Sarà capitato anche a voi, credo prima o poi nella vita capita a tutti, stai aspettando che qualcuno, un qualcuno specifico, ognuno ha il suo, faccia qualcosa, ti renda un determinato piacere, finisca un lavoro, ti paghi quel che ti deve, ma quel qualcuno latita. Risponde laconicamente alle tue telefonate, spesso neanche quello. Guarda i messaggi su Whatsapp, neanche lo sforzo di togliere le spunte blu, ma anche lì, zero risposte. Proprio come se tu ai suoi occhi non esistessi. Allora provi uno di quei tanti escamotage, ognuno, anche qui, ha il suo. Che so, chiami da numero sconosciuto, ti fai prestare il telefono da un amico, o peggio, vieni a sapere dove trovarlo di persona, e allora provi a fare un’imboscata, anche qui non ottenendo niente di niente. Peggio, a seconda di cosa ci si attenda da questo qualcuno, di fronte a scuse assolutamente poco credibili, quando ci sono, vediamo post che ci dimostrano come la verità sia da tutt’altra parte. “Me la passo male, ma sto aspettando che arrivino finanze e appena arrivano ti pago”, e poi vedi le foto di una vacanza lampo alle Maldive. “Purtroppo non sto troppo bene, ma appena mi rimetto finisco quel che devo finire”, e poi vedi le foto di una partita di calcetto fatta con gli amici. Insomma, ci siamo capiti.
Scuse che nascondono una realtà di fondo, noi, per questo qualcuno, siamo meno di zero, e non si legga in queste mie parole una lecita citazione del gran maestro Bret Easton Ellis, appena tornato in libreria con Le schegge.
A me sta succedendo così, succede ciclicamente, e succede così su più fronti, professionale e umano, ci sta, in fondo opero in un settore popolato da ciarlatani, ma siccome appunto ci opero da ormai oltre venticinque anni, non è sicuramente questo a meravigliarmi e a spingermi a scriverne. Quando sarà il momento, anche questo mi è capitato più volte, se quel che mi spetta non arriverà sarà mia premura occuparmene con tutta la risolutezza di cui sono capace, e se vi è capitato di leggermi in passato saprete bene che sono piuttosto risoluto. Uso privato di luogo pubblico? Può essere, come diceva Malcolm X, by all means necessary.
Il motivo però per cui mi trovo oggi a scrivere queste parole non è tanto per dire a suocera perché nuora intenda, anche, magari, ma perché mi è capitato sotto mano, o meglio, sott’occhi un video, e mi ha lasciato basito. Di più, quasi sgomento.
Tempo fa raccontavo di come il nostro amato sindaco, sempre lui, Beppe Sala, si fosse finalmente reso conto di come la violenza nelle strade a Milano sia diventata un vero problema. Lo raccontavo perché la soluzione che ha trovato, in fondo il sindaco sta lì anche per quello, credo, era abbastanza discutibile, assoldare un superpoliziotto come garante dell’ordine, superpoliziotto, l’ex capo della polizia Gabrielli, che è partito giustamente col piede buono, citando Gotham City e Batman, santo Dio. In altre occasioni, diverse da inizio settembre a oggi, mi sono trovato a scrivere di lui, di Beppe Sala, per tutta una serie di mancanze e inefficienze che l’altrimenti efficientissima Milano sta ormai palesando con una frequenza che bascula tra l’allarmante e l’imbarazzante, il tutto mentre lui, un tempo iperpresenzialista, ricorderete tutti i suoi “buongiorno” sui social, o i suoi discorsi alla nazione del periodo Covid, con tanto di foto mentre sta sul tetto del Duomo, le Frecce Tricolori che volano alle sue spalle, per non dire di quella in completo scuro con calzini arcobaleno, ecco, il tutto mentre lui, un tempo iperpresenzialista, è sparito dai radar, silenzi lunghi e inquietanti, come di chi ormai è più interessato a farsi i fatti propri, portare a casa una Olimpiade Invernale, svendere i quartieri bonificati al miglior offerente, vai di tavoli da ping pong e murales, gettare le basi per il suo futuro altrove, ormai Palazzo Marino per lui ha gli anni contati.
Bene, anzi, male, malissimo, perché finalmente anche lui, la Chimera di chi si aspetta che un amministratore amministri, è finalmente tornato a farsi vedere, non fosse che altro è il contesto verrebbe da dire che è tornato sotto la luce del sole.
In realtà è tornato di notte, o almeno in una scena notturna. Lo vediamo che è pensieroso in auto, mentre attraversa una città scura e deserta. Lo vediamo poi attraversare a larghe falcate un terrazzo, sul cucuzzolo di un grattacielo da cui la città si vede dall’alto. Si dirige verso un uomo, di spalle, sotto sirene e auto che sfrecciano. L’uomo è Claudio Santamaria, il che lascia ulteriormente perplessi, perché lui è lucano, e parla romano, non milanese. Lascia ancora più perplesso sentire quel che dice, contrappuntato, fortunatamente poche volte, perché anche a parlare ultimamente non mi sembra che gli riesca benissimo, dal nostro amato sindaco, Beppe Sala.
Santamaria inizia chiedendo al sindaco se sente i rumori di sotto. Fa riferimento appunto alle sirene, come a evocare un oscuro scenario di guerra, di violenza, di pericolo. Non gli lascia il tempo di rispondere, perché certifica che ormai neanche li sente più, lui, Sala, un po’ come tutti. Si è impossessato delle nostre orecchie, dice, in ogni locale, in ogni autoradio, in ogni telefono, è ovunque, si fa piacere, e poi dimenticare, ed è proprio questo il suo potere. È come le peggiori epidemie, prosegue, si è moltiplicato, ha costruito il suo esercito, salvo poi chiosare, non possiamo permettere che vincano.
