Michael Houellebecq o lo capisci in ritardo o non lo capisci più. Se cogli tutto subito stai sottovalutando qualcosa. Uno degli scrittori più amati e criticati di Francia, accusato di islamofobia – reato insensato – e razzismo, di volgarità ed estremismo. Un nichilista molto preoccupato per il destino della Francia e dell’Europa, da guardare con sospetto sia a destra che a sinistra. Un mezzo profeta: l’uscita di Sottomissione in Francia il giorno dell’attentato a Charlie Hebdo è il coronamento di una carriera che è scivolata dal letterario allo storico. Ora torna in libreria con un nuovo libro, Annihilation, dove i personaggi principali saranno ispirati a Emmanuel Macron e al ministro delle finanze Bruno Le Maire. Il Financial Times lo ha intervistato e non delude le aspettative. Caustico, netto, disilluso ma, sotto sotto, anche un po’ incazzato. Beve vino casualmente, mangia pesce e risponde con chiarezza. Un buonista difficilmente avrebbe piacere a sedersi a tavola con lui dopo parole del genere: “Le persone che hanno idee umanitarie sono una catastrofe. Non funziona e le motivazioni sono dubbie”. Il tema centrale è inevitabilmente l’avanzata delle destre. La vittoria rubata in Francia (un “blocco inquietante” da parte del presidente), la vittoria italiana confermata alle europee, la paura di un Trump due che anche i sondaggi vorrebbero scongiurare.
Ma perché la destra vince? Il primo motivo è semplice: l’immigrazione. “In Francia, gli immigrati provenienti dall'Africa settentrionale, che di solito sono musulmani, non si integrano bene”. E il problema non è soltanto la prima ondata. “È la seconda o terza generazione che sta creando problemi. Stiamo assistendo a una disassimilazione. È una catastrofe”. Per Houellebecq si deve essere realistici e pratici. Primo: “Il desiderio della popolazione francese nativa, come si dice, non è che i musulmani si assimilino, ma che smettano di derubarli e di attaccarli, oppure, altra soluzione, che se ne vadano”. Per questo, per lo scrittore, si organizzeranno e daranno il via a “piccoli atti di resistenza”. Il problema non è neanche il rischio di una guerra civile tra autoctoni e stranieri. La più grave conseguenza della “dolce conquista” (di cui ha parlato ampiamente Giulio Meotti nell’omonimo libro) è piuttosto una guerra straniera in casa: “Fino a poco tempo fa tutti gli immigrati che arrivavano in Francia provenivano dalle stesse due regioni, l'Africa settentrionale e occidentale. Ora provengono da ogni genere di posto, Pakistan, Cecenia, Somalia e altri Paesi. Portano qui i loro conflitti... Ci sono guerre etniche in Francia per controllare il traffico di droga. Alcune finiscono con colpi di mitragliatrice”.
Il secondo problema è invece rappresentato dalle élite, il cosiddetto establishment. In Italia: la casta. È la casta ad aver sclerotizzato la politica al punto da impedire qualsiasi crisi, il motore autentico del progresso (nel bene e nel male). “La nobiltà non aveva nulla che spiegasse il suo diritto a rimanere al potere, a parte la sua nascita. Le élite contemporanee rivendicano una superiorità intellettuale e morale”. Un esempio? Il referendum del 2005 sulla costituzione europea, il cui risultato in Francia venne abortito dalla classe dominante: “Sono passati quasi vent’anni e la gente lo ricorda ancora. Ci hanno davvero preso in giro. È pericoloso prendere in giro le persone. Voglio dire, puoi prenderle in giro, ma ci sono dei limiti”. E questi limiti sono costantemente oltrepassati da chi ritiene che i poveracci siano dei puri bifolchi, degli “hillbilly”, termine che più di ogni altro ha connotato la prima vittoria di Trump e queste elezioni, per via del candidato vicepresidente, J.D. Vance e del suo Elegia americana (titolo originale: Hillbilly Elegy). E proprio su Trump si sposta la conversazione. Houellebecq sosterrà ancora una volta il tycoon: “Non inizierà una guerra”, e il riferimento è chiaramente alla situazione in Ucraina, che coinvolge direttamente la Francia: “Cosa me ne frega [del fatto che gli ucraini vogliono liberare i loro territori, ndr]? All'inizio della guerra ero sorpreso perché pensavo che l'Ucraina fosse russa. È meglio che la natura faccia il suo corso”.