Paese eroi antifascisti e intellettuali coraggiosi, perché Scurati era famoso anche prima. Semplicemente da anni la sinistra è ossessionata dal fascismo, proprio come scriveva Mario Sechi per spiegare la scelta di Benito come uomo del 2024. Mentre a Bologna il sindaco Matteo Lepore pare abbia regalato dei buoni di fine anno ai suoi dipendenti scegliendo una password facilmente decriptabile (fonte: Il Fatto quotidiano), “27UP1d0c0c091i0n3” (stupido coglione), l’intellighenzia, avendo perso anche quel po’ di ironia che ci si aspetta dai filosofi di sinistra (è rara, ma c’è; come quando Paolo Virno, nel suo Grammatica della moltitudine scrive: “Se si vuole la semplicità a tutti i costi, basta scolarsi una bottiglia di rosso”), è riuscita a fraintendere una copertina platealmente ironica, quella di Libero appunto, mentre per non riuscire a prendere sul serio le proprie, di copertine, come quella del Venerdì, o come quella di Repubblica.
C’è uno sfasamento, una placca di acciaio piantata nel cervello dell’Intelletto generale, che scombina i pensieri dei dotti, dei medici e dei sapienti. A nulla valgono i rimproveri di Giordano Bruno Guerri, che ricorda agli antifascisti di studiare il fascismo (e cioè lo statalismo), si preferisce perdere tempo con i tentativi in extrema ratio di raccattare percentuali di voti da fasce della popolazione con cui non si hanno canali di comunicazione: i giovani, soprattutto, che dovrebbero restare impressionati, secondo il sindaco della città rossa, da una fenice transgender fatta bruciare la sera di Capodanno, su commissione del comune, e disegnata da Fumettibrutti (coerentemente con il suo nome ci regala un piccione dalle sembianze falliche che avrebbe potuto meritare solo le fiamme). Insomma, dov’è la sinistra? Nell’ironia di Libero e della destra. È la fine di quel processo che ha permesso al populismo di destra di inglobare principi e caratteristiche seducenti della sinistra, trasformandosi in quell’idra in grado di mettere d’accordo tutti: conservatori, rossobruni, nouvelle droite e pure qualche veterocomunista come Marco Rizzo.