Non si capisce bene di cosa stia parlando, l’atmosfera è quella proprio di Gotham City, e quel loro suona ambiguo, ma allarmante.
A questo punto interviene lui, Beppe, che dice: “Ma combatterlo coi tuoi metodi, non lo posso accettare”, infondendo alle sue parole la stessa espressività di quegli orrendi cordoli che ora dividono le corsie per le auto dalle piste ciclabili in Corso Buenos Aires, forse un po’ meno.
Allora perché è venuto qui, signor sindaco, gli chiede Santamaria, fugando per un attimo il dubbio che si tratti di una gag, una scenetta, chiamatela come volete. Santamaria è Santamaria, il sindaco Sala è il sindaco Sala, questo ci dicono.
Sala guarda di sotto. Forse per constatare che l’incrocio di via Castelmorrone gli è venuto proprio una cagata, ma invece arriva la classica citazione di Brecht, spacciato per un qualcuno generico, “Qualcuno una volta disse,” riprende Santamaria, “sventurato il paese che ha bisogno di eroi”. Al che anche Sala sembra avere un sussulto, un moto di stizza. Ci aspettiamo che dica, “Brecht, non qualcuno, e che cazzo,” invece dice, sempre con quel tono neutro da navigatore di Google Maps, “Proprio tu li chiami eroi,” per altro dando del tu a che si è ostinato a dargli del lei, “loro non hanno leggi.”
“L’ultima volta sono andati fuori controllo,” dice Santamaria, agitato, “ma è un rischio che dobbiamo correre di fronte a un nemico così grande, sono l’unica speranza.”
Santamaria si volta verso un telo nero, su sfondo nero, telo nero che nasconde qualcosa.
“Fino oggi ho creduto fosse solo una leggenda,” aggiunge Sala, e a questo punto uno sarebbe pure portato a credere che l’oggetto del dialogo, lì sul tetto del grattacielo, sia un cittadino milanese soddisfatto. Qualcuno che, dopo averlo votato, abbia visto realizzate le promesse elettorali. O meglio ancora, qualcuno che, di fronte a precise richieste, smettetela coi rincari folli, l’Area C che è passata in uno zot da 5 euro a 7,5 euro, un 50% in più come neanche a Dubai, lasciate ogni tanto un parcheggio in strada per le auto private, mica possiamo mettercele in tasca, finitela di guardare a noi cittadini come a un bancomat salvo poi fottervene delle nostre lamentele, il nostro dissenso, per dirla con Giovanni Storti di Aldo Giovanni e Giacomo non può essere visto solo come un fastidio. Invece scopriamo, ma in fondo già lo sapevamo, siamo pur sempre sulla pagina Instagram dei redivivi Club Dogo, primo post giunto dopo tanti anni di inattività, si tratta di uno spot promozionale. Uno spot promozionale che fa il verso proprio a Batman e Gotham City, chissà se prima o poi farà la sua comparsa anche Gabrielli e il più volte evocato figlio della Moratti. Santamaria infatti sfila da sotto il telo un gigantesco faro, tipo un occhio di bue, ma di un bue enorme, e proietta la luce sul cielo notturno e nuvoloso. Solo che invece che il classico pipistrello, Milano non è Gotham City, ecco arrivare l’immagine del cerbero a tre teste, in ordine sparso, Guè, Jake la Furia e DonJoe.
“Questa è una leggenda,” ha detto con il tono di chi sta parlando, in teoria, di qualcosa di epico.
I Club Dogo sono tornati, ok. O meglio, stanno per tornare. Torneranno nel 2024, lo aveva spolierato Emi Lo Zio, ora arriva conferma.
Che arrivi con l’aiuto di Claudio Santamaria, immagino, faccia parte del gioco. Stiamo parlando del mondo dello spettacolo. Che ci sia di mezzo anche Sala, beh, credo sposti il discorso nel campo del discutibile. Attenzione, non sto facendo il bigotto, né il moralista, anche se volendo potrei giocarmi anche quella carta lì, ma che un sindaco sempre più assente, concentrato su un discorso tutto suo, lontano anni luce dal comune sentire, giusto ieri ci ha fatto sapere che da settembre 2024, coi Club Dogo di nuovo in giro, scopriamo oggi, il centro non sarà più appetibile alle auto private, con un Quadrilatero della moda allargato fino alla cerchia di via Senato, ecco, che un sindaco che ormai è presente solo laddove si fanno i giochi degli immobiliaristi, parlando di green mentre ha appaltato a privati Piazzale Loreto e altre parti della città, decida di tornare a sua volta in scena, proprio come i tre di Sacre scuole, in un video che è un lancio promozionale, onestamente, lascia senza fiato. Perché è proprio come il tizio che ti deve dei soldi e se ne sta coi tuoi soldi in vacanza alle Maldive, o quello che non ti ha finito di montare la doccia perché non sta bene e nel mentre ha segnato cinque goal nella partitella di calcetto del giovedì.
A questo punto, perso per perso, che faccia un feat con Vincenzo da via Anfossi, parlando di bamba, di ferri in tasca e di fighe, almeno la prossima volta che lo vedremo parlare a sproposito di svolta green o di comunità Lgbtq+ sapremo tutti che è sempre stata una grande presa per il culo. Joker, Pinguino, Harley Queen, ovunque voi siate, venite a salvarci voi.