Abbiamo intervistato Vladimir Luxuria. Attivista, attrice, conduttrice e ora doppiatrice di Karla Sofía Gascón, l'interprete che potrebbe portarsi a casa l’Oscar per il suo personaggio in Emilia Pérez (sarebbe la prima donna trans della storia a vincere), il film di Jacques Audiard che ha travolto il Festival di Cannes come un’onda di rivoluzione. Eppure, al di là del cinema, questa è una storia che parla di trasformazioni profonde, di quei momenti in cui il destino cambia direzione, come una corrente che ti trascina da un’altra parte, anche se tu pensavi di sapere già dove stavi andando. È la storia di un corpo che si modifica, di un’anima che si allinea alla sua verità, e di un mondo che, ancora una volta, sembra incapace di stare al passo. Tra destre che non vogliono capire, le memorie dimenticate di vite che ignoriamo e il suo ultimo spettacolo, Princesa, ecco cosa ci ha raccontato Vladimir Luxuria.
Vladimir Luxuria. Come ci si sente ad aver doppiato Karla Sofía Gascón in italiano nel film che concorrerà per ben 13 statuette agli Oscar 2025?
Era una grande opportunità di crescita per me, perché mi mancava l’esperienza di fare la doppiatrice. Avevo già doppiato dei cartoni animati, ma si trattava di piccole parti. Questa è stata la prima volta in cui mi è stato chiesto di doppiare un ruolo principale, che tra l'altro dà anche il nome al film. Grazie soprattutto alla guida del direttore del doppiaggio, Alessandro Rossi, che ha lavorato molto su di me: sulla mia voce, sull’intonazione, sull’intensità, sulla dizione, nel seguire le labiali. La scuola di doppiaggio italiana è molto prestigiosa, quindi ho lavorato come una vera professionista. Sono davvero orgogliosa di questo lavoro. Quando ho visto il film doppiato, mi sono piaciuta, oltre ad aver amato il film stesso e l’attrice. Ricevo ogni giorno messaggi di complimenti, non solo per il doppiaggio, ma per l’interpretazione, perché è importante mantenere le intuizioni e le emozioni originali.
C’è stato un momento in cui hai sentito il bisogno di fermarti per la difficoltà di interpretare una scena?
Sì, c'è stato un momento in cui mi sono dovuta fermare, travolta dall'intensità. In particolare, c'è un monologo di Manitas, il narcotrafficante, che diventerà Emilia Pérez che mi ha emozionato. In quei minuti, parlando con il chirurgo che le farà l’operazione di cambio di sesso, racconta la sua sofferenza e la decisione di porre fine alla sua vita. Descrive il suo mondo, il narcotraffico, come di un posto in cui si è costretti a dimostrare di essere più bastardo e maschio degli altri per sopravvivere, quando invece ha una natura interiore diversa. La sua rinuncia è molto profonda, e questo momento mi ha davvero emozionato. Poi bisogna specificare una cosa. Emilia Pérez è una donna trans lesbica. Non è attratta dagli uomini, ma quando era uomo si era sposata e aveva figli perché era davvero attratta da sua moglie. Anche dopo l'operazione, avrà una relazione con un’altra donna. Quindi, la sua rinuncia alla famiglia e alla moglie è un aspetto molto importante della sua storia.
Qual è stato l'aspetto più difficile dell'interpretazione di Manitas?
La parte più difficile per me è stata fare la voce di Manitas, che è molto maschile e roca, quasi come quella di un fumatore incallito.
Mi ha colpito quanto la tua voce si avvicini a quella di Karla Sofía Gascón nella versione doppiata. Su quali aspetti della sua interpretazione ti sei concentrata per preservarli nella versione italiana?
Abbiamo voluto mantenere la sua intonazione, soprattutto nelle canzoni, che sono parte fondamentale del film. La colonna sonora è meravigliosa, e i brani sono rimasti in spagnolo anche nella versione doppiata. Non doveva esserci un distacco tra la sua parte parlata e quella cantata. Ho ascoltato molte volte la sua voce per cercare di riprodurla il più fedelmente possibile. In questo, in un certo senso, avere fatto “Tale e Quale Show” mi ha aiutato, perché lì dovevo imitare perfettamente la voce del cantante.
Questo film cosa rappresenta per la comunità lgbt+, soprattutto in un contesto come quello americano sotto Trump e con il crescente dominio delle destre?
Intanto, questo film è un film bello, e rappresenta il cinema in senso assoluto. È un film che ti fa riscoprire il piacere del cinema. Amato da tutti. Parla di un cambiamento di vita, più che di cambiamento di sesso. Il vero cambiamento di Emilia non è tanto la chirurgia, ma la consapevolezza dei suoi errori nel suo passato, quando era Manitas. I crimini commessi, la gente che spariva. E il desiderio di porre rimedio agli sbagli che aveva commesso con l'associazione che poi creerà. Tornando alla tua domanda, non si poteva prevedere quello che sarebbe successo quando giravano il film, che un giorno ci sarebbe stato Trump e che ci fosse al potere una triade di transfobi tra Trump, Vance ed Elon Musk, il braccio destro e, abbiamo visto, anche teso. Musk ha una figlia trans di nome Vivian Jenna Wilson a cui lui si è sempre rifiutato di rivolgersi al femminile. Poi, va detto che uno dei primi ordini esecutivi di Donald Trump è stato quello di stabilire che esistano solo due generi: maschile e femminile. Da qui tutte le varie esclusioni che le persone trans stanno cominciando a subire. Penso alla riforma delle forze armate. Che dire, non mi dispiacerebbe fargli venire un bel mal di pancia nel momento in cui assisteranno, come mi auguro, alla premiazione di Gascón agli Oscar. La dimostrazione che noi esistiamo e che resistiamo.
