Se Ultimo avesse cantato “I tuoi particolari” in uno dei Festival di Sanremo targati Pippo Baudo, oggi parleremmo di lui come dell’ennesimo vincitore annunciato. E non di uno che, dopo aver stravinto al televoto, è stato asfaltato dalla sala stampa e bollato come quello che se la “tira” perché si è incazzato. Ha forse fatto male? Con Baudo, sicuro, non sarebbe mai andata così. E no, non è nostalgia: è cronaca. Pippo Baudo ci ha appena detto addio, e con lui se ne va la televisione italiana che sapeva davvero fare spettacolo senza perdere il focus da quello che realmente conta. Quella che educava, lanciava, raccontava. Che ti proteggeva e ti metteva al centro solo quando eri pronto. Che sapeva guardare un artista in faccia e dirgli: “Funzioni”. Ultimo avrebbe funzionato, eccome. Lo avrebbe capito al primo ascolto, lo avrebbe portato in finale e gli avrebbe costruito intorno il racconto che meritava. Non l’avrebbe lasciato da solo in sala stampa come un “cane bastonato”. Nel 2019 Ultimo arrivò primo al televoto ma finì secondo. E in conferenza stampa, incazzato come un ventiduenne che sa di avere ragione, si rivolse a un giornalista con la frase diventata virale ovunque e ormai celebre: “Voi giornalisti avete questa settimana per sentirvi importanti. E rompete il caz*o. Io non ho mai avuto la pretesa di venire qui e vincere, a differenza di quello che avete detto voi: tirandomela. Io mi sono grattato, ma non è servita a niente. La mia vittoria e quella di tanti altri artisti è sicuramente dopo il festival. La mia vittoria sono i live, la gente che mi vuole, che si riconosce in quello che scrivo. C'avete sempre qualcosa da dire, ma non provo rancore".

Davvero lo vogliamo etichettare come un crollo di nervi? Forse è stato l’unico momento vero di un Festival che aveva già deciso chi premiare. In un Sanremo di Baudo, quella frase non sarebbe mai esistita. Motivo? Baudo nazionale non avrebbe mai lasciato che un ragazzo così giovane finisse nel tritacarne della sala stampa senza una rete sotto ad attutire il colpo. Il punto è che Baudo aveva il controllo. Totale. E quel controllo serviva a proteggere gli artisti, non a silenziarli per poi mandarli al patibolo. Se un ragazzo si fosse chiuso in camera a scrivere una canzone disperata, Pippo lo avrebbe chiamato sul palco per dirgli: “Bravissimo. Adesso cantala”. Non gli avrebbe chiesto se avesse il phrasé giusto o se stesse bene davanti ai giornalisti. Lo avrebbe difeso. E la stampa avrebbe abbassato il tono, come faceva quando Baudo alzava il sopracciglio. Ultimo non ha bisogno di difese, oggi riempie gli stadi. Ma quella finale, con i sorrisi tirati e l’applauso mezzo stonato, resta un momento surreale. In un altro contesto, con un altro direttore d’orchestra, uno come Baudo, avremmo avuto di certo un altro finale. Perché Baudo sapeva che Sanremo è prima di tutto una storia da raccontare. E quella di Ultimo, nel 2019, era la storia vera.

