Posso forse star qui io oggi a raccontarvi qualcosa che già sapete? Certo, posso, è il mio mestiere raccontare e di storie anche antiche che vengono ogni giorno raccontate, facendo ricorso a parole nuove o riproponendo quelle originali, vecchie, è pieno il mondo. Ovvio che la mia era una domanda retorica, di quelle che non prevedono una risposta aperta, quanto piuttosto la conferma a quanto chi pone la domanda vuole che si dica. In questo caso un No, quindi, non troppo convinto, magari, ma comunque un No dettato dalla contingenza. Un No che apre un percorso che altrimenti sarebbe occluso, accesso impossibile, perché nei fatti non posso star qui a raccontarvi oggi qualcosa che sapete perché quel qualcosa di suo non richiede un racconto, è una storia priva di trama, di messaggio, di interessi, almeno per il narratore, e se ve la voleste comunque sentire è già lì a vostra disposizione praticamente ovunque, avete solo l’imbarazzo della scelta. Non posso star qui a raccontarvi qualcosa che già sapete, ma posso provare a dirvi perché, storia a parte, di suo quel che intorno a questa storia ruota a me, almeno sul piano teorico, interesserebbe, e pure parecchio. È uscito il secondo album di Tha Supreme, lo sanno anche i sassi.
Certo, nel mentre ci sono stati grandi cambiamenti sotto questo cielo pieno di stelle. Per dire, Tha Supreme non si chiama più Tha Supreme, ma thasup, tutto attaccato e senza maiuscole, perché la sintesi credo che per lui, all’anagrafe Davide Mattei, sia fondamentale, non è invece fondamentale il suo nome all’anagrafe, ma ci arriverò a breve. Per dire, nel mentre Spotify, che è per uno come thasup è praticamente casa sua, è lì che ha prosperato col primo album, imponendosi giovanissimo come talento fondamentale per il successo proprio e di tanti altri cui ha donato la sua arte, è diventato il tutto, le copie fisiche, antico che non sono altro, sono sparite all’orizzonte, anche se dopo il ritorno del vinile e delle audiocassette si dice sia a breve la volta del cd, con una uscita di scena ormai conclamata dei vecchi tromboni, quelli che in effetti proprio su una base di thasup, ancora Tha Supreme, Salmo chiamava scoreggioni, a una incollatura nella sparizione anche i vari indie o itpopper, qui una volta era tutta campagna ora è solo quella roba lì, misto di trap, pop e urban. Per dire, preso atto che il mainstream di suo non esiste più, e che in questo mondo bizzarro che si basa su numeri del tutto fittizi, una Fantasilandia dove a milioni di stream spesso corrispondono decine di spettatori ai concerti, nel momento in cui tocca mettere mano al portafogli e tirarne fuori carte da venti, diverse, per pagare biglietti, quelli spesso li si spende per andare a sentire e vedere gli scoreggioni di cui sopra, ecco, preso atto che il mainstream non esiste più, è divenuta consuetudine uno scambio di interazioni anche tra personaggi che nulla avrebbero da dirsi, come noi con il noto Aboriggeno dello sketch di Corrado Guzzanti, una sorta di Frankestein destinato presumibilmente a trovare vita per qualche istante, al primo fulmine, ma presto a morire. Di fatto è però uscito il nuovo album di Tha Supreme, che ora si fa chiamare thasup, e il titolo, come sua peculiarità, è un insieme di caratteri messi lì un po’ a cazzo, con il solo intento di farci leggere Carattere speciale, come quando sostituiamo lettere con numeri all’interno di una frase e riusciamo lo stesso a leggerne il contenuto, miracolo del nostro cervello, evidentemente più sveglio di noi. Il nuovo album di thasup è stato presentato al Fabrique, a Milano, in una serata piena di mistero, come tutto quel che riguarda thasup. Non si fa mai vedere, lui, ha un avatar, presente al Fabrique sotto forma di statua plasticosa, e solitamente appare sotto forma di cartoon, sia mai che lo si veda davvero in faccia. Per questo, dicevo, è irrilevante sapere il suo nome, e forse anche la sua età, seppur saperlo così giovane, giovanissimo, confesso, un po’ impressiona, anzi, impressiona proprio molto.
Comunque, thasup non ha faccia, un Liberato che però almeno ha un avatar e un nome e cognome, è lui il fratello di Mara Sattei, che poi sarebbe all’anagrafe Sara Mattei, presente in un album con un feat, e si esprime in una lingua tutta sua, con uno slang tutto suo, i famosi caratteri speciali sono presenti anche nelle rime dei testi, incomprensibili per chiunque sia nato nel Novecento, a occhio, e comunque, anche se comprensibile, non così carichi di significati e di significanti. Ama anche spostare tutti gli accenti, come del resto ha già a suo tempo fatto, sdoganando la pratica, Max Pezzali, solo che lo fa dando l’impressione di non sapere che lo sta facendo, li sbaglia praticamente tutti, a volte anche andando in culo alla sua stessa metrica, lui che ha un senso della melodia d’altri tempi, non nel senso che tira fuori melodie vecchie, tutt’altro, ma che ha cura delle melodie come se ne aveva un tempo, quando cioè la musica era giocata su armonie più ricche che concedevano più chance alle melodie, metriche che sarebbero più dritte se gli accenti fossero al loro posto, va beh, è giovane, funzionerà così per loro e funziona anche bene.
