L'uomo nasce libero ma ovunque è in catene, diceva Jean Jacques Rousseau, il filosofo giusnaturalista del Contratto Sociale. Non parlava di donne, ma erano altri tempi. Oggi ci pensa Elodie a dire che il corpo della donna nasce libero, ma ovunque è in catene. Cioè, non lo dice espressamente, ma facendo una cosa che ormai sembra d'altri tempi: un calendario mezza vestita. Anzi, non un calendario, ma Il Calendario, quello della Pirelli. Il più prestigioso, non di quelli da appendere in ambienti maschili e maschilisti come l’officina o il negozio del barbiere. Giocando in anticipo sulle polemiche, Elodie ha anche rilasciato un'intervista a Repubblica per argomentare filosoficamente la sua scelta, annunciandola come la nuova e definitiva affermazione della libertà femminile. Elodie parte a bomba citando, probabilmente in maniera inconsapevole, Michel Foucault: “C'è un controllo sul corpo, oggi più che mai”, aggiungendo un argomento tuttavia fallace. “Se ci spostiamo a destra, guardando l'Italia, le donne non sono libere neppure di girare come vogliono”. Forse si è dimenticata che è stato l'anticomunista per eccellenza Silvio Berlusconi a sdoganare, in televisione e in politica, la potenza dell'ostentazione del corpo femminile. Colpo grosso, Drive In e le Veline, storiche colleghe calendariste di Elodie, erano modelli di empowerment femminile? Forse si, ma non ce ne eravamo accorti, distratti com’eravamo da quel turbinio di glutei e prominenze balconari.
Proseguiamo con la filosofia. Tutto nasce dal concetto di proprietà, secondo Elodie: “L’uomo è ossessionato dalla donna, ne vorrebbe la proprietà. È il problema generale dell'uomo, anche coi confini. Nessuna terra è di proprietà, e certamente nessun essere umano”. Qui forse vuole citare il classico aforisma di Proudhon, la proprietà è un furto, poi però controargomenta con la psicanalisi, dicendo che l'istinto di proprietà deriva dalla paura del distacco. Come si possa combattere tutto questo togliendosi i vestiti non è chiaro se non che, mescolando Slavoj Zizek a Elodie, viene da pensare che la tensione erotica è davvero ineliminabile, e che le foto di un calendario non possono avere altro effetto che aumentare l'ossessione dell'uomo per la donna. “Mi piace il corpo, ci gioco”, conclude Elodie, “ma non è centrale rispetto a cosa sono. Spero di spiegare alle ragazze ciò che è davvero importante. Il corpo è una parte di te, ma non sei tu”. Qui ci sarebbe da tirare in ballo tutta la filosofia del Novecento, da Martin Heidegger alla fenomenologia, ma torniamo sulla terra.
Il corpo nasce libero ma ovunque è in catene, sembra voler dire Elodie, ma qual è la vera natura del suo discorso? Come dicevamo all'inizio, c'è un errore di fondo. Fare un calendario per difendere la libertà del corpo femminile vuol dire realizzare un prodotto destinato unicamente al piacere di un pubblico maschile. L'habitat naturale dei calendari, anche ai tempi della scomparsa del cartaceo, rimane l'officina, il barbiere, la cameretta del maschio adolescente. Quindi le tue natiche fanno un favore ai maschi o alla causa femminile? Magari entrambi, ma più probabilmente nessuno dei due. Eravamo partiti dal giusnaturalismo di Rousseau, ma la verità è che l'ostentazione del corpo reclama un unico diritto, anche questo importante ma nascosto, ed è su questo che dovrebbe puntare direttamente Elodie: il diritto dei naturisti a non essere segregati in spiagge nascoste o in campeggi simili a riserve indiane. D'altronde gli amanti dell'abbronzatura a tutto campo sono gli unici fondamentalisti della libertà del corpo, altroché Elodie. Di questo sì che potrebbe essere la portavoce, in nome di un'umanità veramente libera, perché anche il costume da bagno o le vestaglie che indossa Elodie nel calendario sono sintomo di un controllo sui corpi. Per il femminismo, il discorso di Elodie non ha senso.
Per le foto di Elodie (e altre) vi rimandiamo al gruppo Telegram di MOW.