Simone Coccato, in arte Wes Coal, deejay eclettico e produttore, da anni gira il mondo portando la sua musica con sé e duettando con alcuni tra più grandi. Eccoci pronti per fare insieme un viaggio nel suo universo fatto di rinascite, elettronica, amore fraterno ed elettronica anni ’90. Sapendo che aveva una storia da raccontare, gli abbiamo fatto qualche domanda.
Simone, in arte Wes Coal, da dove nasce questo nome?
Nasce a Bali, in Indonesia. L'ho deciso di fronte all'oceano, con uno dei miei amici più cari di sempre, Luigi, californiano. Wes viene da Wes Anderson, mio regista preferito. Coal è carbone appunto, un minerale difficile da trovare per la quale c'è bisogno di fatica, un po’ scuro, come me. I finali ed il principio del nome, collegati, formano una s ed una c, che sono le mie iniziali. Bello, dai.
Sono passati tanti anni ormai dalla tua diagnosi di patologia cardiaca congenita, come rivedi quel periodo della tua vita ora?
Lo vedo come una opportunità. Un periodo che mi ha formato, presto, mi ha fatto maturare e crescere: è stato più che doloroso, straziante a volte ma mi ha fatto diventare un collezionista di esperienze e di amici veri. E mi ha portato alla musica. Tanta roba.
Abbiamo parlato di come la diagnosi ti abbia cambiato la vita. Ricordi degli incontri in particolare che ti hanno portato sulla strada della musica?
Due persone su tutte. Francesco Brini, di Garrincha Dischi, bolognese. Il primo che ha creduto in me, che mi ha messo sotto contratto, che mi ha fatto girare l'Italia. È tutt'ora un fratello per me. Borut Viola, in arte Bawrut. Con lui sono cresciuto musicalmente, mi ha ispirato in tutto e per tutto. È un eclettico, un produttore super e una persona fantastica. Gli voglio davvero bene.
Il momento che ti ha fatto pensare “sono rinato”?
La morte di mia mamma. Mi ha sussurrato all'orecchio che la mia musica la faceva impazzire e che avrei dovuto puntare tanto su questo.
Musicalmente parlando a chi ti sei ispirato e a chi ti ispiri tutt’ora? C’è qualcuno che segui in particolare?
Tutto è partito ascoltando Alive 1997 dei Daft Punk. Poi è stato un susseguirsi di artisti, sconosciuti e non. Ascolto di tutto, tutto può influenzarmi, ultimamente sono preso bene con artisti come Bicep, Fango, Overmono, The Blaze, Red Axes, Channel Tres, Acid Arab, Bawrut, appunto. Ma potrei farvi un elenco lunghissimo.
Il tuo disco “Universo” è nato a Udine. Fa parte del tuo progetto musicale antecedente: Funkabit, cosa ha scaturito in te la necessità di cambiare?
Compariva in progetti che non sentivo più miei. I brani che producevo non potevo mai "suonarli" nei miei dj set. Ma non lo cancello, lo userò sempre, per fare qualche brano meno da club e più da mano fuori dal finestrino e tramonto romantico.
Quali progetti hai per il prossimo futuro?
Voglio crescere con Wes Coal, fare tanti brani da pista, tanti brani che io possa suonare e trasmettere alle persone che verranno a ballare per me, con me. Voglio continuare a girare il mondo assieme alla musica, conoscere gente, arricchirmi in ogni dove, in ogni come. E voglio migliorare ogni giorno le mie produzioni, farle diventare sempre più parte di quel mondo che tanto amo. Club e festival e radio e situazioni di ogni tipo in cui ci si possa muovere liberamente, svuotando la testa e riempiendo lo stomaco di kick ed il cuore di groove.