Potete chiamarla poetessa femminista, ma non basta. È anche la prima poetessa dichiaratamente lesbica del Regno Unito. Ma non basta. Chi insegna l’amore è oltre tutto questo. Come la scienza, l’amore è oltre il gender. Per questo la poesia dichiaratamente politica, spesso, fallisce (o si riduce a un’astuzia per entrare nei programmi dei festival dei buoni). Barbara McClintock, a chi la definiva scienziata donna, o a chi la voleva come modello femminista, rispondeva dicendo che si sentiva uno “scienziato” come i suoi colleghi. Per Carol Ann Duffy vale lo stesso. Ci piace crederla poeta quanto i suoi colleghi, non un’anomalia, a meno che per anomalia non si intendano i poeti tutti, eccentrici rispetto a una vita computerizzata. E qual è l’eresia dei poeti? Nel caso delle Poesie d’amore di Duffy (pubblicate dallo storico Crocetti editore quest’anno) è abbastanza chiaro: l’eros, un amore che si nutre di distanze accorciate, o del desiderio di accorciarle. Significa opporsi alle fantomatiche alternative, alla cultura del disamoramento, lei che ha attraversato le teorie amorose del nostro tempo, dal cattolicesimo solido dei suoi genitori all’idea che l’amore possa cambiare i soggetti della relazione (come se nulla potesse essere per sempre). Cosa resta, quindi, dell’amore, dopo averlo attraversato e compreso? Ancora amore.
Così Carol Ann Duffy dona quarant’anni di produzione poetica a un genere che oggi viene considerato di serie b, di seconda categoria, banale, inflazionato, un genere che non vale la pena di attualizzare. Perché se non siamo alla fine della storia, per alcuni comunque viviamo la fine dell’amore, dei buoni sentimenti, buoni non perché pacifici ma perché strutturali, consustanziale alla realtà. Non c’è amore contronatura, è questa la grande verità della poesia. C’è anche, in Duffy, una sospensione del “tempo perduto”, un recupero di ciò che si tende a dimenticare e di ciò che si è evitato (un addio, un bacio). Questa poesia, a cui si aggiunge un inedito del 2022, sono storia della letteratura contemporanea e atto di resistenza verso una letteratura che sta sparendo. Non stupisce che in Italia un editore come Crocetti abbia scelto di rendere omaggio alla grande poetessa inglese. Lo stesso editore che ha pubblicato la voluminosa antologia della “poesia universale” curata da Davide Brullo. Carol Ann Duffy è poetessa di tutto ciò che conta, che quindi si riduce all’amore. Se volete impararlo, leggetela.
Due poesie da "Poesie d'amore" (Crocetti, 2024)
Parole, notte immensa
Da qualche parte al di là di questa notte immensa
e dello spazio che ci separa, ti penso.
La stanza di allontana lenta dalla luna.
È piacevole. O dovrei cancellarlo e dire
che è triste? In uno dei tempi in tono
un impossibile canto di desiderio che tu non senti.
La lalal la. Vedi? Chiudo gli occhi e immagino
i cupi colli che dovrei attraversare
per raggiungerti. Perché sono innamorata di te
e questo è ciò che si prova, almeno a parole.
*
Quando allora
Mi inginocchiai in giardino allora,
cercando di coltivare un fiore dal tuo nome;
dove i fiori languivano sugli steli,
finché avresti dato il permesso alla pioggia.
Nascosto nella boscaglia,
uno scricciolo –
quando allora era ora, avrei voluto che il mio cuore avesse
fatto lo stesso.