L'Italia si prepara a celebrare il Primo Maggio, festa dei lavoratori. Per l'occasione il noto quadro di Pellizza da Volpedo, "Il Quarto Stato", trasloca da Milano a Firenze, o meglio: dal Museo del Novecento, a Palazzo Vecchio. Il celeberrimo dipinto, creato negli ultimi anni dell'800, è raffigurativo della classe sociale che ha maggiormente rappresentato il secolo successivo: i proletari. Ovvero: i "poveracci", appartenenti alla neonata classe operaia che, come ha ben delineato il tedesco Karl Marx, possedevano solo la prole, ovvero i figli, come capitale economico.
L'immagine è iconica e sentimentale per la Sinistra mondiale, ma è commercialmente rappresentata, al pari del viso del rivoluzionario argentino, nonché motociclista, dottor Ernesto "Che" Guevara, su: magliette, poster e quant'altro sia vendibile alle masse e a prezzi modici. Anche un programma Rai di Michele Santoro, citava l'opera: il famoso "Anno Zero" dello scontro con Silvio Berlusconi e il notorio "editto bulgaro", precisamente all'interno della rubrica "Generazione Zero", che parafrasava l'enorme dipinto fin dalla sigla. Lo spin-off televisivo era un'insieme di interviste e racconti sui giovani precari, la generazione X e successive della Penisola, ma curata da giovani collaboratrici della trasmissione Rai, quasi sempre con taglie e misure fisiche stereotipate da modella, nonché un acume in odor di polemica: dall'aristocratica Beatrice Borromeo, a Margherita Granbassi e Monica Giandotti, fino a Giulia Innocenzi. As seen on Tv: dicono in USA, patria del marketing.
Dal primo maggio al 30 giugno "Il Quarto Stato" dal capoluogo meneghino sbarca dentro a Palazzo Vecchio di Firenze, con una mostra che apre in data simbolica il giorno della festa dei lavoratori, a cui, come informa la Storia dell'Arte, l'autore ha dedicato più di 3 anni di vita così da ritrarli nel gigantesco quadro. La tela ha dimensioni da salto in lungo: è alta 2 metri e 93 centimetri e lunga ben 5 metri e 45, mentre con la cornice arriva a 6 metri per 3. Per uscire dal museo più "fashionista" del Comune di Milano e andare in gita per un lungo ponte a Firenze, il quadro viene spettacolarmente calato dalle stilose finestre, ideate dall'architetto Italo Rota nel 2010, per essere caricato su un mezzo di trasporto che è eccezionalmente lungo: addirittura il triplo del quadro, 16 metri, dotazioni xxl. Fare le cose, ma vistose e in grande: la laboriosa e morigerata Milano nel 2022 scopre di essere diventata appariscente come i personaggi dei salotti, ma non quelli buoni del centro, piuttosto quelli che luccicano nel pomeriggio dei palinsesti TV. Ussignur.
In pompa magna è iniziato il trasferimento del dipinto dal museo affacciato in piazza del Duomo, in direzione del capoluogo toscano: "lo spostamento di un'opera del genere è una cosa complessa" ha dichiarato a Repubblica la dott.ssa Giacon, conservatrice del museo del Novecento. Forse questo trasferimento temporaneo è un'operazione complessa dal punto di vista materiale e fisico, ma certo non lo è da quello politico, soprattutto all'interno del Comune di Milano. MOW ha già sottolineato che proprio il Museo del Novecento ha dedicato una mostra al padre del professore con cui si è laureata la conservatrice nonché, come è indicato sul sito del museo di proprietà del Comune di Milano, ambedue sono membri del ristretto comitato scientifico che governa l'istituzione, decide le mostre e i trasferimenti delle opere d'arte. Ovvero il "Capitale", culturale e non, dei cittadini milanesi e mica solo dei pochi che lavorano per il Comune.
Infatti ha documentato l'agenzia Ansa che il trasloco, oltre dalla suddetta funzionaria, è stato prodigato dall'attuale assessore milanese alla Cultura, Tommaso Sacchi, chiamato da Beppe Sala al Comune di Milano dopo il "piace vincere facile" delle curiose elezioni amministrative dell'autunno 2021. Sacchi aveva ricoperto già il medesimo ruolo proprio nella giunta di Firenze, dove era a capo della Segreteria Cultura del Comune ed era il curatore dell’Estate Fiorentina. Ma poco prima aveva pure diretto l’ufficio progettuale dell’Assessorato a cultura, moda, design del Comune di Milano: fin dal primo anno di attività giust'appunto del Museo del Novecento, dal 2011 al 2013. Tale incarico fu deciso dalla giunta, in cui eraaAssessore Stefano Boeri, che oggi è il presidente della fondazione Triennale, istituzione culturale che è a poca distanza, sempre nel pieno centro di Milano: tutto a due passi.
Forse è difficile spostare materialmente il famosissimo "Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo dal centro della città di Milano, però da quando è stato posizionato nel 2010 proprio all'interno del Museo del Novecento del Comune di Milano, i nomi e anche i cognomi che decidono le sorti della celebre opera "proletaria" di proprietà del Comune e pertanto dei cittadini milanesi, come si dice in schietto dialetto meneghino, sono: sempre ... "istess"