Il pellegrinaggio per la Treccani: “Una delle forme devozioni più care ai gruppi umani”. Scorpion Bay è questo per un surfista. Come Nazarè, prima di Nazarè. Più lontano nel tempo, nel modo di vivere lo sport, la vita con la tavola. Era il 1987 quando Mike Fisher e Rod Bradford lanciarono il brand Scorpion Bay ispirandosi a quel piccolo angolo di spiaggia nel villaggio di San Juanico, nella Baja California in Messico. Perché questo è Scorpion Bay, un puntino sulla mappa in cui la gente andava a cercare l’onda lunga. Le foto erano ancora diapositive per chi ci stava attento, rullini da 36 per tutti gli altri. Onde morbide, poca gente, solo tanta strada da fare per raggiungere lo spot con un mezzo pagato in contanti. Niente TripAdvisor. Zero AirBnB. Valutazioni su Google non pervenute. Ma nemmeno Maps, Waze, WhatsApp, Instagram, Uber. Scorpion Bay negli anni Novanta lo dovevi andare a cercare, chiedere indicazioni ai campesinos a bordo strada. Il mondo è cambiato ma certe cose, se ti piace il surf, dovresti saperle. Back to the Bay è uno dei quattro mood con cui Scorpion Bay racconta la propria collezione Spring Summer 2024, è il tributo all’essenza di un marchio che ha segnato anche la storia di chi è cresciuto in Italia, tra la terra e il mare. Ti invita a tornare lì, agli anni Novanta ma anche a Scorpion Bay, dove è cominciato tutto.
Back to the Bay è l’heritage del brand. Parla di stelle ed esoterismo, ma anche dell’agave blu su cui si trova il gusano e cui produce il Mezcal. Degli animali, della “Salsa Escorpion”, della Comida de Dios. È allegra, la Back to the Bay. Ed è evocativa di tutte le sere d’estate che uno si merita di vivere quando ha capito quanto lontano può portarti una tavola da surf. Dove “Ritual” racconta il surf rock portato al mondo da Quentin Tarantino con t-shirt reversibili, stampe all’over e vintage e Army of Surf racconta la Californication di Scorpion Bay, questa storia è tutta dedicata all’inizio del marchio, alla motivazione profonda che c’è dietro a un successo universale perché capito da tutti.
Sono passati quasi quarant’anni da quando Mike e Rod decisero di omaggiare quella lingua di spiaggia con la loro idea migliore. Scorpion Bay continua ad essere una spiaggia magica, piena di significato, poco battuta dal turismo di massa perché difficile da raggiungere e non sempre perfetta per il surf. È una baia poetica, antica. Un ritrovo, una storia di cui sorridere nel nulla del deserto messicano e davanti all’oceano, tra le casette dei pescatori. Scorpion Bay ti porta lì, in quel paradiso del surf scoperto da due ragazzi con un furgone e le tavole giuste legate sul tetto.