Sarà Gabry Ponte a rappresentare San Marino all'Eurovision Song Contest di Basilea. Dopo otto anni, i mancati punti di San Marino a Francesco Gabbani sono stati vendicati; adesso finalmente, Wikipedia potrà smettere di bloccare la pagina di San Marino in concomitanza dell'Eurovision Song Contest. Ironia della sorte, dopo anni di rivalità, San Marino sarà all'Esc con una canzone che canta “Tutta l'Italia”. Il cerchio si chiude. Ma vediamo com'è andata la serata del San Marino Song Contest, decisamente migliorata rispetto all'anno passato in quanto a messa in scena. Ecco tutti i voti e votacci: conduttori, artisti in gara, ospiti.
Flora Canto: 6
Legge il gobbo, fa l'indispensabile. È di viola vestita, per cui non è di certo superstiziosa. Non teme la sfiga, brava, ma visto il livello della serata, avrebbe dovuto.
Francesco Facchinetti: 5
La fretta di Carlo Conti aleggia nell'aria. Purtroppo pure lo spirito di “piccola Chiara” e della letterina: Facchinetti legge infatti una lettera rivolta alla figlia di 9 anni, Lavinia, raccontandole che da grande dovrà incontrare tante difficoltà perché donna in un mondo di uomini. A parte che la bambina crescerà con il vil denaro in tasca, perciò una buona metà delle difficoltà potrà comprarsele, è altamente probabile che vendendo la scena, “Lavy” abbia pensato: cringe. Tra l'altro, la conduttrice che lo affiancava sarebbe donna, se proprio toccava pagare la tassa del monologo per l'8 marzo.
Pubblico: 0
Sono seduti nel Teatro Nuovo di San Marino che non emettono un suono. Raramente un alito di vita, tanto che Facchinetti un paio di volte deve chiamare gli applausi. Una li vede gli spettatori, e non può che pensare a Checco Zalone: ma sono del mestiere, questi? Non pervenuti.
Al Bano: 4
Apre la serata in veste di ospite. Facchinetti lo accoglie con tutti gli onori: “Lui è patrimonio Unesco, è famoso in tutto il mondo”, e l'altro, stizzito: “Per questo sono a San Marino”. Poi attacca a cantare “Nel Sole” stonando senza pietà. Pazienza per le orecchie, almeno è simpatico. Ah, no?
The Rumpled, “You get me so high”: 7
Pantaloni di pelle, capelli lunghi, trucco: il leader dei Rumpled è un Damiano, quando era “Damiano-dei-Maneskin”, wannabe, ma con una spruzzata di violino folk. Niente di nuovo, però il pezzo si è fatto ascoltare. E comunque, a fine serata, è inevitabile rivalutarlo.
Angy Sciacqua, “I”: 6 ½
Le piace Adele, questo è certo. La voce va su, il pezzo suona epico e solenne, ma la sensazione di “già sentito” è davvero ingombrante. La copia di mille riassunti; comunque perfettamente in linea con tanti pezzi ascoltati all'Eurovision negli anni.


Haymara, “Tomame las manos”: 5
Un po' in italiano, un po' in spagnolo, il testo vanta versi come “Stringimi forte, no me dejes así”: la canzone scivola via senza infamia e senza lode. Banale.
Crl, “Juliet”: 7
La boyband che non t'aspetti: il problema è che ti piace pure. Sarà l'energia, la dance anni Novanta che echeggia, il fascino di quella coreografia coordinata nelle intenzioni e tragicamente scoordinata nella realizzazione, sarà che ricordano gli anni dell'adolescenza, ma sono un guilty pleasure. A margine: piacciono pure a Malgioglio, perché gli ricordano anni spensierati?
Elasi, “Lorella”: 4
Voce sussurrata, due drag queen sul palco, lei in tutina strizzata rosa. Un mix di Raffaella Carrà, Lady Gaga, Rose Villain: tutto insieme, tutto troppo.
Besa, “Tiki”: 5
I suoni orientaleggianti, le movenze, il timbro vocale: Besa guarda alla Shakira mora degli anni '90/inizi 2000, quella più ispirata. Solo che a parte qualche ancheggiamento ben piazzato, di Shakira le manca il mix culturale, il carisma, la danza ipnotica. Fosse stata un'esibizione di Tale e Quale Show, sarebbe andata fortissimo.
Silvia Salemi, “Coralli”: 7
Sembra di rivederla quando cantava A casa di Luca, tanto il tempo sembra non essere passato. Il brano è un electropop, nella base ricorda tantissimo A New Error dei Moderat. Certo, questo potrebbe essere un difetto, ma la Salemi ha un pregio che finora non si è visto in nessuno dei concorrenti: non sta imitando nessuno.
