image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • Calcio
    • NFL
    • combattimento
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Tech
  • Fashion
    • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Topic
  • Journal
  • Media
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

Sanremo 2025, Shablo e i suoi bro: ma cosa ci fa al Festival il rap West Coast che aveva già rotto le palle negli anni Novanta?

  • di Christian Contessa Christian Contessa

12 febbraio 2025

Sanremo 2025, Shablo e i suoi bro: ma cosa ci fa al Festival il rap West Coast che aveva già rotto le palle negli anni Novanta?
Sanremo 2025: Carlo Conti meno abbronzato, Gerry Scotti versione “fratellone”, e un rap West Coast che sa di déjà vu anni ’90. Brillano Ranieri e Giorgia (nonostante brani sottotono), mentre Fedez sorprende. Ma il vero mistero resta: cosa ci fa quel rap fuori tempo massimo sul palco dell’Ariston?

di Christian Contessa Christian Contessa

E così, ieri sera è andata in scena la prima puntata dell’unico spettacolo di intrattenimento che riesce ancora a incollare gli italiani davanti alla tv: Sanremo. Alle 20:40, addirittura in anticipo—evento più raro di un treno puntuale—si manifesta sul palco Carlo Conti, un Cristo di San Fruttuoso, meno abbronzato del solito, che per i primi dieci secondi si esibisce in una perfetta imitazione di un pesce nell’acquario: muove la bocca, ma nessuno lo sente. L’audio? Disperso, evaporato. Un segnale divino? Più che altro un segnale del fatto che ormai Sanremo è una macchina automatica, un format che va avanti da solo, con o senza suono.

Ai cantanti è stato tolto il diritto di parola e, dopo l’esibizione, vengono praticamente cacciati dal palco a calci nel culo, senza neanche il tempo di riprendersi dal playback emotivo. Perché devono “esprimersi con i loro testi”, dice Carletto in conferenza stampa. Peccato che i testi, uno dietro l’altro, sembrino fatti con il timbro, figli delle stesse quattro penne e degli stessi software di produzione che impacchettano hit prefabbricate da algoritmo. Un Sanremo senza parole, dove tutto è calcolato e sterilizzato come una mensa ospedaliera. Di look circensi se ne vedono meno, ed è già una notizia.

Poi arriva l’apparizione family-oriented, quella che fa sentire tutti a casa, nonna compresa: Gerry Scotti. L’ospitata che non sapevamo di volere, il comfort food della televisione italiana, l’uomo che ti spiana le rughe dell’anima con un sorriso rassicurante da quiz pre-serale. Gerry è la TV che non fa male a nessuno, la coccola nazionalpopolare, il rifugio sicuro per chi vuole spegnere il cervello senza sensi di colpa.

Gli hanno cucito addosso il ruolo del fratellone milanese pseudo-comodo, la spalla perfetta per Conti. Solo che, a dirla tutta, ’sta parte gli sta stretta. Scotti ha sempre avuto una sua regalità nel piccolo schermo, una presenza da re del quiz che lo rende più conduttore che spalla. Qui, invece, lo vediamo in una versione un po’ arrangiata, da gregario di lusso, da uomo d’ordine nel caos dell’Ariston. Lo fa con la sua solita classe, ma la sensazione è che—se gli avessero messo in mano un pulsantone rosso e avessero trasformato Sanremo in una puntata speciale di Chi Vuol Essere Milionario—avrebbe brillato molto di più.

Carlo Conti, Antonella Clerici e Gerry Scotti a Sanremo 2025
Carlo Conti, Antonella Clerici e Gerry Scotti a Sanremo 2025

E come in ogni sitcom di successo, arriva anche la zia d’Italia: Antonella Clerici. Scende le scale e il quadretto è completo. Il Festival del Mulino Bianco può iniziare.

Di eccessi, zero. Di sostanza, pure. Un Festival in punta di piedi, dove nessuno si sbilancia e nessuno esagera. Un tappeto sonoro uniforme, interrotto solo da qualche dichiarazione politica di circostanza. Le uniche scintille arrivano dalla conferenza stampa pomeridiana: l’antifascismo da bar di Conti, che scopre il coraggio politico proprio sul palco dell’Ariston, e le dichiarazioni di voto di Elodie, ormai ridotta a essere un endorsement con le gambe.

