Quella degli Oasis è una reunion che continuerà per mesi a fare notizia. Noi di MOW ne abbiamo parlato tanto perché, fan o meno, sarà uno degli eventi musicali del 2025. In relazione al ritorno di Liam e Noel Gallagher si sono dette tante cose, ma ci si è soffermati soprattutto sul costo dei biglietti e sul dynamic pricing, ovvero la modifica dei prezzi in base alla domanda. La pratica utilizzata da Tickermaster è persino finita in Commissione Europea, con società americana di vendita e distribuzione dei biglietti che si è giustificata affermando che il dynamic pricing sia assolutamente legale. La pratica, comunque, non riguarda solo la reunion della band, ma l’intero mondo della musica live. A fare chiarezza sul tema del dynamic pricing è Claudio Trotta, produttore artistico italiano e patron di Barley Arts, nel suo intervento al Parlamento Europeo. “Il dynamic pricing non è un’opportunità, è il nemico della musica e dell’intrattenimento dal vivo” ha spiegato Trotta. “Non c’è analogia con la fluttuazione delle tariffe aeree o ferroviarie perché l’utente può scegliere tra diversi fornitori, giorni e orari mentre, nel caso di un evento dal vivo, l’interesse è per uno spettacolo specifico in una data e luogo specifici”.
Difficile discordare con quanto detto da Trotta nel suo intervento. Il dynamic pricing nella musica non può essere paragonato ad altri tipi di variazione di prezzi. Questa pratica diventa così “un’arma per impoverire il mercato, non per arricchirlo”. “È una speculazione selvaggia (con, tra l’altro, un metodo di vendita dei biglietti confuso e poco trasparente, su cui ci sarebbe molto da discutere) che dà l’illusione di arricchire la filiera dell’industria della musica dal vivo, ma in realtà fa l’esatto contrario, la impoverisce”. E come sottolineato dal patron di Barley Arts, non solo è un’arma contro l’industria della musica, ma anche contro il suo pubblico. Infatti, con l’ampia offerta di eventi live e l’aumento dei prezzi, i fan sono spesso costretti a fare delle scelte, dovendo rinunciare ad alcuni concerti. Il pubblico, come sottolineato da Trotta, non ha risorse illimitate: “Se spende tanto per vedere un artista, non ha altri soldi da spendere per altri concerti, spettacoli teatrali, mostre d’arte e didattica, libri, negozi di ogni genere e ristoranti. Con il drastico calo del reddito disponibile delle persone, ne risente l’economia e, paradossalmente, anche l’industria dello spettacolo dal vivo in generale”. Inoltre, come sottolineato da Claudio Trotta, il mondo della musica dal vivo non si regge solo sui grandi eventi, ma anche sulle nuove proposte artistiche. Con il dynamic pricing, però, si rischia di affossare l’intero sistema. “La pratica del dynamic pricing impoverisce l’intera industria della musica dal vivo, che non si regge solo sui grandi nomi, ma ha bisogno di continuità produttiva e diversificazione dell’offerta per sopravvivere”. E ha continuato: “E la verità è che se esiste il dynamic pricing non c’è futuro per le nuove proposte artistiche, perché questa pratica concentra le risorse degli acquirenti, ma anche l’attenzione dei media, su quegli artisti che sono già conosciuti, famosi e richiesti".
Non è un mistero che in Italia, ma anche nel resto del mondo, soprattutto dopo il Covid diverse piccole e medie realtà dedicate anche alla musica dal vivo abbiano chiuso. Questo ha portato, anche le grandi città, ad avere sempre meno luoghi dove anche gli artisti emergenti, o comunque meno noti, possano esibirsi e farsi conoscere. “La verità sotto i nostri occhi è che i club e locali di medie e piccole dimensioni stanno chiudendo. E questo è un chiaro segno di quanto ci stiamo impoverendo culturalmente, mentre ci muoviamo sempre più verso un’omologazione culturale che per di più è controllata da pochissimi attori”. Questa situazione, come sottolineato da Claudio Trotta nel suo intervento, rischia di creare “abusi di posizione dominante” che sono “contrari alle regole dell’economia del libro mercato”. E il patron di Barley Arts si è soffermato su un altro fenomeno che mina il benessere dell’industria degli eventi live, definendolo “un vero e proprio crimine contro l’umanità”. E tornando a parlare del dynamic pricing, fulcro del suo intervento al Parlamento Europeo, Trotta lo ha definito: “un sistema illusorio e ingiusto che limita deliberatamente l’accessibilità degli acquisiti da parte di chi lo mette in pratica, siano essi gli artisti, i promoter e i produttori, o le società di biglietteria che lo applicano”. Le due pratiche, all’apparenza distinta, sono così collegate, perché il dynamic pricing favorisce il secondary ticketing, andando a creare “più panic buying tra il pubblico, che diventa un consumatore acritico”. Un sistema che poi, in una specie di “effetto domino”, riguarda anche i prezzi degli hotel e degli alloggi, che aumentano ingiustificatamente i costi, senza adeguare però i servizi. “Dobbiamo fermare le speculazioni. per queste ragioni economiche e sociali non si tratta di regolamentare la pratica dei prezzi dinamici, ma di impedirla del tutto”.