Procedono le manovre di avvicinamento ai live di X Factor 2024, diciottesima edizione. Siamo ai Bootcamp. E i vostri fedelissimi sono qui per raccontarvi quel che è successo, senza volersi bruciare già in questa fase le pagelle, quindi ricorrendo a questa forma spuria di articoli nei quali, come Qui Quo e Qua scriviamo una parola per una, anche se nello specifico siamo due, padre e figlia, figlia e padre, quindi Qui e Quo, o Qui e Qua, o Quo e Qua. Insomma, ci siamo capiti. Procedono le manovre di avvicinamento ai live di X Factor 2024, diciottesima edizione, quindi, con la consapevolezza, sicuramente da parte di chi osserva, ma immagino anche da parte di chi ne fa parte, che sarà lì che si vedrà se il clima leggero e pacifico che fin qui è stato descritto, lasciando giusto ogni tanto intravedere qualche crepa, qualche canino spuntato di sfuggita, è reale o frutto di una buona narrazione. Per ora tutto procede come da copione, anche se è sul fronte musicale che cominciano a intuirsi i soliti vecchi problemi. Soliti vecchi problemi che, proprio in virtù della maggiore età del programma, e quindi di uno storico ingombrante, cui va aggiunto lo storico di Amici, quello di The Voice, e chi più ne ha più ne metta, indica un vuoto generazionale piuttosto ingombrante (sì, è una figura retorica, un vuoto può essere ingombrante, un rumore sordo, etc etc). Perché se raccogli a strascico, o peggio lanciando bombe a mano in mare, poi può capitare che ci sia poco da tirare su, specie se chi è sopravvissuto a quella razzia neanche sei in grado di riconoscerlo. Lo so, ci ripetiamo, ma tant’è.
La storia di Anna Castiglia l’anno scorso, pensavamo sarebbe stata paradigma di come muoversi quest’anno. Ricorderete, scartata da Morgan in quanto troppo brava, pensa te, ti lascio perché ti amo troppo, sempre che si possa usare la parola amore visto il caso specifico, poi ripescata per plebiscito visto il boom fatto in contumacia sui social proprio durante i giorni delle audition, è stata nuovamente scartata dal popolo sovrano, quest’anno nominato “senato” dal giudice che ci appare indubbiamente più stucchevole, Achille Lauro, il tutto a vantaggio dei due giovinetti che facevano rock’n’roll, giustamente tornati a suonare nell’albergo che gli aveva prestato il nome. Lei, invece, Anna Castiglia, ha fatto a suo modo il botto, per quanto sia possibile a una cantautrice in Italia oggi. Ha iniziato a suonare in giro, ha aperto per Max Gazzè, ha tirato fuori canzoni intelligenti e belle. Ha vinto Musicultura e proprio ora, a mo di pernacchia, ha tirato fuori il suo album d’esordio, Mi piace. Salutate a casa. Doveva essere una sorta di monito: occhio a non fare ancora cazzate, inseguendo il caso umano, la faccia che buca in assenza di sostanza, una coolness che funziona forse giusto in tv, insomma, il nulla. Invece, citazione, ci son cascati di nuovo. Anzi, ci è cascato di nuovo proprio lui, Achille Lauro, che forte di una pochezza artistica piuttosto evidente, ascoltare il nuovo singolo di cui, per pudore, evito di fare il nome, dice tutto, è andato a prendersi alcuni dei talenti più chiari, e li ha fatti a pezzi. Questo a fronte di quelli fatti a pezzi proprio dal programma stesso. Esattamente una settimana fa, infatti, le storie della cantautrice Papiro, pur nella loro eleganza, hanno detto tutto. Passata alle audizioni con quattro sì, ripeto, quattro sì, e con bacio accademico, non solo non è stata chiamata allo step successivo, ma non è stata fatta vedere neanche nelle tre puntate alle audizioni dedicate. Giusto un primo piano, ha un viso particolare, i capelli rosso fuoco, insomma, farla vedere lì che si prepara andava bene. Alla faccia dei talenti, e del percorso e via discorrendo. X Factor è un programma tv, ci sta che si punti su altro, ma non lo si faccia indossando i panni di chi ci tiene ai giovani talenti e alla musica, almeno. Sorte del resto capitata in fase di audizioni anche a Jungle Julia, torno a dirlo, fatta ascoltare dodici secondi, lei tre sì, un no proprio da Achille Lauro, che poi se l’è presa in squadra. Immagino che in fase di montaggio, per colpa dell’altro grande talento in cui sono involontariamente incappati, Giulia Mei, che con la sua Bandiera sta spopolando in streaming e soprattutto sui social, abbiano preferito tagliare il più possibile il resto, tanto per non far vedere le cantonate prese. Non puoi indicare un talento, evidenziarlo, e poi lasciarlo a casa, questo si saranno detti, spero almeno mangiandosi le mani.