Il momento strappalacrime lo regala Cristicchi, con il suo inno alla mamma. Perché la mamma è sempre la mamma e guai a non commuoversi, probabile vinca. Sul palco il superospite è Jovanotti, che—oltre a essere stonatissimo—dopo essersi scassato in bicicletta a Cuba, ha rischiato di scassarsi pure il femore inciampando sui gradini dell’Ariston.

Poi arriva lui, il ponte vivente tra il Festival e la sua storia, Massimo Ranieri. Ranieri non sbaglia un colpo, e su quel palco porta l’unica cosa che ormai Sanremo sembra aver perso: l'autenticità. Un momento di classe pura, impeccabile, che ha il sapore della grande musica italiana. Eppure, il passato è passato, Carletto, suvvia... Basta aggrapparsi alla nostalgia come se fosse l'unico modo di dare peso al Festival. Mia nonna ormai si gasa per Rkomi, forse è ora di voltare pagina per davvero.

Poi c’è Giorgia, che canta sempre da Dio, perché quella voce lì non sbaglia mai. Peccato che, come al solito, si ritrovi tra le mani pezzi che non sono mai all’altezza del suo talento. Una fuoriclasse che continua a giocare in un campionato minore, intrappolata in un repertorio che non le rende giustizia. Il pubblico applaude comunque, perché una voce così non si discute. Ma resta il rimpianto: quando la sentiremo su un brano che davvero la metta al centro?

L'esizione di Shablo, insieme a Guè, Joshua e Tormento, a Sanremo 2025
L'esizione di Shablo, insieme a Guè, Joshua e Tormento, a Sanremo 2025

Poi arriva Tony Effe, e per un attimo il Festival prende una piega strana. Un pezzo che non è rap, non è melodia, è una roba a sé. Uno stornello califanesco, che almeno ha il merito di essere qualcosa di originale. Oh, finalmente un po’ di personalità. Non sarà perfetto, ma almeno non sembra uscito dal solito stampino sanremese.

E poi Fedez. Sorpresa.
Nel genere, porta sicuramente il pezzo migliore della serata. Un pezzo che suona fresco, vero, studiato bene. Fedez è tornato Artista. E forse è proprio questo il colpo di scena più grande del Festival: nel mare di banalità e di copie carbone, lui sembra l’unico con qualcosa da dire e il modo giusto per dirlo.

Forse, davvero l’unico degno di vincere.

E il rap? Che Dio ce ne scampi.
Sul palco ci ripropongono una versione West Coast del rap che aveva già rotto le palle negli anni ‘90, figurarsi adesso. Il problema non è solo anagrafico—che già sarebbe un tema—ma di anacronismo musicale: in un’epoca dove l’hip-hop è diventato la colonna sonora della depressione collettiva, questi rispolverano il funkettone con il flow da vecchia scuola, fuori tempo massimo, senza un briciolo di rinnovamento. Se proprio dobbiamo parlare di rap, allora meglio tutta la vita Marracash, che almeno ha la penna, la credibilità e soprattutto sa cos’è l’hip-hop nel 2025.

Quello che si è visto ieri sera, invece, è rap per ragionieri, gente che il ghetto lo ha visto solo nei film di Spike Lee e che nel 2025 gioca ancora a fare i b-boy come se fossimo nel 2002 e andassimo in giro con i pantaloni oversize e le Nike cortez. Male, malissimo.

Altre cose da segnalare? Nulla. Il Dopofestival? Non pervenuto. Di Cattelan, piene le palle. Vediamo stasera… o magari vado a mangiarmi un kebab pensando all’abito di Elodie. Chissà.

https://mowmag.com

More

Sanremo 2025, Selvaggia Lucarelli groupie di Jovanotti (“mio creatore”) stronca il Festival di Conti al Dopofestival di Cattelan (“Restaurazione”). E su Cristicchi: “Canzone furba? Manca metà della malattia”

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

CONFESSIONI

Sanremo 2025, Selvaggia Lucarelli groupie di Jovanotti (“mio creatore”) stronca il Festival di Conti al Dopofestival di Cattelan (“Restaurazione”). E su Cristicchi: “Canzone furba? Manca metà della malattia”

Che succede in Sala stampa a Sanremo 2025? MOW ve lo racconta da insider: stasera si vota e i giornalisti trattano sui Big o sul FantaSanremo? E tra le domande (serie) di Silvia Truzzi e il sorriso (preparato) di Marta Cagnola...

