Chi ha mai detto che Valentino Rossi fosse solo un pilota? Certo, sulla pista faceva cose che noi umani possiamo solo sognare con una PlayStation accesa e il ventilatore puntato in faccia, ma fuori dalla carena era un’icona di stile, il benchmark italiano della moda Y2K, da riportare alla nostra mente con la giusta venerazione. Oggi lo ricordiamo per le sue vittorie eclatanti e per la sua attitude da pilota unica e irriverente, ma c’era un tempo in cui il Dottore era anche un trendsetter, un maestro nell'arte di indossare capi che pochissimo altri avrebbero avuto il coraggio di mettere, facendoli sembrare ultracool. E non parliamo solo di semplici abbinamenti, ma di un vero e proprio modo di vivere la moda, dentro e fuori la pista, attraverso il suo stile pop, giovanile e a tratti sfrontato.


Le sue Nike Air Max 95, collezionate con passione, erano un po’ come i caschi variopinti che sfoggiava in pista: non solo oggetti funzionali, ma veri e propri statement di stile. Quel modello, con la sua suola bullettata e le linee che sembravano chiudere il gap tra il 2000 e il futuro, calzava a pennello per lui, che le sfoggiava come se fosse il re delle sneakers - e per i suoi fan lo era davvero. La colorway delle sue preferite, ovviamente, era la “Neon Yellow”, che Valentino indossava spesso quando non era in tuta da moto, magari per una passeggiata nel paddock o una foto con i fan. E sebbene potessero sembrare un modello tra tanti, chiunque l’abbia visto con quelle scarpe sapeva che non si trattava di una scelta banale. Erano il suo modo di dire che sì, era un campione, ma anche un ragazzo come tutti gli altri, con una passione sfrenata per le sneakers e un’inconfondibile verve street. Ancora oggi, a 46 anni, Valentino si conferma uno sneakerhead che non rinuncia mai al footwear informale, da abbinare anche ai completi più eleganti. È rimasto il suo segno distintivo e, oltre alle Air Max 95, il suo guardaroba ha svelato negli anni modelli ricercati di Air Jordan 1 Retro High, Vans, Converse e Air Max 90.

Per non parlare del suo amore per i bucket hat, un altro must-have dell’epoca, amato e sfoggiato da celebrità mondiali e all’avanguardia come Eminem, Justin Timberlake e Liam Gallagher. Valentino non è mai stato uno da cappelli banali. Mentre molti si limitavano a un cappellino da baseball o un trucker hat, lui optava per l’eclettico cappello da pescatore, emblema di uno stile casual ma ricercato, ritornato in auge da qualche anno nel nome del brit-pop e della 00’s nostalgia. Ma il bello veniva quando se lo toglieva, sfoggiando con fierezza hairstyle sempre diversi: dalla chioma bicolore al buzzcut rosa pastello o verde acido, fino all’iconico bob spettinato che incorniciava il suo viso da bravo ragazzo. Ogni volta che Valentino sfilava dalla testa un cappello - o un casco - scattava il boato di sorpresa. Che il trend sia servito. E ovviamente, i caschi decorati erano un’altra sua firma, tele su cui, invece dei pennelli, usava il suo spirito da artista del motore. Giallo, blu, verde, colori simbolici di un’energia che sembrava attraversarlo e non abbandonarlo mai. Dalla pastasciutta a Ciuchino di Shrek, fino alle emoji (prima ancora che le emoji esistessero davvero), ogni casco raccontava una storia diversa, un aneddoto, una punchline, un momento della sua carriera.

E gli accessori non si fermavano all’headwear. Al polso del campione di Tavullia non poteva mancare un orologio G-Shock, ultra resistente e dal design robusto - in perfetta sintonia con l’attitude di Valentino, come se fosse un’estensione della sua personalità. Un item da tenere d’occhio ancora oggi, con il ritorno della nostalgia lo-fi e di tutti quegli accessori che ci raccontano di un’epoca rudimentale ma affascinante, fatta di telefoni a conchiglia e cuffiette cablate. E poi ancora, gli occhiali da sole rétro-futuristi della Oakley, le giacche a vento baggy, le felpe in triacetato con la zip e le t-shirt oversize con le stampe più disparate, dai Looney Tunes all’iconico 46. E infine, due anni fa, i suoi primi front row - e non parliamo della prima fila sul circuito, ma di quella di fronte alle passerelle più acclamate della fashion week milanese. Da Versace, battesimo del fuoco, a The Attico, Valentino ha portato la sua idea di stile nella kermesse di moda più seguita al mondo, matchando gli outfit con la sua dolce metà, Francesca Maria Novello. La sua è un’antologia di stile che l’ha portato ad esplorare la moda con un twist differente, fuori dagli schemi, eternamente giovanile.

Quando pensiamo a tutto questo, non possiamo non ricordare il suo approccio alla moda come un gioco, un’inclinazione naturale in un mix tra praticità e disinvoltura. Valentino Rossi non si è mai preso mai troppo sul serio: se qualcuno gli avesse detto che sarebbe diventato un'icona di stile anni dopo, avrebbe probabilmente riso e fatto una battuta per sdrammatizzare. Ma la verità è che oggi non si può fare a meno di notare quanto il suo stile abbia influenzato lo streetwear italiano, quello di ieri e quello di oggi. A volte siamo così presi dal voler celebrare le fashion icon più patinate che dimentichiamo quanto sia stato importante quel ragazzo con il numero 46 sulle spalle, nel farci vedere un altro modo di vivere la moda. Con leggerezza. Con ironia. E, soprattutto, con l’indiscutibile bellezza di chi è sempre stato, prima di tutto, sé stesso.

