I corrieri di solito consegnano tutto nei tempi promessi, e badate, in caso contrario la colpa non è sempre dell’azienda che spedisce. I pacchi arrivano ben confezionati e non ammaccati. Poi, al di là della nostra esperienza - vedi le tante recensioni su Trustpilot - i prodotti, una volta unboxed, per dirla con il linguaggio feticistico degli YouTuber che propongono “spacchettamenti” vari come se non ci fosse un domani, si rivelano quello che effettivamente promettevano di essere: ciò che l’acquirente ha messo nel carrello e pagato. Né più, né meno. Shein, colosso cinese in piedi dal 2008 – ma il suo boom è ben più recente, risale alla stagione 2019-20 – offre una buona esperienza di acquisto online. E si presenta come un avamposto “conveniente” per chiunque desideri “vestire bene” e comodo senza scucire un intero stipendio. Ora, il punto di Shein sta, probabilmente, in quel “vestire bene”. Bisogna intendersi: Shein punta soprattutto sul fattore estetico. Propone abbigliamento alla moda, ispirato al design che tira. Propone vestiti comodi, facilmente indossabili. Si garantisce un certo livello di attrattività attraverso l’imitazione. In soldoni: è una “cinesata”, ma onesta.
Perché Shein non spaccia per alta moda ciò che alta moda non è. La descrizione dei tessuti è accurata, e chiunque mastichi di moda – street fashion, fast fashion, urban fashion, basta che non sia “alta” moda – sa che in quelle descrizioni, dove la parola “poliestere” figura abbastanza spesso, c’è una forma di limpida onestà che non ammette sconcerto. Ossia, il 90% (sono stime legate al livello di soddisfazione generale) di chi ordina su Shein è perfettamente consapevole di ciò che va a comprare. Nulla di elaborato, nulla che possa – con assoluta certezza – durare o resistere per più di due stagioni consecutive. Sono abiti fatti con poco, ma ben concepiti. E, ovviamente, non hanno prezzi degni di via Montenapoleone.
Tutto logico, tutto consequenziale, tanto che chi s’inca**a con Shein non è chi pensava di aver ordinato una Lamborghini ma gli è arrivata una Aygo, bensì chi ha scelto – ripetiamo, consapevolmente – una Aygo, ma qualcosa, magari, è andato storto in fase di consegna (essendo migliaia i pacchi “mossi” da Shein, è chiaro che qualcosa possa andare storto ogni tanto). Facile essere rimborsati, però, e questo è un altro plus in un contesto e-commerce in cui, chiaramente, il modello è sempre il servizio clienti (soprattutto per quanto concerne resi e rimborsi) di Amazon.
Se quindi è ovvio che Chiara Ferragni non sarà mai la migliore cliente del moloch orientale, è altresì ovvio che l’idea di commercio di Shein, in questo momento storico, non può che risultare vincente. Su TikTok o simili l’eterno luccicare dei brand affama il popolo (ehm, scusate l’espressione un po’ sovietica) che, non volendo aprire mutui per assicurarsi outifit “da urlooooo”, preferisce puntare su Shein. Magari avventurandosi anche nella sezione cosmetici (che pare dia copiose soddisfazioni) o in quella dove noi abbiamo affondato il colpo: “Casa e cucina”. Abbiamo acquistato di tutto, dalla saccapoche ai copritavolo, passando per decorazioni varie e scatole di stoccaggio. Tutto ok, e a prezzi imbattibili. Per finire, un’osservazione inutilmente trumpiano-berlusconiana: c’è anche una sezione “bambini” sulla piattaforma cinese, ma non prevede che si possano ordinare giovani esseri umani eventualmente connestibili. Si tratta di moda bimbo.