Dopo continui rinvii e un’attesa che sembrava interminabile, Il Commissario Ricciardi è tornato. E l’ha fatto con il botto. Motivo? Luigi Alfredo ci ha messo sì ben tre stagioni, ma alla fine anche lui ha riso. E non uno di quei sorrisi sghembi e mezzi accennati a cui ci ha abituati nel tempo, no: una risata vera, inaspettata, quasi come se volesse schiaffeggiare quel dolore cronico che lo accompagna dal momento zero. Una scena che vince a mani basse tra tutte quelle della prima puntata della nuova stagione del Commissario, tornato in prima serata su Rai Uno con un Lino Guanciale che interpreta Ricciardi al suo apice. Il salto, non solo attoriale, rispetto alla prima messa in onda è evidente. Perché Guanciale non si limita a prestare volto e voce a Luigi Alfredo, ormai Lino è Ricciardi. Ha dato e sta dando forma e sostanza ai suoi innumerevoli silenzi, alla camminata con l'impermeabile grigio, e a quell’indomabile ciuffo diventato essenza e simbolo del personaggio stesso. E ora lo sta accompagnando perfino verso la felicità di un amore condiviso. Un amore che si sta facendo strada nel dolore che Ricciardi sente dentro da sempre, complice quel dono o, talvolta percepito come maledizione, ereditato dalla mamma: il Commissario vede i fantasmi delle persone che sono morte di una morte violenta, il che negli anni ha collocato lo stesso Ricciardi a metà tra il mondo dei vivi e quello dei trapassati. Ma qualcosa sta cambiando, e in quel dolore assordante che si porta dietro da bambino ha fatto breccia un dolce sentimento, nei confronti di quella ragazza a lungo spiata dalla finestra. E quella risata, che tanto ha sorpreso, è solo l’incipit di un cambiamento graduale ma totale. E, SPOILER per chi non avesse letto i libri di Maurizio De Giovanni da cui è tratta la serie a differenza di chi scrive, Ricciardi sta finalmente per confessare l’incofessabile. Scegliendo di condividere quella che avverte come una condanna con Enrica. L’atmosfera della serie ricorda sempre quella delle precedenti stagioni, ma qualcosa è mutato insieme a Ricciardi. Meno malinconia e meno tristezza, quasi come se i colori avessero seguito il cambio di rotta del protagonista. Chapeau.
Napoli è sempre lì, ma con un aspetto meno da cartolina da città anni 30 durante il Fascismo. Come se tutto il contesto che gravita attorno a Luigi Alfredo si sia tolto di dosso quel senso di pesantezza che nel primo episodio in assoluto della serie tanto aveva fatto storcere il naso. Meno crimini e più sentimento. Ricciardi, Enrica, Napoli, il Fascismo ma soprattutto Lino Guanciale. L’attore re delle fiction Rai, e non solo, che si porta appresso il picco di share ovunque vada. Dai tempi quasi non sospetti dell’iconico dottor Claudio Conforti de L’Allieva a oggi il gradino più alto del podio dei “sceneggiati” della rete ammiraglia resta il suo. Può risolvere omicidi, sezionare cadaveri, avere un suo studio legale o essere lui stesso un fantasma. Il tutto senza far cadere mai l’asticella dell’attenzione nello spettatore. Ma è a teatro che dà il suo massimo. Eppure, un paio di note stonate, nel ritorno del Commissario purtroppo ci sono. E noi di MOW ci siamo chiesti: ma qual è il senso del riassunto che hanno proposto prima della puntata, e che di conseguenza ha completamente spoilerato tutta la stagione? Motivo? Chi lo sa. Non era forse meglio un recap delle precedenti due stagioni, dal momento che sono passati anni dall’ultima messa in onda? E poi, perché trasmettere due puntate nella stessa settimana, quando gli episodi nel complesso sono soltanto quattro? Qui chi guarda ci resta male, perché Lino Guanciale in prima serata è un qualcosa che va assaporato lentamente, non consumato tutto in una volta. Il Commissario Ricciardi con questa nuova stagione sembra ricordarci che quando c’è Lino Guanciale di mezzo, la cara mamma Rai sa ancora confezionare dei prodotti televisivi che valgono e che sono di qualità. Come, magari, una nuova stagione de l’Allieva. Chissà…