Non importa sai, c’avevo judo. Questa frase, presa pari pari dal testo di "Tapparella", ever green del repertorio degli Elio e le Storie Tese deve essere stata la risposta che per troppo tempo il buon Enrico Ruggeri ha dovuto dare a quanti, con una certa sorpresa insistenza, gli chiedevano il perché del suo non prendere mai parte a certi concerti benefici o a fin di bene, che sembra sia la stessa cosa ma la stessa cosa non è. Ultimo in ordine d’arrivo, ma probabile che nel mentre ne sia saltato fuori qualcun altro, in genere gemmano con una frequenza inusitata, “Per la Pace- Live contro le guerre”, concerto che si terrà il 23 ottobre all’Unipol Forum di Assago. Un evento che vede in cartellone i nomi di Fiorella Mannoia, Alessandra Amoroso, Annalisa, Brunori SaS, Elisa, Elodie, Emma, J-Ax, Madame, Ermal Meta, Francesca Michielin, Fabrizio Moro, Piero Pelù, Giuliano Sangiorgi e Rose Villain. Concerto, appunto, che non vede in cartellone Enrico Ruggeri, come spesso è capitato ultimamente. Non c’era al concerto "Una, Nessuna e Centomila", non c’era al concerto "Italia Loves Romagna" e via discorrendo. E non perché avesse sempre judo, vien da supporre, motivo comunque più che valido. Però è successo che oggi Enrico Ruggeri si sia scocciato di dover sempre spiegare l’ovvio, così ha preso e scritto su Facebook un post che, se possibile, ha provato a dire qualcosa in più del necessario, aprendo un ipotetico dibattito.
Questo il suo post: “Ho preparato una playlist, che ho chiamato Social Rouge, nella quale ho inserito alcuni pezzi nei quali ho affrontato argomenti 'particolari', dalla guerra al carcere, dalla malattia al disagio mentale, dalla droga alla pena di morte. Molte canzoni risalgono a periodi 'insospettabili', quando ho scritto 'Trans', per esempio, Lgbtq era al massimo un codice fiscale… Oggi le battaglie sociali, tra buona fede e opportunismi, sono all’ordine del giorno nel mondo della musica, accompagnate da eventi social-benefici. A questo proposito vorrei dirvi che quando leggete i nomi dei partecipanti a questi eventi è bene che sappiate che vengono organizzati da grandi strutture manageriali che invitano solo i loro affiliati: parlando anche a nome dei tanti colleghi che non vedete tra i partecipanti vorrei solo dire pacatamente che chi non c’è… non è stato invitato. Nulla toglie a quanto di meritorio potrà avvenire, nulla toglie ai prescelti (ognuno gioca le sue carte, ci mancherebbe), è solo per rispondere a chi mi scrive perché non hai aderito? Non tutto è come sembra”.
Ora, l’ovvio, almeno per gli addetti ai lavori, è che queste iniziative, che, ci mancherebbe pure, hanno sempre scopi benefici, si tratti di raccogliere fondi o di sensibilizzare l’opinione pubblica. Sono concerti, e i concerti li organizzano i promoter, un promoter nello specifico, sempre quello lì, Friends and Partners. È la società di Ferdinando Salzano, infatti, a aver organizzato Per la pace, e sempre la società di Ferdinando Salzano a aver organizzato Una, Nessuna, Centomila e anche Italia Loves Romagna. Concerti che, guarda caso, avevano un cast piuttosto simile, se non uguale. Un cast di artisti che ci mette la faccia, e quindi meritano un applauso, anche quando non ce la mettono con le loro canzoni, mai un riferimento a tematiche impegnate, mai una posizione presa sui social o in un’intervista su temi sensibili, come se prendere posizione fosse contro natura e loro fossero il Papa. Una sorta di compagnia di giro, la medesima che poi ci capita spesso di vedere anche in televisione, si tratti di essere dentro il calderone di Sanremo, nei programmi di intrattenimento vari, o ospiti di quei programmi che hanno altri cantanti della medesima agenzia come presentatori. Sia chiaro, ripetiamo, sensibilizzare contro la guerra, raccogliere soldi a favore di Emergency, fare opere di bene è sempre meritorio, ma sarebbe bello, a volte, così, en passant, che il tutto fosse permesso anche agli altri, o che si sapesse che gli altri non sono lì perché nessuno li ha invitati. Perché passi non essere in cartellone in una di quelle tante, tantissime celebrazioni cui ci siamo ormai abituati, dai quarant’anni di Rimmel a quel che passa il convento, ma non esserci mai quando si tratta di farsi sentire per la pace o contro qualsiasi forma di discriminazione, a volte, risulta fastidioso. Al punto che c’è chi, Enrico Ruggeri oggi, deve armarsi di pazienza e star lì a dimostrare con le canzoni scritte, alcune appunto in tempi non sospetti, quando certi temi erano, sembrava, appannaggio solo di certi artisti, quelli che poi frequentavano le Feste dell’Unità, per dimostrare una sensibilità che evidentemente dalle canzoni passa, ma solo lì rimane. Immagino sarà bellissimo sentire all’Unipol Forum veri e propri inni per la pace quali "Mon Amour", "Mambo Salentino", "Nessun grado di separazione", "Click Boom" o "Black Nirvana", ma anche sentire qualche canzone come "Primavera a Sarajevo", "Lettera dal fronte (ta-pum)" o "Nessuno tocchi Caino" non sarebbe stato male, a dirla tutta. Queste le potete ascoltare nella playlist che Ruggeri ha creato per l’occasione. Lui ai concerti benefici non prende parte, non può, c’ha judo.