Tutti che pensano ai Måneskin. Certo che il mondo della musica è strano forte; si lamentano che i tempi sono cambiati, che i dischi non sono più dischi, ma stream, e poi c'è chi polemizza sulle vendite dei loro album. Se Gino Paoli e Riccardo Muti, di recente, si sono infatti espressi sul mancato quid artistico della band, Gué Pequeno, che adesso si fa chiamare solo Guè, si è chiesto invece il perché del loro successo, affermando di non capire come possano riempire gli stadi (che poi effettivamente riempiono). Un giro di giostra in merito al panorama musicale italiano e americano, che ha provocato la prevedibile reazione del fandom, visto le parole, non proprio lusinghiere, rilasciate nel noto podcast americano, Growing Up Italian.
“I Måneskin non vendono dischi in Italia, a nessuno frega niente di loro - ha sferrato il redivivo Club Dogo Gué nel mezzo dell'intervista - Faranno anche i sold out degli show, ma non vendono i dischi. Non lo so chi li ascolta. Ma qualcuno in qualche modo lo fa, perché fanno il tutto esaurito negli stadi. Apro i social e vedo Angelina Jolie e la figlia al loro concerto. E anche negli Stati Uniti hanno fatto concerti da tutto esaurito. Mi pare siano arrivati al sold out anche a New York al Madison Square Garden. Ma cantano in inglese con musica rock. Immagina invece un rapper italiano che rappa in inglese. Quella sarebbe proprio un’altra storia. Se ho provato? Sì ma giusto per gioco”.
C’è da dire che non è la prima volta che il rapper 42enne imbastisce una polemica sul web parlando di Damiano & Co. Quella volta, all'interno del poadcast condotto con Masseo (Lifestyle), li aveva definiti “finti trasgressivi”. Un intervento che aveva coinvolto anche Pino Scotto: “Sono una band rock per tutti, con una trasgressione che poi però non c’è davvero. Limoni tra di loro, clip senza vestiti. […] Si sono trovati al momento giusto al posto giusto. Poi hanno colmato un segmento che in quel momento storico non c’era”. Insomma, è una gara a chi si chiede quanto dureranno i Måneskin, se la loro è solo una moda passeggera, e se anche qualche riflessione in fondo è veritiera, non sarà per caso diventato il modo più scontato per far parlare di sè?