Dopo quasi 40 anni di messa in onda, per Striscia la Notizia sembrerebbe arrivato il momento di congedarsi dal pubblico di Canale 5. Il rinvio della trasmissione a novembre infatti, sarebbe sfumato, così come i tentativi di ricollocazione del programma su Italia 1 in una nuova fascia oraria: al momento dunque, Striscia la Notizia risulta cancellata dai palinsesti, salvo ulteriori cambiamenti. Nata nel 1988 come tg satirico, ha attraversato decenni di storia italiana: ne abbiamo parlato con il docente di storia della tv Giorgio Simonelli, presenza fissa di Tv Talk su Rai 3. Un fenomeno di costume nei suoi anni d'oro, ma anche una fine inevitabile secondo il professore. Ma com'è una tv senza Striscia? Una tv esattamente com'è ora Mediaset: senza una vera identità, laddove invece Striscia di identità ne aveva tantissima. Ecco cosa ci ha detto.

Striscia la Notizia è stata cancellata, al momento non è prevista nei palinsesti Mediaset. Che ne pensa?
Prima ipotesi: è l'ennesimo scherzo di Antonio Ricci che ci sta prendendo per il cu*o tutti, poi alla fine compare e ci dice: “Ci siete cascati!”, seconda: è la fine di un'epoca. La paventata fine di Striscia è la fine di una storia lunghissima, di un fenomeno che non è stato solo televisivo.
Anche un fenomeno di costume?
Si, quello che mi ha sempre colpito di Striscia è che è stata un fenomeno che andava al di là della televisione. Se io scendevo sotto casa e vedevo i sanpietrini divelti, una volta si diceva “Chiamo i vigili”, invece poi era diventato “Chiamo Striscia”. Striscia è penetrata nella vita quotidiana degli italiani, è stata anche più di un fenomeno sociale: direi che è stata uno strumento di partecipazione alla vita pubblica. “Questa cosa la dico a Striscia”, è stata una frase che veniva usata come forma di antipotere
Come ha cambiato la tv Striscia la Notizia?
Sulla sua natura si è dibattuto molto. Lì c'è il grande tema: è controinformazione, oppure è una parodia del'informazione? Queste sono le due grandi linee interpretative su Striscia: chi sosteneva che svelasse grandi e piccoli temi che l'informazione ufficiale non toccava, altri che fosse un varietà divertente, una parodia. Per me invece, l'elemento più interessante è proprio che fosse entrata nella vita dei cittadini e ha cambiato la tv in questo senso: nella tendenza allo smascheramento. Per molti anni, in tv ognuno si manifestava secondo i propri ruoli. Striscia invece, smascherava l'ufficialità, ciò che non si vede: prediligeva la spontaneità, coglieva le reazioni. Pensiamo ai Tapiri: all'inizio la consegna suscitava reazioni, le persone si arrabbiavano; poi hanno capito che era meglio accettarlo.
Se adesso il Tapiro si accetta, significa che Striscia si è normalizzata. È per questo che ha perso appeal?
Ma è normale, ci sono due generazioni contagiate da Striscia: nessuno è eterno. Io sono andato a Striscia e quello che mi aveva colpito era il culto: i pullmann che arrivavano come in un luogo sacro. Tutto questo è stato gigantesco; era inevitabile che, poco per volta, la sua centralità venisse erosa. Non credo che ci siano delle cause contingenti
Cosa avrebbe potuto fare Ricci per risollevarla?
Sinceramente non so cosa avrebbe potuto tirare fuori dal cappello ancora Ricci. Il format era talmente “formattizzato” che agire, cambiare formula, avrebbe significato fare un altro programma. Non dimentichiamo che la fidelizzazione è avvenuta attraverso la ripetizione dei vari momenti: chi aspettava lo striscione, chi il Gabibbo; c'erano elementi talmente codificati che non si poteva cambiare, sennò avresti avuto un'altra trasmissione. Anche per le coppie di conduzione, ormai ci hanno provato tutti...

Com'è una tv senza Striscia?
È una tv che rispecchia la situazione di Mediaset, che non ha identità: da una parte sembra rinnegare la sua vecchia identità, l'uccisione del padre freudianamente parlando; dall'altra, se invece pensiamo a un'altra idea di Mediaset, questa però fatica a venire fuori. Non tanto sul piano degli ascolti, che se la cavano sempre con quelle tre o quattro cose, ma col fatto che è un'identità meno marcata rispetto all'epoca della fondazione, del grande sviluppo. L'unico elemento davvero distintivo ad ora, è l'informazione dei talk.
E La Ruota della Fortuna, a questo punto...
Si però la lotta De Martino-Scotti segna veramente la difficoltà della televisione ad essere attuale: è un “come eravamo” continuo.
A questo proposito, Dagospia ha appena pubblicato un flash: la Rai è in trattativa per acquistare Ok,il prezzo è giusto.
Ecco, appunto: un “come eravamo” a tutto spiano. Non è un bel segno per le reti, perché portano a casa dei risultati immediati, ma a lungo andare è segno di una difficoltà.
Però non trova che Canale 5 abbia ritrovato linfa?
Si, però parliamo sempre della più grande rete commerciale italiana nell'ambito del panorama. La collocazione di un programma come la Ruota, più che altro, è un tentativo giudizioso. Si mette un programma qua, uno là, però di grande forza comunicativa non ce n'è: l'identità, appunto