Di altri talenti, onestamente, ne abbiamo visti pochi stasera. Perché chi si dimostra bravo, spesso ipersensibile, tagliente, risulta anche piuttosto fragile, e chi è invece dotato di personalità, Sarafine l’anno scorso a sua volta doveva essere presa come paradigma, ha poco a che fare con un format che è televisivo, quindi votato all’effimero. Detto questo, visto che X Factor è televisione, parliamo di televisione. Le puntate registrate funzionano, e dopo tre audizioni, almeno una di troppo, un cambio di registro e di location, seppur in economia, anche quest’anno, ci stava. Il ritmo resta buono, e grazie al cazzo, è tutto registrato, e i giudici si dimostrano azzeccati e affiatati, anche ora che se le potrebbe cominciare a dare di santa ragione. Paola Iezzi è brava, bella e di talento, e sembra se ne fosse scordata giusto la discografia, buongiorno. Jake la Furia è simpatico, e questo invece non lo sapevo (sono Michele, Lucia lo sapeva), la vera scoperta di quest’anno. Manuel Agnelli può lì in mezzo fare il duro e puro, anche se fa ridere solo l’idea. Ma ci sta. Achille Lauro è appunto il cialtrone, anche simpatico, a tratti, che pensa che un doppiopetto cancelli l’assenza di tridimensionalità sottostante. Poi, è ovvio, come sempre in televisione, e più in generale quando si tratta di raccontare qualcosa, c’è qualcuno a monte che decide cosa e come, quindi a risaltare è il talento o presunto tale di chi si decide di mettere in luce, come dicevo prima a proposito di Papiro, che è brava e merita di essere ascoltata, a volte chi è brava e come tale era stata riconosciuta neanche la vediamo proprio, o tempora o mores. Il focus è sempre e soltanto sulla simpatia di chi è il cuore del programma, giudici e Giorgia (che in realtà ancora sta facendo ovviamente poco, stasera pochissimo, ma è comunque un poco luminosissimo), il resto è orpello. Passando alla puntata, ecco, le squadre che poi arriveranno ai live si cominciano a delineare, con i vari nominativi, quelli che la produzione ha deciso di far andare avanti, Papiro docet, assegnati ai vari giudici, anche imcomprensibilmente e di qui sono partite le selezioni, stavolta protagonisti due quarti dei giudici stessi. Protagonisti delle due puntate dedicate ai Bootcamp di Jake la Furia e Achille Lauro. So che risulto monotematico, sono ancora Michele, adesso, ma tant’è: tra quanti visti fin qui, cioè tutti quelli che si vedranno anche dopo, due sono i nomi che chiunque abbia un po’ di sale in zucca non si sarebbe lasciato sfuggire, artiste vere, con un progetto proprio ben definito, canzoni già pronte, volendo passare di cose effimere anche look vincente: Giulia Mei, quella di Bandiera, brano schizzato in vetta alla classifica Viral di Spotify, con quasi mezzo milione di streams e oltre centoventimila ascoltatori mensili, numeri assai più alti di prima del suo passaggio di lì, stasera con una grande versione di Hey You dei Pink Floyd rogerwatersiani, Paola, mi spiace ma non sono affatto d’accordo con te, stavolta, le cover sono cover e una può decidere di leggere una canzone allontanandosi dalle intenzioni dell’originale, pensa a cosa ha fatto Johnny Cash con Rick Rubin, ma anche a Goldrkae di Caraturo, per dire, e Jungle Julia, che invece non ha usufruito di nessun beneficio, fin qui, visto quel che dicevamo prima, il suo passaggio alle audition, nonostante quanto si è visto ieri, è stato totalmente tagliato, qualche secondo e