Tienimi presente è l’opera prima di Alberto Palmiero, film presentato alla Festa del Cinema di Roma. Al centro, un ragazzo giovane che non ha neppure trent’anni, il desiderio di fare il regista e la consapevolezza che forse è arrivato il momento di fermarsi. Ma per fare cosa? Se la passione è ciò che in un certo senso ci definisce come esseri umani, se va via anche quella allora tutto diventa difficile. E infatti Alberto Palmiero che nel film interpreta se stesso se ne rende conto e si scontra proprio con questa cosa qui. Una sensazione di vuoto sotto i piedi. E ora, di noi, di quello che vogliamo diventare, del 'sogno' cosa ne sarà? Alberto è un regista che durante la Mostra del cinema di Venezia incontra il produttore Gianluca Arcopinto, continua a presentare i suoi lavori in giro per la Campania, finisce per fare la comparsa nella serie di Marco Bellocchio, Portobello. Palmiero si capisce nel non fare niente, nel restare inglobato nella vita di provincia, nella speranza, forse, che qualcosa accada, ma cosa? Il protagonista torna a vivere dai suoi e affronta questa crisi esistenziale compartecipata. Perché tutti, la sua fidanzata, i suoi genitori e un nuovo cagnolino, tutti gli sono vicino, cercano di aiutarlo. Noi abbiamo incontrato il regista e attore durante la Festa e gli abbiamo fatto qualche domanda, tra le altre: “Quando e come hanno accolto i tuoi familiari la volontà di fare un film su un tuo momento d’incertezza?”. E la sua risposta è stata chiara: “Non ne abbiamo mai parlato direttamente, secondo me per loro è stato formativo, nel film ho ricostruito tante scene nostre, dibattiti anche accesi, tutte cose che sono realmente accadute. Secondo me per loro, per i miei genitori, è stato interessante rivederle con un occhio più ironico, ho cercato di trovare l'ironia in situazioni in cui forse, mentre le vivevo, mi facevano stare male. È stato un grande momento di crescita emotiva per me e per loro, per aprirmi, abbiamo costruito un rapporto ancora più solido di quanto già lo fosse prima del film”.
Un film, Tienimi presente, in cui un ragazzo come tutti noi, senza ricalcare la narrazione stereotipata e super inflazionata di un grande nome smarrito, vuole solo capire cosa fare e se ne vale la pena di portare avanti 'il sogno'. È un'opera personale ma pure collettiva e in fondo un altro film su un processo artistico (vi avevamo parlato qui de Il tempo delle noci). In questo senso potremmo dire che il film di Palmiero è intimo ma pure “politico”. Politico nel senso che si interessa degli altri, dei giovani che vogliono che le proprie ambizioni diventino lavori concreti, della fatica di scontrarsi con delle dinamiche che sembrano riportarci di continuo al punto di partenza. Tienimi presente, come a dire 'io ci sono', 'guardami, sono qui'.
“Questa è solo una storia che vuole raccontare una condizione di tanti, una frustrazione che in molti sentono e chiaramente poi la riporto a una storia più piccola e a un conflitto forse esistenziale”. Sempre Palmiero a MOW: “Questo film è la conseguenza di tante dinamiche, che non solo giovani ragazzi che vogliono fare i registi subiscono, la questione è più generale, appartiene alla generazione che ha vissuto questo cambiamento tecnologico, questo senso di spaesamento, di com'è il mondo e di come ci dobbiamo muovere”.
“Tienimi presente racconta il percorso di un persona che cerca di trovare il senso delle cose (…). Io voglio che rimanga il fatto che lui (il protagonista di questa storia, ndr) riparta col suo sogno, ci creda di nuovo, perché poi i sogni possono anche non avverarsi, ma l’importante è vivere con la speranza per il futuro”.