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Siamo andati al concerto di Luciano Ligabue alla Reggia di Caserta, ma com'è stato? Una festa assurda con fan scatenati, messaggi di pace e "certe notti" che spaccano

  • di Angela Russo Angela Russo

  • Foto di Maurizio Bresciani

7 settembre 2025

Siamo andati al concerto di Luciano Ligabue alla Reggia di Caserta, ma com'è stato? Una festa assurda con fan scatenati, messaggi di pace e "certe notti" che spaccano
Due giorni a Caserta con Ligabue e sembrava che la città intera ballasse: palco mobile che attraversava la piazza, fan scatenati di tutte le età, Ligavillage già aperto dal giorno prima e ospiti incredibili. Una notte che nessuno dimenticherà

Foto di Maurizio Bresciani

di Angela Russo Angela Russo

Vedere Caserta in festa per due giorni, con così tante persone e tanta trepidazione nell’aria, è stata un’emozione unica per chi conosce questa città e sa quanto, nonostante la sua bellezza e i suoi gioielli culturali, venga troppo spesso dimenticata. Ed è proprio questa la prima ragione per cui dobbiamo ringraziare Luciano Ligabue: ha scelto la meravigliosa Reggia di Caserta per portare, per la prima volta al Sud, la grande festa di Campovolo. Un’occasione speciale per celebrare insieme ai suoi fan i 30 anni dell’album Buon compleanno Elvis, i 20 anni dal suo primo concerto a Campovolo e i 35 anni di carriera. Mica poco. Un applauso va anche a Friends & Partners, che ha organizzato l’evento, e all’etichetta Parole e Dintorni, che hanno gestito il tutto con grande professionalità. Un’organizzazione impeccabile che ha pensato pure alla stampa, offrendo la possibilità di appoggiarsi all’Hotel Royal lì vicino per mangiare, scrivere e ricaricare i dispositivi. Un’attenzione non scontata. Ma non si è trattato soltanto di un concerto: è stato un vero e proprio evento, durato due giorni. Già dal giorno precedente al live era stato aperto il Ligavillage, con accesso gratuito, dando così la possibilità anche a chi non era riuscito ad acquistare il biglietto - e non sorprende che Ligabue abbia fatto sold out! - di immergersi comunque nel suo mondo. Il concept di La notte di certe notti ruotava attorno a Las Vegas: le sue luci, la sua vita mondana, le esperienze estreme, ma anche il lato oscuro fatto di ludopatia, consumi energetici e povertà. Una contraddizione portata sul palco sia come festa che come occasione di sensibilizzazione verso problemi che troppo spesso si ignorano. “Eppure, cazzo, questi cosiddetti capi del mondo ce li dovrebbero avere dei figli, dei nipoti”, ha detto Luciano per introdurre Cosa vuoi che sia, dedicata al tema del surriscaldamento globale. Sul maxischermo, intanto, scorrevano dati forti e inequivocabili: sette milioni di decessi ogni anno per inquinamento atmosferico, il 2022 come anno più caldo mai registrato in Italia, 15mila eventi climatici estremi annuali, un milione di specie a rischio estinzione, 40 miliardi di danni causati da eventi climatici nel nostro Paese, settemila comuni italiani a rischio frane. Messaggi che colpiscono e che fanno riflettere. È sempre bello vedere un artista sfruttare il palco e la sua visibilità per trasmettere qualcosa di importante.

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E non è stato solo questo. Durante Le donne lo sanno sugli schermi sono apparse immagini di donne iconiche che hanno fatto la storia; durante Happy Hour, invece, personaggi politici in conflitto brindavano vestiti da astronauti: Putin e Trump, Netanyahu e Orban, Musk e Zuckerberg, fino all’iconico Mattarella che brinda con… un altro Mattarella, perché, diciamolo, lui poverino non sa davvero dove mettere mano. La ciliegina sulla torta sono state le scritte: Basta col massacro a Gaza, Basta col massacro in Ucraina, Basta col massacro in Sudan e Basta con i 56 massacri in corso nel mondo. Grazie Luciano, e grazie al suo staff. Perché non è scontato ricordare a tutti che, oltre alle guerre più raccontate dai media, esistono anche massacri dimenticati - come quello in Sudan - e che oggi nel mondo ce ne sono ben 56. Spesso pensiamo che la realtà sia solo ciò che vediamo in tv o leggiamo sui giornali, ma qui è arrivato un messaggio di pace potente, che ha ricordato tutte le vittime. Eppure, nonostante i temi seri e impegnativi, l’intero evento è stato una grandissima festa. Sullo schermo apparivano spesso i fan che cantavano e ballavano, un gesto semplice che però trasmetteva convivialità e gioia. Nessuna “coppia clandestina di amanti” a rovinare il momento, come era accaduto al concerto dei Coldplay: questa volta è andato tutto liscio! Ed è sempre divertente osservare le espressioni sorprese del pubblico quando si accorge di essere ripreso. I fan erano tantissimi, con cartelloni e fasce, e di tutte le età: perché Ligabue, in fondo, è lo zio di tutti. Dopo decenni di carriera è riuscito a conquistare il cuore di chi lo segue dagli inizi, di chi ci è cresciuto e anche di chi lo sta ancora scoprendo. Sul palco si sono alternati volti noti e amati: Little Taver, il “Kingo” di Radiofreccia, con la sua ironia scanzonata; la band con Niccolò Bossini, Fede Poggipollini, Luciano Luisi, Davide Pezzin e Lenny Ligabue - che porta sulle spalle un cognome importante ma riesce a tenerne alto il peso con grande talento. Poi ancora i Clandestino, la ballerina acrobata Paola Caruso durante Piccola stella senza cielo, e infine l’ingresso trionfale della Banda. Uno dei momenti più sorprendenti è stato il palco mobile che ha attraversato Piazza di Borbone, facendo letteralmente impazzire i fan (che già lo inseguivano in città come forsennati). Ligabue riesce ancora a scatenare un vero delirio collettivo: e fa sorridere immaginare un gruppo di ventenni che rincorrono per strada, con la stessa foga riservata a Harry Styles, un uomo di 65 anni: il grande Luciano Ligabue.

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