C’eravamo anche noi di MOW tra le oltre 70 mila persone che ieri hanno assistito all’evento di apertura della rassegna «I-Days Milano Coca Cola». Con in spalla il mio zainetto marchiato con il pennarello con nomi dei gruppi che hanno segnato la mia adolescenza e indossano l’obbligatoria t-shirt di …And Justice for All sono partito in mattinata con un autobus organizzato dalle montagne del Trentino direzione all'Ippodromo La Maura, a Milano, per assistere al concerto-evento dei Metallica, la heavy e thrash metal band californiana che ha segnato la storia non solo del genere ma della musica tutta, con una serie di capolavori del calibro di Ride the Lightning Master of Puppets. Come mi ha suggerito l’amico e maestro chitarrista Gianluca Russo, sono un po’ i Beatles dell’heavy metal, con le dovute proporzioni del caso e, naturalmente, contestualizzando il tutto. Prima di addentrarci nel resoconto della giornata, sgombriamo subito il campo da ogni riflessione più approfondita che verrà di seguito: a 60 anni suonati, James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett e Rob Trujillo spaccano ancora il cu*o come fossero dei ragazzini che tentano di emergere dalla Bay Area di San Francisco. James, in particolare, è il frontman per antonomasia: carismatico, coinvolgente, in altre parole cazzutissimo. «Una volta entrati nella Metallica Family si può uscirne» ha scandito dal palco facendo impazzire la folla dei 70 mila dell’Ippodromo La Maura.
Il resoconto della giornata
Come moltissimi altri arrivati in autobus nel parcheggio di San Siro, ho dovuto percorrere un bel tratto di strada a piedi sotto il sole cocente per arrivare all’ingresso rosso dell’Ippodromo La Maura. A pranzo, prima di entrare nell’area concerto, alla faccia del colesterolo, mi sono concesso un bel panino alla salamella con salse e la prima birra della giornata. Dopotutto è un concerto rock e per la dieta c’è sempre tempo. Arrivato con un certa fatica all’ingresso rosso, insieme ad altre persone che imprecavano per il lungo tragitto, sono finalmente entrato poco prima che iniziasse a suonare la prima band della giornata: i Ice Nine Kills, una potente - ma anche estremamente melodica - metal-core band di Boston con testi e look legati al mondo dell’horror. Terminata la loro esibizione, ho girovagato a zonzo per un’area concerto che mi è parsa ben organizzata. Convincente l’esibizione della seconda band, i Five Finger Death Punch, a ricordarci che il “nu-metal” è ancora vivo e vegeto. Ottima tecnica e groove interessante, con una scaletta che ha attinto, in particolare, dall’ultimo album Afterlife e dai lavori precedenti come A Decade Of Destruction.
I Mettalica cantano i Prozac+?
Alle 21 in punto, l’ingresso degli attesissimi headliner, i Metallica, è stato annunciato da It’s a Long Way to the Top (If you Wanna Rock’n’Roll), intramontabili classico degli Ac/Dc, e dall’immancabile The Ecstasy of Gold di Ennio Morricone che da anni apre i concerti della band californiana. Metallica che hanno iniziato la loro esibizione con due bombe a mano adrenaliniche: Creeping Death e For Whom The Bells Tolls, capolavori assoluti di quel gioiello che è il loro secondo lavoro, Ride the Lightning del 1984, uno dei giù grandi album metal di tutti i tempi. James e soci non avrebbero potuto iniziare la serata in maniera migliore, mandando in estasi il pubblico milanese (me compreso). Nella quindicina di brani suonati dai Metallica in circa due ore di concerto spazio anche al loro best-seller, il Black Album del 1991 (Holier than thou, Enter Sandman, oltre all’immancabile ballad Nothing Else Matters e alla durissima Sad But True), ad alcuni brani del loro ultimo, ottimo disco, 72 Seasons (Shadows Follow, Too Far Gone?, Lux æterna), a ben tre brani da Master of Puppets (la sognante Orion, Welcome Home (Sanitarium), oltre al brano omonimo tornato in auge anche tra i più giovincelli grazie alla serie tv Stringer Things). Pelle d’oca sull’intensa One del 1989, prima canzone del gruppo a entrare nella classifica Billboard Hot 100 con un testo di grande attualità sulla guerra e su un soldato che perde tutti gli arti e la mascella e non è in grado di sentire, parlare o vedere. Il tutto intervallato dagli immancabili Yeahhhh di Hetfield e dagli spettacoli pirotecnici. Certo, mai e poi mai avrei pensato di assistere a un concerto dei Metallica che suonano e soprattutto cantano Acido Acida dei Prozac+, com’è accaduto nel simpatico siparietto messo in piedi a metà concerto da Rob Trujillo da Kirk Hammett. Complimenti per l’ottimo italiano di Trujillo, che s’è l’è cavata egregiamente anche questa volta. Come i Metallica abbiano appreso dell’esistenza dei Prozac+ rimane un mistero. Al di là di qualche imperfezione tecnica di troppo - non tanto del bistrattato Lars Ulrich ma del solista Hammett - il pubblico milanese ha assistito a una band in grande forma e a una scaletta semplicemente devastante. Quante band al mondo possono vantare un repertorio così vasto di classici scolpiti nella storia? Pochissimi. Per questo motivo i Metallica non sono solo la storia con la S maiuscola del metal ma della musica rock, tutta. E ieri lo hanno dimostrato, ancora una volta, anche se da tanti anni non hanno più bisogno di dimostrare nulla a nessuno ma semplicemente riescono ancora a divertirsi su un palco, dopo tanti anni.