Una premessa: chi scrive è talmente a favore del libero mercato e della libertà di espressione che né la divulgazione a pagamento né i discorsi di odio lo scandalizzano. Ma la retorica dell’eroe che prova a resistere agli attacchi giornalieri di un mondo ingiustificatamente ostile rasenta la comicità e il caso di Roberto Burioni, viro-star televisiva, docente di un’università importante e noto per le sue gentilissime espressioni per no-vax e vari negazionisti scientifici, è, in questo senso, emblematico. Un’altra premessa: questo non è un articolo no-vax. Burioni ha praticamente sempre ragione quando parla di medicina. Non c’è margine di discussione su questo, almeno qui (a titolo di esempio, è evidente che i medici novax vadano licenziati, come spiegato qui). Burioni spiega non solo i paper che smontano le balle no-vax, ma spiega anche i paper citati dai no-vax ma che non sono mai stati letti (o capiti) davvero. Quindi se qualcuno spera di trovare qui degli argomenti antiscientifici purtroppo rimarrà deluso. Semmai, è un articolo sui falsi sentimenti.
Ora la storia: Roberto Burioni annuncia l’addio ai social per trasferirsi su Substack, la newsletter che funziona come un social (con tanto di feed e retweet) e che prevede dei piani di abbonamento che vanno dal totalmente gratuito a quello annuale a pagamento. Essenzialmente le motivazioni sono tre, il fatto che i suoi contenuti possano essere usati per addestrare l’intelligenza artificiale, il fatto che i social seguano delle “agende” sfruttando ciò che le persone scrivono e poi questa: “Dopo 10 anni sono stanco di essere utilizzato come sputacchiera (...) gli insulti, le minacce e tutto il resto rimangono e anche se io passo le guardano i miei studenti, i miei colleghi, i miei amici, pure mia figlia di 14 anni e a un certo punto bisogna dire basta”.
La scelta di spostarsi viene applaudita da un altro docente e divulgatore, autore su Il Foglio, Enrico Bucci (un altro che non sbaglia quasi mai), che commenta così: “Burioni non è mai stato ‘cattivo’: è stato semplicemente netto, e questa è una forma di onestà che l’antiscienza non sopporta”. Burioni ovviamente condivide. Quindi Burioni sarebbe vittima dell’hate speech dei no-vax, mentre lui ha solamente cercato di fare buona divulgazione. Ma davvero è così? Ovviamente no e Burioni lo sa benissimo, visto che sulla sua pagina, nel corso di questi anni, si è radicalizzato fino a toccare vette di puro populismo scientifico, fidelizzando quella parte di lettori che nei suoi canali desiderano leggere soprattutto insulti, battute e perculate ai poveri ignoranti scientifici.
È una versione personalizzata di “Aboliamo il suffragio universale”, una sorta di snobismo scientista che non fa bene a nessuno, tantomeno alla divulgazione, di cui Burioni dovrebbe essere un rappresentante. Noi siamo più dalla parte del Teorema di Cipolla sulla stupidità diffusa a qualsiasi livello (anche tra, indovinate, medici e scienziati). Appaga la pancia dei semicolti, convinti che la scienza sia un monolite e, in definitiva, un’arma retorica. L’idea tribale che c’è dietro è quella secondo cui ci sarebbero i Burioni e poi i somari, definizione che il professore utilizza per i no-vax (ha anche previsto uno speciale abbonamento per i somari sul suo canale Substack di 100 mila euro all’anno; altro motivo di ilarità tra i suoi adepti).
Durante la Pandemia si discusse molto nel campo della sociologia della scienza (e di quegli studi definiti, in università, Sts) non tanto sulla divisione tra no-vax e sì-vax, ma tra questi, cioè i “decisi”, e i “vaccino-esitanti”, cioè tutte quelle persone che hanno dubbi legittimi anche se provocati da domande che potrebbero essere considerate stupide da qualsiasi persona scientificamente alfabetizzata. Sono domande che possono strutturarsi in modi diversi: alcune di esse vengono poste con umiltà e quasi imbarazzo, altre volte sono invettive, attacchi e seguono la logica tipica di tutte quelle notizie dande in modo scandalistico. I vaccini sono da sempre un tema che divide ma che lascia anche molto confusi. La confusione, oggi, può trasformarsi anche in aggressività.
Ma non è proprio questa fascia di popolazione, quella dei vaccino-esitanti, che dovrebbe essere portata dalla parte dei sì-vax da divulgatori ed esperti? Qui serve anche distinguere tra medici professionisti, come Burioni, docenti, e gli esperti di comunicazione scientifica (una cosa che con i titoli di Burioni non c’entra nulla). In Italia questa distinzione non esiste e Burioni ha sostanzialmente pensato di poter fare il professore di medicina in tv e sui social, bocciando e mortificato gli ignoranti. Questo cosa ha a che fare con la giusta informazione scientifica? E come non pensare che questo atteggiamento odioso non abbia alimentato camere d’eco e svariati bias di conferma e di gruppo e cioè non abbia creato divisioni e polarizzazioni che un divulgatore avrebbe dovuto evitare?
Burioni non risponde a queste domande e si trasferisce su un canale a pagamento perché stanco di essere insultato, nonostante sia stato il primo ad aver ridicolizzato una parte di suoi lettori con cui ha preferito non confrontarsi, fedele a slogan privi di qualsiasi fondamento (per esempio che la scienza non sia democratica, un’affermazione talmente superficiale e confusa che, se volessimo usare il vocabolario di Burioni, dovremmo considerare “da somari”; basterebbe chiedere: se non è democratica, cos’è? E aspettare una risposta, se c’è). Le cifre dell’abbonamento sono simboliche e qualche abbonamento lo ha anche regalato, quindi il punto non è questo. Ma credere che il trasloco su Substack sia un modo per evitare i discorsi di odio, gli stessi che egli stessi promuove, è semplicemente falso. Basti pensare che non passa articolo senza che Burioni non ricordi a tutti, nella sua newsletter purificata e per intelligenti, quanto si viva meglio senza “sorci scemi”. Della serie: il bue che dice cornuto all’asino.