Domenica mattina mi sono svegliato alle 11, non mi succedeva da anni. Di solito alle 8 al massimo sono in piedi. Sarei dovuto andare a votare, me lo ero proposto la sera prima, ma c’era il compleanno di mia nonna e volevo sbrigare le faccende di casa prima di uscire.
Durante il pranzo di compleanno si è parlato delle elezioni. I soliti discorsi: mi raccomando non votare la Lega, dallo al PD. Fai così, fai cosà.
Non ho ascoltato nessuno.
Mentre mangiavo mi sono reso conto che non ho idea di chi siano i candidati delle regionali in Toscana. Conosco solo la Ceccardi, sindaca leghista che va per la maggiore. Si è fatta sentire in questi anni con dichiarazioni tonanti e almeno so attribuirle un volto. Il candidato della sinistra, Eugenio Ciani, non ho idea di chi sia né di cosa proponga. Nemmeno la Ceccardi so cosa propone. So solo che la odiano tutti e che ne parlano come se fosse il male supremo.
Ero in Veneto fino a qualche giorno fa e anche il paesino più sperduto era tappezzato con la faccia di Zaia. Qui dalle mie parti: niente. Pochissimi manifesti elettorali. Ripeto, solo la Lega ha fatto una campagna in cui il candidato ha una storia e un volto.
Vedi anche
Il più Razzi d’Italia! L’ex senatore (star di Tik Tok) su Corea, America, referendum e Covid
Arrivo al seggio elettorale e scopro che c’è Lenny Bottai candidato per il Partito Comunista. È un doppio shock. Non solo esiste ancora il PC, ma candida Lenny Bottai, un ex ultras e pugile livornese, famoso per le sue posizioni da centro sociale okkupato. Fantascienza pura. Deve essere un tentativo disperato dei partiti di estrema sinistra ormai estinti, di puntare tutto su un volto molto amato dai nostalgici della Toscana Rossa. A me sembra più un’operazione da Forza Italia, il partito che ha sdoganato gente della tv e mezze celebrità, cacciandole in parlamento. Una mossa disperata.
Arrivo al seggio sapendo solo che avrei votato NO al Referendum. Non ho idea di cosa fare per le regionali.
Non mi piace questo processo casuale, questa ricetta grillina: servono meno parlamentari. Così, a caso. Ma perchè? Perché metà e non due terzi? Perché colpevolizzare i vitalizi e gli stipendi? I politici dovrebbero guadagnare le cifre che guadagnano. Il problema è chi sono i politici. Come ci sono arrivati. A Lenny Bottai non darei una lira, ad esempio.
Al seggio una coppia in ciabatte e pigiama di fronte a me, cerca di farsi un’idea del proprio candidato. Si chiedono come si chiami, perché non se lo ricordano. Era di Italia Viva? Era del PD? Era di Europa Verde Progressista Civica o di Sinistra Civica Ecologista?
Boh, non lo sanno. Parlano in dialetto stretto e hanno furia di tornare a casa dai bambini.
Quando arriva il mio turno entro in cabina elettorale con una scheda azzurra e una scheda verde. Quella verde è per il referendum. Ci sono un grosso SI e un grosso NO. Sopra alle due caselle un quesito incomprensibile: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari", approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?». Potevano anche scriverlo in arabo già che c’erano. Ho passato il pranzo a spiegare a mia nonna (92 anni) in cosa consistesse il quesito e mi chiedo sempre come mai non semplificano questo tipo di testi.
Voto no.
Passo al voto per le regionali. Non conosco nessuno tranne Bottai e la Ceccardi che ho deciso di non votare (e quest’ultima non perché sia leghista, visto che non ho alcun pregiudizio verso i leghisti, ma perché quando parla mi pare dica cose senza senso).
Per un attimo mi chiedo: ma perché sono in questa farsa?
Chi è questa gente? Veramente qualcuno crede che mettendo una croce sulla scheda oggi, domattina cambierà qualcosa? La classe politica italiana non ha mai mascherato niente, si tratta di una lobby di interessi privati, che usa il voto popolare per legittimarsi a intraprendere azioni personali e arricchimenti che scopriremo solo con le prossime inchieste giudiziarie. Non riesco a parlare di politica con nessuno perché è come parlare di un reality, di un programma tv. Quello che dice un politico in tv o su Facebook è pura propaganda. La politica è un’altra cosa, qualcosa che noi non vediamo. Sono decreti legge, patti internazionali, accordi commerciali, emendamenti, coalizioni, appalti, intese. Niente che c’entra con la mia categoria: precariato, equità sociale, reddito, diritti, lavoro, sanità, istruzione.
Per un attimo penso di disegnare un ca**o sulla scheda, ma non ho più 18 anni. Ne ho 38 e la lascio bianca. Poi la ripiego ed esco.
Non mi sono sentito in colpa nemmeno per un attimo di questa scelta. Sono 20 anni che voto e ogni volta il partito che ho votato non ha fatto niente di ciò che aveva promesso. Per me questi sono degli estranei, persone con cui non prenderei il caffè. Ci hanno colpevolizzato sin da bambini spiegandoci che il voto è fondamentale, che è un diritto, che guai a non votare. Beh, i tempi sono maturi e me ne sbatto se mi date del populista o del qualunquista, questa è solo una farsa.