via. Ieri si è vista una versione di Rid of me di PJ Harvey da mandare a casa tutti, salvo poi essere scartata all’ultima poltrona da Achille Lauro, amen. Del resto, mettere entrambe in squadra con Achille Lauro, che aveva detto No a Jungle Julia e non si era poi chissà quanto esaltato per Giulia Mei, salvo poi essersi preso la prima dalla squadra di Jake “per chiarirsi qualcosa”, Jake nei panni del boia, una mossa senza senso, e la seconda tanto con Paola, idem. Pura follia, che le ha castrate. Due come loro non potevano avere futuro in un programma come X Factor, e così è andata. Perché Achille Lauro di musica non capisce una fava, ha di fronte una vera artista e parla di “trovare una propria identità” e della Roccia dei Fantastici 4, Dio mio, i fondamentali, Cosa, non Roccia. Straparla di sciocchezze filosofiche credendosi non ho ben capito chi, prossimo candidato a diventare lo Stocazzetto di questa edizione, sciocchezze che capisce solo lui e finisce, salvo poi mettere su una squadra totalmente maschile, alla faccia dell’abbattimento delle categorie di genere, e perché il programma è altro quello che cerca, basta guardare a chi è finito nelle due squadre fin qui passate agli Home Visit. Squadre che puntano dritte dritte alla scorciatoia dei personaggetti, questo sono, altrimenti gente come i Patagarri, bravissimi, intendiamoci, ma totalmente avulsi all’idea di quel che X Factor è sempre stato e evidentemente non può che continuare a essere, altrimenti gente come i Patagarri stava in strada a suonare, non dentro la mia televisione. Scorciatoie, personaggetti, scorciatoie, altro che il rischio e il fuori dagli schemi, pura omologazione. Scorciatoie. Come temiamo accadrà un po’ anche agli altri due giudici, settimana prossima, perché quello passa il convento. Robetta che magari funzionerà pure televisivamente, ma non lascerà traccia nel mondo della musica, a differenza appunto di Giulia Mei e di Jungle Julia. Che poi la produzione decida di chiamare artiste già con un loro percorso e trattarle così male è un mistero su cui un giorno spero qualcuno indaghi. Perché sia chiaro, è la produzione che le chiama, non è che si propongono da sole. Il resto, beh, è una lunga carrellata di niente, ben raccontato, ma comunque niente. Capiamo che la televisione ha le sue regole, e capisco che neanche Manuel pensa realmente che X Factor sia il solo posto dove si può parlare di musica oggi in tv, ma tanto cinismo, sinceramente, ci lascia perplessi, parliamo della produzione. Tirare in ballo strategie, temiamo, sarebbe del tutto ottimistico. Lo show, che dire?, ci ripetiamo, quello funziona alla grande, basta solo non confondere le cose e lasciare da parte discorsi seri sulla musica, quella gira altrove. Chiudo io, Michele, da solo. Voi ascoltatevi Giulia Mei e Jungle Julia, però, io, nell’incertezza, mentre andava in onda il programma ero all’Auditorium Cerri di Milano, a sentirmi Patrizia Laquidara, portata lì da Musicamorfosi. In pratica, fossi uno che ha bisogno di qualcuna che con la propria voce gli dimostri l’esistenza di Dio, oggi sarei tornato a casa con quella prova provata che la scienza rincorre da che l’uomo è uomo. Dio esiste e ama Patrizia Laquidara, come non capirlo? Certo, andare a dormire con ancora la sua voce in testa e svegliarsi presto per recuperare la puntata e sentire la voce di Achille Lauro è un po’ una tortura dantesca, forse anche un filo più violenta, ma tant’è.