Dicevo del mistero, a anticipare l’uscita dell’album, nelle settimane scorse, tutta una serie di messaggi in codice, di indizi seminati manco fosse Pollicino, che in effetti semina indizi per se stesso, mica per gli altri, e la copertina piena di personaggi da decifrare per capire i misteriosissimi featuring, che poi in realtà era solo Tiziano Ferro, per altro facilmente decifrabile sotto le mentite spoglie di un robot di ferro, appunto, con su un cartello che recitava Xdono, vedi tu il mistero, una sorta di versione videogiocosa della copertina storica di Sgt.Pepper’s etc etc dei Beatles, l’etc etc è un omaggio da boomer a questo parlare a cazzo di cui dicevo prima, che poi parlare di copertina per album che fisicamente non esistono fa ridere, perché si parla in realtà di qualcosa a sua volta inesistente, fittizio, effimero, una cover destinata a diventare un microfrancobollo sul display di uno smartphone, dove in effetti queste canzoni verranno ascoltate, distrattamente come usa oggi, skippando in avanti, qui faccio quello che vuole passare per giovane ma parla come Frankie Hi NRG Mc, cioè come fossimo nel 1997, prima che thasup nascesse.
Però, tutto questo, che ho trattato con alterigia e malriuscita ironia, neanche vero e proprio sarcasmo, fidatevi, a me affascina. Mi piace l’artista che non si fa vedere, sul palco tanti cloni vestiti tutti uguali, i cartoon, le statue di plasticona. Mi piace il linguaggio inventato, buffo, forse buffo solo per noi anziani, comunque non convenzionale. Mi piace l’uscita ammantata di mistero, gli indizi, il chiedere a chi ti segue di sforzarsi per trovare qualcosa che poi al dunque neanche c’è, gli indizi reali erano stati tutti decifrati a suo tempo, nomi pesanti anche come il già citato Salmo, i Pinguini Tattici Nucleari, Tananai, Dio mio perdonami, Lazza, col quale si contenderà immagino lo scettro di artista più venduto del 2022, anche se lui parte decisamente dopo, ne faccio quattro su tutti, tanto perché farne tre sarebbe stato troppo banale, canonico, e qui i canoni vanno tutti a farsi benedire, gli indizi, dicevo, erano belli espliciti, unica sorpresa Tiziano Ferro, e visti gli ultimi risultati uno dice anche un bello “sticazzi”. Mi piace la scelta di uscire in un periodo pieno di uscite, spesso antiche, da Agnelli ai Verdena, passando per Ramazzotti e prossimamente lo stesso Ferro, andando allo scontro diretto con un competitor vero, The Night Skinny, come lui producer, privo di voce, tanto a Fantasilandia i vecchi scoreggioni non esistono, chi se ne frega dei confronti con quelli che Giulia Torelli chiamerebbe i vecchi rincoglioniti, quelli che devono stare a casa e zitti.
Mi piace tutto. Quello che non mi piace, attenzione, magari non la capisco, ma comunque non mi piace, è la direzione verso cui sembra aver orientato la sua musica. Perché, questa è un’impressione che magari col tempo rivedrò, ma oggi questo è, vedere che thasup, così si fa chiamare oggi Tha Supreme, ora flirta col pop, di più, ci fa sesso selvaggio, per quanto possano fare sesso selvaggio loro, i giovani di quella generazione tutta hikikomori e via discorrendo, il pop pop, quello che ambisce a passare in radio, santo Dio, come se a chi ambisce a sbancare su Spotify, casa sua, fosse necessaria la radio, mi immalinconisce oltremisura.
Per intendersi, e sembrerà che io ce l’abbia particolarmente con Tiziano Ferro, in parte è vero, ma è anche per questo, ascoltare Rotonda, scritto in realtà con le o sostituite da parentesi, ma mi rifiuto, suvvia, è come vedere un campione del Basket che per essere amato anche in Italia si mette a giocare, maluccio, a calcio, un andare in terreno minato, tirare fuori qualcosa di dozzinale almeno nelle parti in cui Ferro canta, inutili se non per farsi dire: perché? Discorso diverso per Riva, dove stavolta è un punto esclamativo a sostituire la i, tutto in minuscolo, i Pinguini a sostituire Ferro, bravi tutti, singolarmente e nell’insieme, la voce di Riccardo, specie quando è trattata con l’autotune ha un che di affascinante, la stessa fascinazione che riserviamo a guardare certe cagate che cani con padroni poco educati lasciano in strada, al fine di farle poi calpestare da noi poveri Cristi. Per altro i Pinguini Tattici Nucleari sono lo Ying dello Yang thasup, loro così compiaciutamente pop, tanto pop al punto che le loro hit sembrano tutte provini tirati fuori senza manco averli masterizzati, loro che si mostrano costantemente come dei nerd da oratorio, zero fascinazione, zero mistero, loro che parlano la lingua più media che esiste, come andare a mangiare sushi pensando di fare qualcosa di esotico, interessante l’idea di un incontro con il loro esatto opposto, thasup, appunto.
Per il resto è il thasup che conoscevamo quando si faceva chiamare Tha Supreme, solo un po’ troppo pop per uno che poi fa tutte quelle stramberie lì, cioè, ancora prende le melodie e le stira con gli effetti di voce, con su testi pieni di neologismi, ma tutto troppo leggero, un Fedez che si fa paladino di ogni causa legata ai diritti civili e poi non riesce a tirare fuori altro che Mille o La dolce vita. Un po’ più di radicalità farebbe di me un suo estimatore, o meglio, uno che oltre che stimarlo lo ascolta anche quando non deve recensirlo, invece mi tocca solo guardarlo, con l’audio spento, riconoscendogli comunque una cifra tutta sua, geniale e ancora più geniale tenendo conto che è un ragazzino e che è un ragazzino cresciuto in questo tempo di merda qui, una cifra stavolta solo buttata un po’ troppo oltre lo steccato del mainstream, si spera per andare presto a riprendersela mentre fa flint su cash o una cosa del genere.