Nel mondo lgbt+ si dà sempre più importanza al linguaggio. Ci sono stati tanti dibattiti sull’uso dello schwa e su altre questioni, ma spesso sembra che il discorso si concentri più sulle parole che sui diritti concreti. Pensi che il rischio sia quello di perdere di vista le battaglie più urgenti?
No, guarda, penso sempre che, certo, non bisogna esagerare. Io ricordo che una volta mi chiesero di fare un discorso pubblico tutto con lo schwa. L’ho fatto, eh. Però quello che faccio di solito è questo: all'inizio dico "grazie a tutte, tutti e tuttə", poi alterno tra maschile e femminile. Altrimenti diventa faticoso, mettiamola così. Però detto questo, penso che si riconosca una persona, un’identità, una vita anche attraverso il linguaggio. Chi vuole una desinenza neutra ha diritto ad averla. Io ho fatto una scelta diversa: voglio essere declinata al femminile, perché la mia identità di genere è femminile. Ma per chi è non binario, riconosco il diritto di essere declinato e riconosciuto anche linguisticamente.
Alla tematica delle persone trans si aggiunge anche quella dei desaparecidos in Messico.
C'è quella canzone dei parenti, dei figli, delle mogli dei desaparecidos, e tutte le volte che la sento mi colpisce profondamente. Penso anche alla canzone del figlio che riconosce l'odore del padre. Sono le canzoni più strazianti, mi lacerano il cuore. È un momento bellissimo, veramente molto bello. È una realtà purtroppo terribile, quella dei desaparecidos. Penso che una delle pene più grandi che si possano infliggere a una persona sia non darle nemmeno la possibilità di avere un luogo in cui mettere un fiore per un defunto. Quindi, quella è una tematica molto importante. Fa anche riflettere il fatto che, tornando sul fronte politico, sia il Messico che le tematiche lgbt siano al centro di diversi dibattiti, anche con Trump.
Emilia Pérez è stato molto amato, però ci sono anche commenti di attiviste che ho intervistato personalmente a cui non è piaciuto molto. Ad esempio, Antonia Caruso, scrittrice e attivista lgbt+, ha sostenuto che si tratta di un film un po’ moralista e dall’aroma transfobico.
L’opera d’arte ognuno può leggerla a modo suo, ma non sono assolutamente d'accordo. Ci rendiamo conto che Gascón quando va a ritirare i premi davanti a platee internazionali, non dimentica il suo passato? Lei parla di discriminazioni, di dover lottare. È un'artista militante. In questo la vedo molto simile a me.
Qual è la prima cosa che vi siete dette quando vi siete incontrate?
Lei è simpaticissima, una persona veramente piacevole con cui parlare. Pensa che mi ha anche ringraziato per averla doppiata e io ho ovviamente fatto lo stesso. Ha fatto molto ridere come scena. Io devo ringraziare molto anche Andrea Occhipinti per questa opportunità e per avermela fatta conoscere.
Quanto è importante, secondo te, esporsi ed esporre tematiche come quelle di cui abbiamo parlato, attraverso la cultura oggi?
Fondamentale. Da poco è passato il Giorno della Memoria, e purtroppo alcuni hanno la memoria corta. Dimenticano le radici fasciste e lo sterminio, e arrivano a dipingere come antisemiti coloro che protestano contro i bombardamenti sui bambini a Gaza. Molti dimenticano anche che tra le persone deportate ci sono stati anche gli omosessuali, e che erano tra coloro trattati peggio. La Shoah è stata raccontata attraverso film come Schindler’s List, che hanno contribuito a mantenere viva la memoria. Penso che anche per le tematiche trans, film come Tutto su mia madre o Emilia Pérez abbiano aiutato a normalizzare certe realtà. E metterei anche Mery per sempre, per rimanere in Italia. Sono film che hanno contribuito a far sì che le persone trans non sembrino più extraterrestri, nonostante oggi qualcuno voglia confinarci in campi di isolamento.
Se il corpo cambia, cambia l’anima?, come afferma Zoe Saldaña in una scena del film.
Ragazzi, vogliamo parlare anche di lei? Bravissima. Quella canzone è un manifesto! Come si fa a dire che il film è fatto male?
Vladimir, ora sei in tour con lo spettacolo teatrale Princesa.
Sì, in Princesa siamo in Brasile, non in Messico. Diversamente da Emilia Pérez, che è una storia di immaginazione creativa, Princesa è una storia vera. Parla di una ragazza brasiliana che si trasferisce in Italia e vive sulla sua pelle il peso di tante discriminazioni: trans, straniera, prostituta e, purtroppo, tossicodipendente. Poi anche sieropositiva. È una storia molto forte, molto dolorosa. È stata raccolta in un carcere: un suo vicino di cella ha scritto la sua storia, ne è nato un libro, e poi è arrivata nelle mani di Fabrizio De André, che ne ha fatto una canzone nell’album Anime salve. Mi è stato proposto di ricordarla attraverso il teatro, di tenerla viva. Ed è uno spettacolo molto commovente, molto emozionante, che sto portando in giro per l’Italia. E non solo, anche all’estero.