Dimenticate la musica: è tornato X Factor. Seconda puntata di audizioni per la 19esima edizione del programma televisivo che, appunto, da show televisivo qual è, ha già trovato i suoi veri protagonisti: i giudici. Se al bancone iniziano a delinearsi le dinamiche, per quanto riguarda i concorrenti l'impressione è che i più forti li abbiamo già visti nella puntata d'esordio: non che non ci siano state ugole d'oro in questo nuovo appuntamento di audizioni, ma sicuramente meno esibizioni da ricordare. Anche per quanto riguarda il momento dei concorrenti improbabili, la parte divertente della prima fase del talent, sfumata con un paio di eccezioni.
Ma vediamo com'è andata questa seconda puntata.

La giuria
Francesco Gabbani nella sua Giovanni Storti era: 4
Dopo l'esordio piacione, per la seconda puntata di audizioni, i montatori di X Factor hanno stabilito che i tempi fossero maturi per introdurre il cantautore di Carrara nella nuova fase: la sua Giovanni Storti era. Puntiglioso come il personaggio del trio, Gabbani ha deciso che nessun errore, nessuna stortura passerà invana su quel palco: e se questo significa puntare il dito contro un 16enne reo di essersi portato la chitarra dietro, perché avrebbe dovuto capirlo che lo strumento non lo valorizzava, pazienza. Come se un ragazzino così giovane possa già essere pienamente conscio dei suoi punti di forza e debolezze, tra l'altro. Gabbani non dà consigli, lui stronca: e andrebbe anche bene, visto che la Freemantle il bonifico glielo fa proprio per giudicare. Solo che poi Gabbani, alla fine dice sempre, o quasi, di si: fa sudare freddo i concorrenti, però la responsabilità di un “no” non se la prende. Troppo facile così.
Achille Lauro, hanno sempre ragione tutti: 4
Se Gabbani ha deciso che lui dev'essere il più rompino di tutti, Lauro invece è impegnato a darsi un tono a tutti i costi. Ne fanno la spese alcuni concorrenti a cui rifila dei no ingiusti (ad esempio Daria Tegola) perché Lauro cerca gente già matura, mentre gli altri, essendo ancora in fase di scrematura, preferisconodarsi la possibilità di riascoltare un concorrente. Al contrario del collega, Lauro la responsabilità di un “no” se la prende: con gli altri giudici però, è fin troppo diplomatico e accondiscendente. Se si creano dei contrasti, hanno sempre un po' ragione tutti. Ora va bene che a X Factor c'è il suo Senato, va bene che dal pubblico gli gridano che ci sono le orecchiette baresi, ma il personaggio è bello quando dura poco: Lauro, lascia che gli scazzi volino liberi.
Jake La Furia non lo freghi: 8
Jake La Furia si dimostra il più centrato: non deve dimostrare niente, non ha un personaggio a cui aderire, lui se la gode. Questo non significa che si lasci imbambolare, né che gli sfuggano errori. Doti particolari? Ha sempre una buona frase per tutti: descrive Orazio Damiata con “sembri una bestia di Satana, invece sei un crooner”, dà delle “patate scondite” al guppo dei Kindergarten senza fidanzate, impallina l' “atteggiamento di merda” dei Copper Jitters, consola la bravissima Mayu Luciasano dicendole che è andata male. La massima di puntata: “gli anni '80 non ce li leviamo più dai coglioni”, amen.
Paola Iezzi non ha ancora picchiato Gabbani: 7
Anche stavolta, ha scelto di risparmiare la vita a Francesco Gabbani. Paola Iezzi è l'ape regina della giuria, la prima donna con l'espressione contrariata sempre in canna: se alla prima era stata la differenza tra melodia e armonia a tenere banco, stavolta è il giovanissimo Luciano Dattoli il motivo del contendere. Per Gabbani non si sarebbe dovuto portare la chitarra; per la Iezzi invece non solo la chitarra ci sta, ma si tratta di aggiustamenti che si possono fare seguendo il ragazzo in un percorso, aiutandolo a sviluppare la sua identità artistica. Esattamente quello che dovrebbe fare X Factor, al di là dello show televisivo.
I concorrenti
Seconda infornata di concorrenti: per la puntata sono stati scelti per gran parte quelli che hanno passato il turno, perciò abbiamo avuto una sfilata delle performance più riuscite. Si inizia con Francesco Di Fiore, 18 enne che gestisce Before you go di Lewis Capaldi con grande maestria (voto: 8); Orazio Damiata, tutto tatuaggi e aspetto da rapper, riesce a cantare Se Domani di Mina non solo senza devastarla, ma proponendola in una versione voce e pianoforte che fa alzare il pubblico in piedi (voto: 8). Sofia Maceri in Skinny Love è la macchietta stravagante che non smette mai di parlare, ma per fortuna quando canta è un usignolo (voto: 7 e 1/2); Daria Tegolo ha composto Diego per il suo migliore amico che non c'è più: il pianoforte, la voce arrabbiata e addolorata, il testo sincero e a tratti ironico, diventa un monologo particolarmente intenso. Per Lauro è acerba, Gabbani non capisce se canta o rappa, ma fortunatamente interviene Jake La Furia sostenendo che non è certo la prima a farlo: passa con tre si, senza essere capita appieno (voto: 8 e 1/2). Luciano Dattosio, 16 anni, è un pischello con una sua intensità: Gabbani e Paola Iezzi discutono su chitarra si/chitarra no, però alla fine la sua versione di Dakota degli Stereophonics passa il turno (voto: 7); la versione “giapponapoletana” di Malika Ayane, Mayu Lucisano, canta Cheyenne di Francesca Michielin e dimostra grande capacità di controllo della voce nonostante l'emozione (voto: 7 e 1/2), Michelle Lufo propone un'ipnotica versione elettronica di Al Telefono di Cesare Cremonini (voto: 7), mentre Giorgio Campagnoli è una di quele persone che hanno una vita da mettere dentro quello che canta (sceglie Sui Muri degli Psicologi, voto: 7 e 1/2). Infine la versione di Latin Lover di Nina Duschek, che passa dal registro basso agli acuti in un secondo (voto: 8), Sakina Sanogoh con Ready or not dei Fugees incassa altri quattro si grazie a una voce e un'immagine altrettanto forti (voto: 8); ultimo infine, il medley di Enzo Iannacci di Diego Colombo: sufficiente, ma forse i giudici sono stati fin troppo buoni (voto: 6).
Infine i gruppi: i Cosmonauti Borghesi sembrano la band che suonava al liceo durante l'occupazione, ma sono spassosi e si balla (cantano Dancing in the Moonlight, voto: 6); i Copper Jitters entrano dicendo di aver provato solo tre volte insieme e tirano fuori un inedito, Take me out, tra punk e rock: i giudici apprezzano il brano e l'attitudine, ma l'atteggiamente menefreghista infastidisce Jake La Furia (voto: 7). Vengono invece definiti piatti negli arrangiamenti i Kindergarten, che invece riescono a dare una botta di energia alla serata con Self Control di Raf (voto: 7 e 1/2),