Giacomo Voli, Ave Maria: 8
Vincitore di All Together Now e secondo a The Voice ai tempi di Suor Cristina, porta un pezzo dove può sfoggiare tutta la sua estensione vocale. Non è difficile immaginarlo sul palco dell'Eurovision ma, cosa più importante, in sala partono gli applausi: il pubblico s'è svegliato, e non era mica facile.
Teslenko, “Storm”: 5
Ucraino, di bianco vestito. Il brano è una dance perfettamente sovrapponibile a tanti, tantissimi, altri brani dance. Il ragazzo ha la voce e un acuto pazzesco: gli manca la canzone.
Vincenzo Capua, “Sei sempre tu”: 7 e ½
Chitarra in spalla, viso pulito, niente fronzoli: se la cava egregiamente. Un brano da ascoltare coi finestrini abbassati in macchina, più che da Eurovision, ma va bene così.
Senhit, “Adrenalina”: Non Classificata
Quando pensavamo di averne finalmente trovata una che avrebbe spaccato, si scopre che era l'ospite. Infatti riceve il premio Ambassandor San Marino Song Contest, perché ha già rappresentato San Marino due volte. Illusi poi delusi: così non vale.

Marco Carta, “Solo fantasia”: 6
Il palco gli era mancato e si vede. Camicia bianca che lo mette al riparo da battute sulle magliette, Carta ci crede. Per descrivere la canzone, bastano le sue stesse parole: “È solo fantasia, tanto non ne usciamo vivi da qui”. Ha fatto il compitino, ma attenzione: il ritornello può entrare in testa.
Bianca Atzei, “Testacoda”: 7
La Atzei fa Noemi con la voce, Elodie con il look. La ballad non è male, però il problema è sempre lo stesso: non avere un'identità artistica definita, una riconoscibilità. Una cantante in cerca d'autore.
King Foo, “The Edge of the world”: 7
La cantante si presenta incappucciata con mantello marrone, nonostante non stia andando a buttare l'anello al Monte Fato. Vantano i grandi gruppi del rock come ispiratori; pezzo migliore di altri, tuttavia trascurabile. Lo salva la voce di lei.
Questo e quello, “Bella balla”: 6
Colorati, qui Daniele Silvestri ha fatto scuola. Difficili da definire; a momenti piacevoli, a momenti tremendi. Però gli riesce di svegliare la sala dal torpore, come se fosse poco.
Pierdavide Carone, “Mi vuoi sposare?”: 7
Arriva Carone e la sua “canzone poco moderna che parla di te”. Lui è un cantautore, la differenza si vede tutta rispetto a chi l'ha preceduto nel corso della serata. C'è il testo, c'è l'intenzione, c'è pure la voce. Ma l' Eurovision c'è? No, perché la quota cantautore l'ha già coperta Lucio Corsi.
Gabry Ponte, “Tutta l'Italia”: 9
In tutta la sua sfacciata tamarraggine, è la canzone predestinata. Qui il dilemma si fa etico, oseremmo dire: eppure quel “tunz tunz” unito a un po' di orgoglio italico e un ritornello martellante, è il crimine perfetto. Gabry Ponte si limita a stare alla consolle, anche se la canzone non ci è piaciuta alla fine si finisce a cantare “Tutta l'Italia tutta l'Italia tutta l'Itali-a” senza vergogna. Farà sfracelli. E va benissimo così.
Luisa Corna, “Il giorno giusto”: 4
Lei saprà pure cantare, ma il pezzo è di una pesantezza da risultare persino fuori contesto. Qui non si pone il problema della canzone dimenticabile o anonima: questa proprio non ce la meritavamo.
Boosta, “Btw”: 0
Si siede al pianoforte e suona. Basta. Non canta. I conduttori gli fanno i complimenti perché la melodia, il fascino della musica, lui ha cantato con le note, ha usato attrezzi particolari: si, ci sta bene tutto, però non ha cantato. Che ci sta a fare allora in gara se non canta? Serviva forse uno che facesse numero in scaletta?
Paco, “Until the end”: 5
“Call your friends because I want to sing until the end”: no Paco, lascia stare. I presenti applaudono: è di San Marino, gioca in casa. Del resto, solo il campanilismo può spiegare questa improvvisa impennata di gradimento. Non lo redime nemmeno il tip tap.
Taoma, “Npc”: 6
Il pezzo è chiaramente creato tenendo a mente un palco come quello dell'Eurovision. Senza volerlo, ci fa fare grosse risate: entra appena Facchineti ha appena finito di decantare l'assenza di autotune nel San Marino Song Contest. Il ragazzo ha studiato, ma potrebbe dare di più.
La Rappresentante di Lista, medley: 9
Chiudono la serata, in attesa di conoscere il responso. Incredibile lo stacco con gli artisti in gara: quando tocca a loro, la differenza balza subito agli occhi. Anzi, alle orecchie. Non era dunque noia, quella che ci pervadeva durante le esibizioni: era assuefazione al brutto.
