A tre anni dal suo album di debutto, Sick Luke, produttore storico della Dark Polo Gang pubblica “Dopamina”. Un titolo che dice molto della sua situazione personale e professionale. All’evento organizzato per il preascolto del disco, quando gli chiedono come si posizionerebbe tra i produttori italiani, risponde “sul peak! (la vetta), non so se c'è un altro producer di cui si parla ogni anno, io è da un po' che lo faccio, mi sembra che mi conoscono tutti e che continuano a conoscermi. Lo so sono un po' egocentrico, però il rap è questo.” L’egotrip, cioè quell’autocelebrazione spaccona tipica dei rapper che si sono fatti da soli, per Luke è più una constatazione che un’attitudine da vanesio. Luca Antonio Barker, questo il vero nome, nel suo ruolo da produttore ha sempre agito dietro i riflettori, lasciando la luce alle voci a cui dava un suono. Nel tempo però si è ritagliato il suo spazio sui social, anche grazie ai vlog che continua a pubblicare su YouTube, che gli hanno permesso di staccare la sua immagine da quella del collettivo della Dark Polo Gang e rimarcare la sua identità unica nel panorama italiano. Sì, perché Luca ha vissuto la sua infanzia tra Londra, gli Stati Uniti e Roma, nutrendosi sin dai suoi primi istanti di vita di musica rap, magistralmente selezionata da suo padre Duke Montana, ex membro del TruceKlan, un’istituzione del rap romano. “Da quando sono piccolo, come in Italia c’è chi cresce con Baglioni, Vasco Rossi, Ramazzotti, io sono cresciuto con Ice Cube, NWA, Mobb Deep e così via. Quindi questa nota americana nella mia musica c'è sempre stata, dai tempi con la Dark Polo Gang o con il disco con Mecna, ho sempre portato questo sound molto più americano che italiano.” Quello che per gli italiani è qualcosa di esotico o un’espressione di esterofilia, per Luke è la tradizione. La sua necessità di lavorare con artisti più pop nasce proprio dalla voglia di avvicinarsi a sonorità più melodiche e marcatamente italiane, ben distanti dai suoi ascolti adolescenziali. Da qui nascono le collaborazioni più impensabili, come in “Ogni sbaglio” con Blanco e Simba la Rue e in “Su e giù” con Piccolo (parte dei Bnkr44) e Clams Casino.

“Clams Casino secondo me è uno dei producer più forti della nostra epoca. Per me da ragazzino, quando ho iniziato a fare i beat, Clams Casino è stato una delle mie ispirazioni assolute. Un producer come lui ha formato il sound di A$AP, Lil Peep e tantissimi altri artisti. Lavorare con lui in questo album per me è stato un sogno.” Ogni canzone ha un’atmosfera cangiante, come se Sick Luke riuscisse ad adattare il tappeto sonoro agli artisti che si alternano sulle tracce. La metamorfosi più ardua, che apre il disco quasi con fare dimostrativo, è quella che in “Ogni sbaglio” avviene nel passaggio tra Blanco e Simba. Una canzone che potrebbe essere due, ma grazie a questo artificio riesce a rimanere unita, nel senso e nella musica. Se le esplorazioni cantautorali risultano meno a fuoco, a eccezione di quella con Alfa, che è riuscito a entrare nella testa di Luke scrivendo una canzone per suo figlio, più forti sono invece i brani con gli amici della scena trap. Tony Effe si mostra in formissima in “Money Machine” con Lazza, mentre Tedua rispolvera il suo rap più duro in “Keanu Reeves”. “Tedua così cattivo era da tanto che non lo sentivo. È stato un sollievo”. Anche in quest’occasione, come in “X2” con “Libertà”, non manca il pezzo in cui è Sick Luke stesso a mettere la voce sul beat, ancora una volta accompagnato dal padre Duke in una sorta di passaggio di testimone padre-figlio, che stavolta viene arricchito di uno un nuovo tassello, Teseo. Questo album, infatti, è la prima opera che Sick Luke rilascia dopo la nascita di suo figlio, Teseo appunto, intorno a cui ruota tutto il concept dell’album. “Da quando sono diventato padre, sento la dopamina al massimo. Per me la dopamina è data dalla famiglia, dalla musica, dalla palestra. La dopamina infatti è il neurotrasmettitore del piacere, in quanto viene rilasciata nell’organismo nel momento in cui proviamo sensazioni piacevoli, come accade quando ascoltiamo la musica, facciamo un allenamento o quando siamo innamorati. Lontano dagli stereotipi più dozzinali sul rap e la trap, Sick Luke è un esempio di dedizione e serietà da cui non possono che nascere buoni frutti. “La mia famiglia ogni giorno mi porta ispirazione per fare musica, perché sono il motivo principale per cui voglio farlo. Adesso ho un motivo in più per cui farlo.”

