Cachet stellare o polemica gonfiata? L’esibizione di Fedez alla Festa nazionale dello Stocco di Cittanova, in Calabria, è diventata il caso musicale e social della settimana. Tutto per un presunto compenso da 100mila euro, poi smentito dall’organizzazione, e per le voci su richieste da “star” mai confermate. Nel dibattito si sono mescolati indignazione, ironia e difese d’ufficio, tra chi considera legittimo che un artista scelga liberamente dove esibirsi e chi invece sottolinea il contesto di una regione segnata dalla disoccupazione. In mezzo, il rapper che dal palco ha ribaltato la critica rivendicando l’orgoglio di una manifestazione popolare, e il tam tam sui social che ha amplificato la vicenda. A intervenire è Paolo Giordano, giornalista e critico musicale, che allarga lo sguardo oltre il caso specifico: dal meccanismo dei “finti sold out” alle logiche di comunicazione che puntano più alla quantità che alla qualità, fino a un dato curioso sull’estate 2025, la prima senza veri tormentoni. Ecco tutto quello che ha detto su MOW.

Fedez, è lui l’oggetto della polemica del momento per essere andato, dietro compenso, alla Festa nazionale dello Stocco di Cittanova. Che ne pensa?
Al di là del fatto che è stata smentita la cifra del compenso, secondo me è ridicola tutta la questione. Ognuno va dove vuole e si esibisce dove vuole, a proprio rischio. Non ci vedo niente di male. Adesso l’organizzatore ha smentito, dicendo che la cifra in realtà è molto più bassa, ma qualsiasi cifra fosse, sta a Fedez scegliere se andare o non andare. A me sembrava esagerato che avesse preso 100 mila euro, ma anche se fosse siamo nel libero mercato: uno può scegliere cosa fare. Se è la saga dello stoccafisso, uno può decidere che lo stoccafisso non è abbastanza “cool” e non presentarsi. Anche perché, se uno dicesse “No, sono un artista importante, non posso andare alla saga”, potrebbe essere accusato di essere troppo snob.
Anche perché hanno messo in mezzo le presunte richieste da Vip che sarebbero state fatte da Fedez, ma poi smentite…
Io ho visto Madonna chiedere l’asse del water nuovo. Nell’ultimo tour chiedeva sempre un copri water nuovo. Se ci si ferma a queste cose…
C’è anche la polemica sui concerti, sui biglietti regalati e sui finti sold out…
Non stiamo parlando di una quantità infinita di finti sold out, ma di una pratica che talvolta capita. L’utilità di questa polemica, come ha giustamente detto anche Ferdinando Salzano e come hanno sottolineato anche altri, serve ad abbassare un po’ i toni e a ricordare che “tutto esaurito” non è un elemento decisivo: un concerto può essere bello o brutto indipendentemente dalla quantità di pubblico. Certo, uno stadio semi vuoto appesantirebbe il clima, ma io ho visto i migliori concerti della mia vita in posti piccolissimi, con poca gente.
Però sappiamo che è anche uno strumento comunicativo…
Sì, rientra nella strategia di comunicazione attuale, basata più sulla quantità che sulla qualità. Strillare al “tutto esaurito” è come vantarsi dei 100 milioni di stream di un brano. Io credo sia importante segnalare quanto il pubblico abbia realmente apprezzato un pezzo, ma non è vero che il numero di stream equivalga al gradimento. Nei concerti si parla più di quanti spettatori ci sono, anziché di quanto sia stato bello.
Quindi il problema è che si guarda più al numero che alla qualità?
Esatto. Nel mondo dello streaming, si segnala quante volte un brano è stato riprodotto, non quanto tempo la gente lo ha ascoltato. La resistenza media dell’ascoltatore non corrisponde quasi mai alla durata intera del pezzo. Sarebbe interessante calcolare quante volte un brano è stato ascoltato per intero, non solo avviato.
Per quanto riguarda i concerti, pensi che la polemica sui finti sold out stia rientrando?
Sì, è destinata a rientrare perché non regge. Bisognerà spiegare agli artisti che non sei bravo perché riempi San Siro, ma perché ci suoni e canti belle canzoni.

Chi sono i veri nomi che oggi, secondo te, il sold out lo fanno davvero?
In questo gioco non entro: ci sono persone molto più esperte di me. Faccio fatica a capire se uno stadio sia veramente esaurito e non sono curioso di andare a vedere la planimetria. Sicuramente, quelli che sappiamo tutti: Vasco, Cremonini…
Eppure, succede…
Sì, e non è la prima volta. Inoltre, quando apri le prevendite un anno prima, imponi certi comportamenti al pubblico e ti esponi a fluttuazioni. Non so perché si aprano così tanto in anticipo per tour italiani, quando per tour mondiali, come quello di Lady Gaga, è ovvio che serva pianificazione.
A chi può far gioco questo meccanismo?
Sicuramente serve a muovere il mercato prima, favorendo investimenti successivi, sponsor e attività collaterali. Però non sono un esperto: da giornalista vedo solo che adesso c’è questa corsa al “tutto esaurito” strombazzato, ma anche in passato qualche aiutino c’è stato.
Da giornalista esperto, mi puoi dire un’altra cosa: i tormentoni estivi che fine hanno fatto?
Questa è la prima estate senza tormentoni, solo “tormentini”.
Cos’è cambiato?
Non c’è più stagionalità nella musica. Un tempo i brani venivano pensati per un periodo preciso dell’anno, ora no. Pochi sono i pezzi legati all’estate. Già all’ultimo Sanremo di Amadeus c’erano tormentoni a febbraio, cosa mai vista. La stagionalità è finita e certi rituali del 2025 sono andati in soffitta. Magari torneranno, ma la vedo dura.
Le case discografiche si sono fatte trovare pronte o sono state spiazzate?
Non è che tutti gli anni esca “Vamos a la playa”. Come per il vino, c’è l’anno buono e quello no. L’assenza di stagionalità può giovare al mercato. Non so se siano state le case discografiche a spingere per questo, ma sicuramente possono approfittarne.