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

È la sala stampa, bellezza!

Che succede in Sala stampa a Sanremo 2025? MOW ve lo racconta da insider: stasera si vota e i giornalisti trattano sui Big o sul FantaSanremo? E tra le domande (serie) di Silvia Truzzi e il sorriso (preparato) di Marta Cagnola...

Chi vince il Festival di Sanremo? Da Giorgia a Lauro e Fedez, ecco favoriti e outsider per i bookmaker. E i premi paralleli (Stampa, Critica e Cover)? Poi Elodie, Gabbani e gli altri. E le scommesse sui conduttori…

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

All-in

Chi vince il Festival di Sanremo? Da Giorgia a Lauro e Fedez, ecco favoriti e outsider per i bookmaker. E i premi paralleli (Stampa, Critica e Cover)? Poi Elodie, Gabbani e gli altri. E le scommesse sui conduttori…

Tag

  • canzoni Sanremo
  • Fedez
  • Festival di Sanremo
  • Gué Pequeno
  • Musica
  • Rap
  • Sanremo 2025

Top Stories

  • FIGLIETTISMO D’ARTE: Ma vi sembra normale che al Teatro San Carlo di Napoli il figlio della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere sia stato assunto come Direttore artistico delle Officine San Carlo? E ora gli prolungano il contratto fino a…

    di Riccardo Canaletti

    FIGLIETTISMO D’ARTE: Ma vi sembra normale che al Teatro San Carlo di Napoli il figlio della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere sia stato assunto come Direttore artistico delle Officine San Carlo? E ora gli prolungano il contratto fino a…
  • Abbiamo letto “Il giorno dell’ape” di Paul Murray, che ha vinto il Premio Strega Europeo: ma davvero è “il più bel libro dell’anno” (cit. Bret Easton Ellis)? Spoiler, no. Ecco due romanzi usciti quasi in contemporanea che dovreste leggere

    di Riccardo Canaletti

    Abbiamo letto “Il giorno dell’ape” di Paul Murray, che ha vinto il Premio Strega Europeo: ma davvero è “il più bel libro dell’anno” (cit. Bret Easton Ellis)? Spoiler, no. Ecco due romanzi usciti quasi in contemporanea che dovreste leggere
  • Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…

    di Aldo Nove

    Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…
  • ⁠⁠Se avete amato Joel Dicker e Stephen King amerete questo bestseller: abbiamo letto “Kala” di Colin Walsh (Fazi), ma com’è? Un giallo page-turner che ha tutto: l’adolescenza, l’amore, l’invidia. E una ragazza scomparsa...

    di Riccardo Canaletti

    ⁠⁠Se avete amato Joel Dicker e Stephen King amerete questo bestseller: abbiamo letto “Kala” di Colin Walsh (Fazi), ma com’è? Un giallo page-turner che ha tutto: l’adolescenza, l’amore, l’invidia. E una ragazza scomparsa...
  • Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."

    di Alberto Bertoli

    Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."
  • Abbiamo fatto ascoltare Libertà negli occhi, il disco di Niccolò Fabi, al poeta Aldo Nove. Il risultato? "Capolavoro di saudade e sguardo a un presente che sfugge. Costringete Tony Effe a sentirlo per una settimana…”

    di Aldo Nove

    Abbiamo fatto ascoltare Libertà negli occhi, il disco di Niccolò Fabi, al poeta Aldo Nove. Il risultato? "Capolavoro di saudade e sguardo a un presente che sfugge. Costringete Tony Effe a sentirlo per una settimana…”

di Christian Contessa Christian Contessa

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

Che succede nella Sala stampa di Sanremo 2025? MOW insider: Luca Dondoni risponde a Selvaggia Lucarelli su Fedez, Conti non vuole Musk al Festival ed Enrico Lucci di Striscia la notizia è stato bandito?

di Ottavio Cappellani

Che succede nella Sala stampa di Sanremo 2025? MOW insider: Luca Dondoni risponde a Selvaggia Lucarelli su Fedez, Conti non vuole Musk al Festival ed Enrico Lucci di Striscia la notizia è stato bandito?
Next Next

Che succede nella Sala stampa di Sanremo 2025? MOW insider: Luca...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy